Capitolo 6: In balia

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Il mal di testa di quella mattina era nulla in confronto a quello che si trovava ad avere in quel momento. Si svegliò a fatica da un sonno che gli sembrò durasse da secoli e aprendo lentamente gli occhi si accorse d' avere paura di quello che sarebbe andato a vedere una volta schiusi. Aveva più di un sentore, che in quella situazione si celassero quei due maledetti che gli avevano fatto visita in negozio nei giorni addietro, ma non ne poteva essere certo. "Come non potevi esserne certo? Chi sennò ti avrebbe fatto tutto questo?! chi!!?" Ora aveva aperto completamente gli occhi si guardò intorno e appena riuscì a rendersi conto di dove si trovasse per la prima volta in vita sua preferì la morte. Avete capito bene, avrebbe preferito morire piuttosto che ritrovarsi in quella situazione. Aveva un fazzoletto in bocca che non gli permetteva nessun suono e grazie al quale faticava anche a respirare. Le mani e i piedi legati ad una sedia. Il tutto rispettava alla perfezione le regole del perfetto rapimento, tanto che. si disse, se avesse potuto si sarebbe congratulato con i suoi rapinatori per la perfetta ricostruzione. Non riuscì nemmeno a formulare il successivo ridicolo pensiero, che il più basso del duo che ormai lo perseguitava da giorni gli si parò davanti, mentre "l' alto" quasi per non far sentire la sua assenza aprì subito la porta del capannone ed entrò. Il basso non attese che l' altro giunse fino a loro, si avvicinò al povero uomo legato e quasi sussurrando avvicinando le sue labbra al suo orecchio disse una frase diretta quanto letale: " Se ieri ci stavi per rompere le palle, oggi stai proprio esagerando. Ogni giorno che passa peggiori la tua situazione. Ora, o ti convinci a fare quello che ti diciamo noi, oppure ad ogni "no" che dirai avrai una parte del tuo corpo che andrà "lontano da te", facciamo così?" Provò ad urlare, finché la gola non gli fece male, ma dalla sua bocca usci poco meno di un lamento. Il suo aguzzino gli sfilò momentaneamente di bocca il fazzoletto. Così da sentire cosa avesse da dirgli. Approfittando della situazione l' uomo tentò in tutti i modi di fargli capire che aveva poco lavoro negli ultimi tempi, la crisi era più viva che mai ed era già difficile arrivare a fine mese, se avesse dovuto pagare anche loro avrebbe dovuto far morire di fame lui e soprattutto la sua famiglia.

Li pregò di lasciarlo stare. E disse che gli avrebbe fatto pagare tutto quello che gli stavano facendo vivere. TUTTO. L' alto, che ormai era arrivato da un pezzo da loro e quindi aveva potuto sentire il tutto, non era affatto convinto di quelle parole. E pensando di averne sentite già abbastanza con un gesto brusco riprese tra le mani la stoffa del fazzoletto e gliela rimise nella cavità orale. Sicuramente non ci avrebbe creduto neanche se fossero state le parole più convincenti del mondo e per sottolineare il suo dissenso disse semplicemente una frase prima di riuscire dal capannone: "Allora ti portiamo in gita, contento?". Il nostro uomo dopo aver udito queste ultime parole, provò a gridare, ma come la volta prima ne uscì solo un lamento che nonostante il fazzoletto gli tappasse la bocca quello che disse si capì lo stesso, e per un attimo volle con tutto se stesso che non si fosse capito nulla. Perché quello che pronunciò fu "no". Le due lettere pronunciate dal falegname scatenarono nel basso una scintilla negli occhi, come quando un bambino la mattina di natale scopre che sotto l' albero ci sono decine di regali tutti per lui, e il suo unico pensiero è rivolto su quale scartare per primo. "Scusa! Scusa! Non intendevo dire quello! Scusa!!" Peccato che le parole uscirono distorte dal velluto che gli andava a riempire la bocca. "Smettila di blaterare, non capisco nulla di quello che dici, ma quel " no" purtroppo per te l ho capito molto bene" si mise a ridere, una risata vigorosa, inquietante che rimbombò per tutto il capannone rendendo il tutto molto tetro. Ma il peggio, sarebbe dovuto ancora arrivare, perché quell' uomo non voleva concluderla affatto lì. Tirò fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni un coltello, alla vista di quell'oggetto il falegname capì le intenzioni del suo aguzzino ed iniziò a contorcersi, dimenarsi e divincolarsi così forte che per poco non fece ribaltare la sedia, ma il tutto era solo ed unicamente uno sforzo inutile. Anche le grida, che continuava a compiere, erano assolutamente come se non ci fossero, ma l' istinto naturale non faceva altro che portarlo ad urlare. Il tutto, veniva attutito dal fazzoletto non curante. Si sentì toccare la mano sinistra, l aveva legata dietro la schiena, altre mani gliela toccavano ( quelle di quel mostro!) e finché non sentì il freddo del metallo accarezzargli il palmo provò a restar calmo. Quel bastardo si stava davvero divertendo. Dopo che passò numerose volte il gelo della lama sulla sua mano, di colpo, con una velocità disarmante, gli tagliò di netto due dita. Le grida, fortissime si scontrarono con il velluto, e per poco quasi non vinsero lo scontro. Il sangue copiosamente sgorgò dalla sua mano e il dolore lacerante lo fece contorcere e ruotare completamente su se stesso. Gli aveva amputato due dita! Con quelle mani ci doveva lavorare!! Ma cosa vogliate che gliene freghi a gente di quel calibro delle sue mani e tanto meno del suo lavoro. Volevano i suoi soldi, solo quelli, e del modo con il quale li avesse guadagnati non sarebbe mai stato un loro problema. L' importante è che li avrebbero avuti. "Ammetto che avrei voluto tagliarti una mano, ma non l' ho fatto, dovresti ringraziarmi. Ho pensato che senza una mano ti sarebbe stato difficile lavorare e noi quando avremmo avuto i nostri soldi?" Detto questo si mise a ridere, una risata colma di cattiveria e malignità che impregnò ancor di più quel luogo di Male. Nel frattempo la situazione venne scossa dall' alto dei due che proprio in quel momento stava entrando dalla porta, si avvicinò al compare e gli disse: " E' tutto pronto possiamo andare." E guardando l' uomo ( o quello che ne restava) sommerso dal dolore, per la perdita di quella parte di sé, disse: "Inizia la gita!" Scoppiò anche lui in una breve risata alla quale si unì prontamente il suo "collega", però accorgendosi della copiosa perdita di sangue che stava fuoriuscendo dalle dita ormai mozze del poveruomo il più alto prese uno straccio e con fare caritatevole gli avvolse la mano nel panno, creando alla bell'e meglio con delle garze (che recuperò rapidamente dal kit di pronto soccorso del furgone) e scotch una medicazione veloce, per limitare la perdita di sangue. "Non voglio che mi insudici il furgone, sai quanto ci tengo, è nuovo." Disse guardando il più basso. "Dobbiamo andare, comunque, ci siamo trastullati anche abbastanza". Il nostro amico, udì queste parole provenirgli dalle spalle, non riuscì a vedere cosa stessero facendo, finché non sentì avvicinare uno dei due ed un ultima frase, che gli venne detta proprio a pochi centimetri dal suo orecchio, fu l' ultima che riuscì ad udire prima che uno dei due, senza capir bene chi, gli somministrò con una siringa una sostanza che lo gettò di nuovo nel buio, e in quel buio tunnel si lasciò cullare. "Hai detto alla mamma che farai tardi stasera?".



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