"Ti sento"

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Due settimane dopo

Meg stava passeggiando per le vie di Los Angeles. Non le importava che tutti i passanti la guardassero straniti, non le importava nemmeno di quelli che la chiamavano per farle domande o per una semplice foto. Continuava dritta per la sua strada. Aveva intenzione di non tornare a casa fino all'ora di cena, aveva voglia di stare per conto suo, lontano da tutti.
Entró in un McDonald per comprare un panino e si mise in fila.
A un tratto si accorse di un uomo seduto da solo al tavolo affianco a lei. Era di spalle e mangiava silenziosamente il suo hot dog. A Meg si fermó il cuore: camicia rossa, pantaloni neri, capelli ricci raccolti in una codina e pelle candida.
"Michael...?" pensó.
Si staccó dalla fila e andó verso quell'uomo, poggiandogli una mano sulla spalla.
"Mi scusi..."
L'uomo si voltó. Aveva gli occhi celesti e acquosi e una folta barbetta, che nascondeva un grosso nasone sporgente.
"Si?" rispose lui. La sua voce era profonda e ruvida, ben lontana da quella di Michael.
"Oh... mi scusi... l'avevo scambiata per un'altra persona" disse Meg, con gli occhi lucidi.
"Non si preoccupi" sorrise lui.
Incapace di pronunciare anche solo un'altra parola, Meg uscì di corsa dal McDonald.
Non riusciva a credere quanto fosse stupida: non si rassegnava ancora all'evidenza, cercava Michael negli occhi di tutte le persone che incontrava, sperava di ritrovarlo in qualche modo.
Continuó a camminare per molto tempo, finché non arrivó dentro un meraviglioso parco. Era uno spazio stupendo per chiunque avesse voglia di estranearsi un po' dal mondo e immergersi nella verde della natura. Meg non chiedeva di meglio. A quell'ora non c'era quasi nessuno. Scelse un alto albero dal grosso tronco e si stese sotto i suoi rami, godendosi i caldi raggi di sole che filtravano tra le foglie.
Infiló la mano dentro la borsetta e ne estrasse un fogliettino ripiegato su se stesso. Era la lettera di Michael, che ancora non aveva avuto il coraggio di leggere. Ora si sentiva abbastanza forte. Prese il respiro e la aprì:

" Dolcissima Meg,
Ti guardo uscire dalla nostra camera da letto e sentire i tuoi passi che si allontanano da me mi lasciano un vuoto nel cuore. Averti distante anche solo per un'ora mi rende incredibilmente indifeso. Così, per far fronte alla nostalgia, ho preso carta e penna e ho deciso di scriverti una lettera, in modo che il mio amore per te resti scritto e non voli via insieme alle parole.
Il fatto é che sto morendo. Giusto qualche minuto fa ho cercato di parlartene, ma ho visto un lampo di orrore nei tuoi occhi e ho preferito non insistere: detesto vederli offuscati dai pensieri tristi, voglio che i tuoi occhi siano sempre colmi di gioia.
Mi sento debole, tanto. Ieri Blanket é venuto correndo verso di me tendendomi le mani e io non ho neppure trovato la forza di prendere in braccio quello scricciolo. Mi sento un peso per tutti, un ferro vecchio. Un uomo lo capisce quando é giunta la sua ora e io l'ho capito. Spero solo che Dio mi lasci il più tempo possibile qui sulla Terra perché neppure la perfezione del Paradiso potrebbe equiparare i momenti che trascorro al tuo fianco.
Ma quando succederá, ti prego, non piangermi. So che é banale da dire, se tu morissi io probabilmente ti raggiungerei pochi istanti più tardi. Ma ciò che ti chiedo é quello di capire che comunque vada, qualunque cosa accada, l'amore vince su tutto, anche sulla stessa morte. E allora guarderai il cielo e mi cercherai tra le nuvole: non importa se non riuscirai a vedermi, io ti vedró. Chiuderai gli occhi e mi sentirai ovunque: sarò il sole tra i tuoi capelli, il profumo dell'erba, il rumore del vento. Non ti sentirai più sola.
Non sono sicuro che ti consegneró mai questa lettera, forse la nasconderó in modo che tu la possa trovare solo dopo la mia morte.
Perdonami amore mio, perdonami per tutte le volte in cui sono stato la tua preoccupazione e le tue lacrime. Ancora mi chiedo come sia possibile che tra tutti gli uomini sulla terra tu abbia scelto proprio me, che non ho fatto altro che complicare la tua vita già afflitta da tutta la cattiveria che sei stata costretta a subire. Non perdere mai quella forza che mi ha fatto innamorare di te.
Ho fatto tutto ciò che era in mio potere per rendere questo mondo un luogo migliore, tramite le mie azioni e la mia musica. Ho cercato di regalare a tutti un briciolo di felicità. Perciò lascio questo mondo con la certezza di aver fatto il mio dovere. Ciò che mi rende incapace di andarmene serenamente, però, sono i miei figli. Sono ancora così piccoli, hanno bisogno di me, me ne rendo conto: non conoscono ancora il mondo, non sanno quanto possa essere crudele, io l'ho sperimentato sulla mia pelle. Meg, un giorno ti ho strappato la promessa che qualunque cosa fosse accaduta, ti saresti presa cura di loro, dei nostri figli. Parlagli di me, fa che non si dimentichino del loro papà quando sarò andato via. Blanket è il più fragile, aiutalo a formare la sua corazza. Paris é una piccola donna ormai, insegnale a essere una moglie e una madre perfetta come lo sei stata tu. Prince é un raggio di sole, mantieni viva tutta la luce e l'allegria che c'é in lui e spingilo a diventare un uomo buono e onesto. Non saró lì a vederli crescere e a festeggiare i loro successi, ma so che lo farai tu per me.
Prenditi cura di loro, a Kathy invece ci penso io: é rimasta sola per troppo tempo, sento che devo raggiungerla.
Ti amo mio dolcissimo angelo

Michael"

Meg ripiegò il foglio e lo poggió sul cuore. Due calde lacrime caddero sul suo vestito. Si coricó con la schiena poggiata sull'erba, baciata dal sole e cullata dal vento.
"Si, ti sento..." sussurró tra sé.

Con la mente ritornò al giorno del loro primo bacio. Si ricordò del primo attacco di Craig, quella sera nel ristorante. Pensò a quando avevano fatto l'amore la prima volta, a quando Tatiana si era intromessa nelle loro vite... ricordò tutti i momenti trascorsi abbracciata a lui, alle sere in cui l'aveva presa in braccio tra le lacrime, a tutte le volte in cui ridendo si erano presi in giro... pensó a Kathy, e al fatto che ora fosse con suo padre. Michael era stato sepolto vicino a lei, in un enorme mausoleo.
Niente avrebbe potuto portarle via quei momenti. Si sarebbero amati ancora, non era importante non averlo affianco fisicamente: lui la vedeva e lei poteva sentirlo benissimo.
Adesso piangeva,si, ma col sorriso.
Si alzò e si diresse verso la macchina, quasi correndo.
Arrivò a casa in meno di mezz'ora. Tutto taceva. Da quando Michael non c'era tutto sembrava spento.
"Paris..." Meg vide la bambina distesa a pancia in giù sul letto, con un orsetto stretto al petto.
"Ciao Meg...". Stava piangendo silenziosamente.
"Mamma. Sono la tua mamma Paris"
La bambina la guardò stranita, ma poi le saltò al collo.
"Mi manca tanto papá..."
"Manca anche a me piccolina, non sai quanto"
"Pensi che possa vederci da lassù?"
Meg la strinse ancora più forte. "Certo che lo penso. E non vorrebbe vederti cosí. Devi essere forte per i tuoi fratelli, é stata l'ultima cosa che ti ha detto, ricordi?"
Lei annuì, tirando su col naso.
"Lo sarò" disse.

***
2015. Sei anni dopo.

"A tavola!!!" Urlò Meg.
"Arrivo mamma!!" Una voce rispose dall'interno della casa.
Una lunga tavolata imbandita era stata preparata in giardino.
Era il compleanno di Paris e tutta la famiglia Jackson stava aspettando la festeggiata.
"Eccomi!". Paris era cresciuta in grazia e bellezza, era una solare 17enne.
"Tanti auguri tesoro!" La abbracciarono tutti a turno.
"Paaaris!! Tanti auguri!" Disse Blanket saltandole addosso.
"Auguri sorellona" aggiunse Prince, avvolgendola in un abbraccio.
"Grazie ragazzi, vi adoro!". Si era instaurato un rapporto indescrivibile tra i tre fratelli.
Meg si commosse nel vederli ridere e scherzare insieme. Tutti avevano preso una parte del padre: Paris era buona, generosa e altruista, Prince era scherzoso e allegro, Blanket era dolce e timido. Meg poteva riconoscere suo marito in ogni loro comportamento. In quegli anni si era data da fare per crescerli come lui voleva, e c'era riuscita nel migliore dei modi.
"Vorrei che potessi vedere quanto ti assomigliano" sospirò rivolta al cielo.
Il pranzo trascorse allegramente, tutta la casa era inondata di allegria, come lo era un tempo. Paris stava scartando i regali degli zii, finché Janet non le porse il suo.
Era una cornice argentata, con dentro una foto di Paris e Michael: lei, che al tempo aveva 4 anni, stava facendo il solletico a Michael, che rideva felice.
"Zia...grazie. E' splendida" disse Paris con gli occhi lucidi.
"Sapevo che ti sarebbe piaciuta tesoro, anche papá la adorava, la portava sempre dentro una cartellina e quando andava a lavoro la poggiava sulla scrivania per poterti avere sempre davanti agli occhi".
A Meg salì un nodo alla gola. Ricordava bene quella foto, l'aveva scattata lei. Prince se ne accorse e la abbracciò da dietro.
"Mamma..."
"Dimmi tesoro"
"Non essere triste"
Meg si alzó, dandogli un bacio. Si allontanò da quella tavolata felice, aveva voglia di fare due passi.
Erano passati sei anni da quel 25 giugno, e neppure per un giorno si era scordata di pensare a Michael.
Viveva ancora nel cuore di tutti.
Aprì il ciondolo che Michael le aveva regalato, non se ne era mai separata.

"Io e te siamo per sempre" quelle parole ancora scintillavano sulla superficie dorata.
Si, loro erano per sempre, la loro storia d'amore era scritta nelle stelle.

Immaginó di vedere il sorriso di Michael riflesso sullo schermo del cielo e sorrise di rimando.
"Dai mamma!! C'é la torta!!" Blanket la chiamava.
Erano felici, Michael aveva lasciato una scia di gioia anche nella morte. Tutto l'amore che aveva donato non era stato perso né sprecato, ma ancora sembrava rimbombare nell'intero universo.
Meg corse da suo figlio e lo prese in braccio ridendo felice.

Amor vincit omnia
(L'amore vince su tutto)

Fine.

*Angolo autrice*
Buongiorno moonwalkers... con questo capitolo, si conclude la mia storia (sto giá piangendo ahaha).
Spero che vi abbia tenuto compagnia in questi mesi e che vi siate affezionati almeno un po' ai suoi personaggi, io ce l'ho messa tutta!
Fatemi sapere se vi é piaciuta.
Un ringraziamento particolare a tutte quelle persone che mi hanno sempre sostenuto con i loro commenti: questa storia é dedicata a tutte voi e sono felice di avervi conosciuto grazie all'amore comune per questo grandissimo uomo.
Vi amo! E...alla prossima!

Afraid|| A Michael Jackson story.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora