Capitolo 1 - Mari

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L'autrice di questa storia è LiveLifeInTheRain; questa è solo la traduzione fatta da me, tamafune.

Mari è Susan Coffey

Tutti conoscono quel tipo di persone, quelle che odiano tutti nel nome della religione, che pensano che siano migliori di chiunque altro, quelli che continuano a parlarti delle loro credenze e che ti dicono che andrai all'inferno se non sarai come loro, non riuscivo a sopportare questo tipo di persone e i miei genitori facevano parte di loro.

Ho odiato ogni minuto della mia vita con loro, dal loro odio per chiunque era differente da loro alle loro estremità su come crescere un figlio ed è arrivato quel momento che quando è troppo è troppo ma per me quel momento è arrivato ancora prima di essere legalmente adulta. Feci la valigia e scappai quando avevo quindici anni cercando di allontanarmi il più possibile. Feci l'autostop e quella fu la prima volta che conobbi il mondo reale.

Finì nel Sud California dopo che un camionista aveva abusato di me; invece di mettermi a piangere feci finta che non aveva importanza, allontanai il disgusto e permisi al disgusto in me stessa di mangiarmi viva, ero ancora una bambina ma in quel momento non lo pensavo. Mi ritrovai con le persone sbagliate a vivere per la strada e finì per fare uso di droghe; inizialmente era solo erba che velocemente fu sostituita dalle pillole all'eroina, cocaina, PCP e ogni altra cosa che mi trovavo per le mani; ero diventata una dipendente già al mio sedicesimo compleanno.

Andai a letto con persone a caso e quando avevo bisogno di soldi li ottenevo dal sesso, sesso per soldi, sesso per droghe, sesso per sopravvivere. All'inizio mi sentivo sconcia ma poi un uomo mi diede un ago, una siringa e niente ebbe più importanza. Non volevo essere assolutamente come la mia famiglia e volevo essere esattamente l'opposto.

Ho sempre cercato di tenermi lontana dalle sbarre perchè so che poi si verrebbe a scoprire chi sono e verrei forzata a tornare a casa e non voglio sapere cosa farebbe mia madre per cercare di purificare il mio corpo per tutto quello che ho fatto.

Mi sono pentita di aver lasciato a casa il mio fratellino ma non volevo più restare lì.

Avevo sedici anni quando scoprì di essere incinta, odiavo il bambino che era dentro di me per avermi rovinato la vita e andai alla clinica per abortire quando mi ritrovai in lacrime senza essere in grado di porre fine alla vita che c'era dentro di me. Il mio gestore non era felice della mia nuova decisione.

Mi picchiò inconsciamente e mi lasciò in strada, quasi persi la mia bambina ma finalmente realizzai quello che avevo combinato a me stessa in quegli anni e come la mia vita fosse cambiata drasticamente. Ho impiegato un po' di tempo per capire che non importava chi fosse il padre, mia figlia è stata la cosa migliore che mi fosse mai successa. E' stato un inferno ma restai pulita e sobria per lei e promisi che non sarei più tornata in quella merda.

Nacque subito dopo che ebbi compiuto diciassette anni e non penso che riuscirei ad amare qualcuno più di lei, ero distrutta e sola con una bambina ma non importava. Ho fatto quello che dovevo quindi provvedei per noi e quando ebbi venti anni e tornai a casa dalla mia bambina di tre anni che era stata picchiata, capì che non potevo più stare per la strada.

Ero stata fortunata che un amico era stato assunto in un'agenzia che si occupava di prostituzione e mi portò con lui. I controlli erano pazzeschi, passai un mese senza sesso, feci degli esami tre volte e poi finalmente mi assunsero.

L'azienda era rigorosa con il loro sistema e molto esclusiva. I test per le malattie venivano fatte periodicamente.

Ero una giovane madre con una bambina di tre anni e volevo solo supportarla.

Avevo ventitré anni quando Lalexia venne da me e mi raccontò di un compito che le avevano assegnato, doveva chiedermi della sua famiglia e quella fu la prima volta che dovetti pensare a cosa un giorno le dovrò dire.

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