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Quando Annabelle Miller fu nell'aeroporto di Londra, al Gatewick Airport, fu accolta dalla stampa come Jaqueline Kennedy di ritorno dall'isola di Skorpios, tutti volevano sapere: le riviste femminili le chiedevano consigli di moda, le emittenti televisive pretendevano interviste esclusive nel prime time, inviti dai Country Club ed una lunga lista di stilisti pronti a disegnarle l'abito del Secondo Gran Gala della Beneficenza. Aveva finalmente raggiunto la vetta dell'Everest dell'Alta Società, ma aveva riposto ganci e picchetto, e scalare quel monte sociale non le era mai sembrato più facile e inutile. Non era superbia la sua, ma sincera comprensione dell'inutilità della cosa; tuttavia volle approfittare di quel momento, probabilmente i media non le sarebbero mai più stati così attaccati come in quel momento, così come la Londra-bene: se c'era una cosa che Annabelle Miller aveva capito di quell'ambiente che come ti crea, così ti distrugge e nel frattempo si trasforma. Annabelle Miller prese in braccio la piccola Kyoto, l'aveva portata da Sumatra perché voleva che il suo volto fosse il testimonial più o meno inconsapevole della sua nuova impresa umanitaria.

"Lei è Kyoto" disse Annabelle rivolgendosi a microfoni e telecamere della stampa inglese. Era giunto il momento che fossero i bambini i veri protagonisti della vicenda, e che gli aiuti di cui il Mondo Occidentale era capace, si concentrassero su di loro e il loro futuro.

Anche Reiko era giunta a Londra per accompagnare sua figlia. Non le avrebbe fatto male dimenticare per un po' quello che le era successo con una vacanza a Londra, Annabelle aveva insistito tanto e, dopo tutto quello che aveva fatto per loro, non voleva deluderla. La donna accettò senza indugio, benché non avesse ancora avuto notizie di suo marito, dopo aver ritrovato Kyoto, nulla le sembrava impossibile e confidava di cercarlo non appena fosse ritornata a Sumatra. Voleva che sua figlia ricordasse il meno possibile dell'accaduto, che non vi fossero ombre o momenti bui nella sua infanzia e sebbene Reiko fosse consapevole che non poteva proteggerla da tutti i mali del mondo, voleva almeno che quel brutto ricordo fosse legato ad uno particolarmente bello, come essere stata nella capitale inglese. Era così felice in braccio ad Annabelle davanti a tutti quei microfoni: tutti erano cortesi e gentili con lei, forse col tempo avrebbe ricordato quella brutta avventura come un gioco durato un po' troppo. In fondo Reiko non aveva subito alcun maltrattamento o violenza, e benché apparisse magra era in ottima salute.

"Il Secondo Gran Galà della Beneficenza sarà celebrato il 26 Gennaio 2005, un memorial day, che a distanza di un mese esatto dall'accaduto segnerà il punto della situazione: i piccoli traguardi tagliati, ma ci mostrerà ancora la lunga strada da percorrere" diceva Annabelle Miller alla stampa.

Kyoto sarebbe apparsa sui manifesti, volantini, brochure, il suo volto sarebbe stato il simbolo della rinascita di Sumatra, ed il suo sorriso avrebbe portato gioia e conforto alle sue genti, che attendevano il riscatto.

I suoi teneri occhi a mandorla erano provati dai flash, ma non era stanca, quell'esperienza nuova sembrava un gioco, si sentiva come la principessa delle favole che le raccontava sua madre circondata dai suoi fedeli sudditi e accecata dalla luce delle macchine fotografiche avrebbe dimenticato in fretta il buio della sua prigionia.

Annabelle Miller si allontanò dai microfoni che lacircondavano "Per il momento è tutto. Grazie e a presto" disse, congedandosidalla folla che ancora la reclamava a gran voce, ma un altro eventol'attendeva.p


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