Capitolo 3

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SPOILER HUNGER GAMES IL CANTO DELLA RIVOLTA ✋🚫

"Cosa sta facendo Seth? È magnifico come questo predatore giochi con la sua preda!" E delle urla di approvazione si alzarono per tutta la buia stanza, illuminata solo da dei fari puntati verso centro.

Un cerchio di gesso bianco era disegnato al centro. E intorno tutti corpi ammassati con delle birre o soldi in mano. Che urlavano o restavano in silenzio per attendere il verdetto sanguinoso pronti a riscuotere la loro scommessa.

Era questo il mondo di Seth, urla e voglia di carne macinata, schizzi di sangue a colorar le pareti e ogni cosa rivestita di brutalità, come solo il dio della brutalità, del caos poteva fare e volere.

Seth era salito ogni giorno di posizione ogni giorno di più in quel mondo di sola crudeltà, fino a ritrovarsi ai vertici. Quel mondo tanto sudato, agognato; per tutte le ferite causate e non, per tutto il sangue colato da quelle carni, da quelle mani, adesso lui era il Re. Il Re del suo mondo... E nessuno glielo avrebbe strappato dalle mani sanguinanti, fino a quando avrebbe potuto lottare per tenerselo, lui l'avrebbe fatto.

Un altro colpo percosse le pareti, e poi di seguito un altro, e un altro.
Il silenzio era caduto come il ragazzo, ormai solo un corpo coperto dal suo stesso sangue.
E infine, le urla gli ruppero quasi i timpani, ma il sorriso fiero non glielo tolse nessuno.

Era strano, era fiero di ció che faceva. Era fiero di distruggere persone, forse era fiero di essere così potente e forte da spazzare via tutto quello che si metteva tra sé e il suo trono.

Restò fermo a guardare il corpo del ragazzo che veniva trascinato via e poi il suo pugno venne alzato.
"Il vincitore è... SETH! ACCLAMATE IL VOSTRO RE!" urlò il presentatore incitando la folla a delle urla ancora più forti, le quali non si fecero attendere.

Quando tutto ebbe fine prese l'asciugamano e si tolse il sangue dalle mani, sangue non suo. Si tolse anche il sudore andando verso il retro per rinfrescarsi al bagno, sentiva ancora le urla dell'altra stanza. Urla sempre più rumorose, anche se lui si allontanava.

Si avvicinó al piccolo lavandino e si osservó nello specchio. Aveva un labbro spaccato, il viso schizzato di rosso.

Sembrava un re appena tornato dalla guerra, o forse lo era.

Si passó lentamente la lingua sul labbro inferiore per togliere il sangue che fuorisciva pian piano. Ricordandosi di quel che diceva sempre sua nonna:
"Piccolo Игорь*, il sapore del sangue sarà sempre il più buono di tutti, fino a quando l'uomo sarà violento e brutale."

Prese l'acqua nelle mani a formar una conca e si sciacquó il viso e poi si passó le mani nei capelli per togliere la platina di sudore.
"Eh бабушка, avevi proprio ragione quando me lo ripetevi sempre."
Si asciugó con l'asciugamano le ultime gocce di acqua che scivolavano veloci sul suo corpo prima di infilarsi la maglietta dei Nirvana che aveva più di mille anni e ancora insisteva a mettersela.

Quella maglietta aveva una storia di concerti, di giorni, di avventure. Era stata di suo fratello Ivan, il quale gliel'aveva regalata per il suo quattordicesimo compleanno, quando gliel'aveva chiesta in ginocchio.

Poi i jeans di ricambio che aveva portato, e il cappotto per il freddo.
Era ancora tutto sudato, ma quando sarebbe arrivato a casa, nessuno lo avrebbe fermato per una doccia; neanche l'orario.

Infatti guardó l'ora sul cellulare prima di rimetterlo nella tasca destra del cappotto. Erano precisamente le 2:16 di mattina, e doveva ancora aspettare la sua parcella e il viaggio in macchina, che finalmente aveva ripreso dal meccanico, in tutto ci avrebbe messo più di mezz'ora.

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