«Che cosa sarebbe?»

«Per quelli che si portano a casa le ceneri del parente. Puoi scegliere la fragranza.»

Mi fissa e sono sicura di non avere l'espressione migliore del mondo. Da una parte potrebbe anche essere una cosa interessante, ma mi ha fatto passare l'appetito.

«Mi dispiace», dice a un tratto.

«Di cosa?»

«Di essere un tipo strano.» Storce la bocca e abbassa lo sguardo. «Di solito non mi preoccupo di quello che gli altri pensano di me, dico sul serio. Ma con te... ecco vorrei solo essere migliore. Farti vedere solo la parte buona. E di certo avere un padre becchino non è tra quelle.»

«Ehi, quello che fa tuo padre è un lavoro come un altro. Non devi giustificarti. Non me lo aspettavo, tutto qui, ma qualcuno deve pur occuparsi di quella parte della vita, no?»

Improvvisamente mi sento invadere da una profonda tristezza. Me ne voglio andare a casa e glielo dico. Non si stupisce che non prendiamo neanche il dolce o che la situazione si sia ribaltata in questo modo. Probabilmente pensa che sia colpa sua, e di questo me ne dispiace parecchio. Ma sento proprio il bisogno di tornarne in camera, chiudermi la porta alle spalle e stare da sola.

«Sei il primo ragazzo con cui sono uscita dalla morte di Connor», spiego davanti alla porta del dormitorio. «Ho giurato a me stessa che non lo avrei mai tradito, ma come si fa quando la persona in questione non c'è più? A volte mi chiedo se tutti i miei sensi di colpa in realtà non esistano solo nella mia testa. Mi comporto ancora come se fosse vivo, come se stessimo semplicemente vivendo una relazione a distanza dove io sono qui, lui a Stanford come voleva ed entrambi avessimo una connessione difettata che ci impedisse di sentirci.» Mi accorgo di avere gli occhi lucidi. «Mi comporto come se lui potesse comparire da un momento all'altro. Faccio le cose che avevamo progettato di fare insieme. Ho paura di deluderlo e poi mi rendo conto che non potrei, non potrei neanche renderlo orgoglioso. Quindi che senso ha tutto questo?»

«C'era una ragazza che mi piaceva al liceo», dice Matty dopo il mio monologo mentre io sto ancora tirando su con il naso. «Si chiamava Lory, era bellissima», sorride al ricordo. «Mi sono innamorato di lei dal primo giorno, ma lei non ha mai saputo niente. Eravamo compagni di corso, poi colleghi al gruppo di dibattito. Alla fine si è messa insieme al mio migliore amico.» Si volta a guardarmi. «Quando la leucemia se l'è portata via, al terzo anno, ho aiutato papà a prepararla. Le ho pettinato i capelli, erano così morbidi. Sono stato in piedi nella sala delle visite tutto il tempo, ligio al dovere, mentre i suoi genitori e Mark piangevano e si disperavano. Sono andato a trovarla tutti i sabato mattina fino al giorno prima di partire per il college. Quindi ti capisco.»

Io sto piangendo per lui, che è rimasto impassibile a fissarmi.

«Non passerà. Non può passare», aggiunge. «Ma se la tua paura è di dimenticarlo, un giorno, allora sappi che non è così. Lo ricorderai sempre. Magari col tempo ci penserai meno, ti distrarrai, amerai ancora in un modo nuovo che non ha niente a che vedere con il tuo Connor, ma lui verrà sempre a trovarti. Quando meno te lo aspetti il suo ricordo busserà alla tua coscienza e anche tra vent'anni ti scoprirai a piangere.» Mi prende una mano. «Ma tu sei viva, Rachel. E non ha senso vivere da morta, sopravvivere e sprecare l'opportunità che lui non ha più.»

D'istinto lo abbraccio. Rimaniamo stretti uno tra le braccia dell'altra per un tempo che sembra infinito, in macchina, davanti al dormitorio. Le sue spalle sono più massicce di quello che sembra vedendolo, i suoi capelli profumano di buono e il suo cuore batte forte come il mio.

«Grazie per la bella serata», dico prima di scendere dalla macchina.

Raggiungo la mia camera ignorando le mie compagne in sala comune intente a litigare per un reality alla tv. Mi lascio cadere sul letto e guardo il soffitto, le mani al petto.

«Com'è andata?» mi domanda Carly affiorando dalla porta.

«Ho scoperto un amico straordinario», mormoro sempre con il naso per aria.

«Ho chiesto a Timothy di uscire», spara.

Mi metto a sedere sul letto di scatto. «Seriamente?»

Lei sorride e si morde un labbro. Annuisce.

«Grande!», esclamo. E sono sincera.

«Era passato prima, cercava te, così gliel'ho buttata lì.»

«Che cosa voleva?»

«Parlare della rubrica sui personaggi della scuola. Sembra che abbia fissato delle date per cinque interviste.»

«Ottimo! Tuo padre ha accettato?»

«Papà era entusiasta. Mi ha detto di invitarti a cena una sera e che parlerà con te molto volentieri.» Poi la sua espressione cambia. «Però sembra che il figlio di Mason non ne voglia sapere di farsi intervistare e Timothy ha sentito il padre: se suo figlio non vuole allora non si presterà neanche lui.»

Maledizione.

BETWEEN (The Again Serie #3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora