Quarto Capitolo

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<<Certo che russi forte quando dormi!>> non mi è nuova questa frase, ma detta da Luke è alquanto spaventosa. <<Io non russo>> gli dico offesa, cercando di svegliarmi dal torpore del sonno. Mi schermo gli occhi con un braccio mentre cerco di non rimanere abbagliata dal sole. Il profumo della natura che si risveglia è mischiato a quello dolce del latte sul fuoco, il mio stomaco gorgoglia dalla fame mentre mi stiracchio dentro il mio sacco a pelo. Sorrido al mio compagno, che è già bello sveglio e pimpante. <<Se lo dici tu... E' pronta la colazione, ma se vuoi prima soddisfare i tuoi bisogni fisici...>> lascia in sospeso la frase indicando la foresta che ci circonda. Arrossisco imbarazzata e mi nascondo il volto sotto la coperta, gemendo infastidita. Sento la risata cristallina di Luke che mi giunge chiara alle orecchie. "Sono felice di essere il clown della situazione!" penso sarcastica. Inacidita, come il mio solito quando mi sveglio, mi alzo sapendo di essere impresentabile. Mi sento i capelli aggrovigliati e l'alito pesante. Ho bisogno assolutamente del mio kit da bagno. Rovisto tra le borse finché non trovo qualcosa che sembra poter essere destinato a me. Apro la zip e dentro vi trovo il necessario per adempiere ai miei bisogni, sospiro soddisfatta alla lungimiranza del Governo. Mi alzo portandomi dietro anche un cambio di abiti e vado a lavarmi al fiume, nella parte nascosta della foresta.

Mezz'ora dopo, più rilassata e profumata torno al nostro piccolo campo. Luke mi ha preparato una colazione che comprende biscotti e latte caldo. Mangio tutto senza fare storie per poi passare alla fase che più mi preme, ossia: conoscerlo. <<Il recinto non è grande - esordisco - perché non ci siamo mai incontrati?>>. Il suo sguardo sembra sorpreso, credo di averlo preso in contropiede eppure sorride amaro alla mia domanda. Credo di aver appena combinato qualcosa.... <<Ci siamo già visti>> dice semplicemente. E' impossibile. Mi ricorderei di lui, dei suoi occhi o dei suoi capelli. Non passa certo inosservato e anche se nessuno di noi ragazzi parla con gli altri, almeno di faccia o nome ci conosciamo. Mi turba questa sua risposta così enigmatica, non ha specificato nulla e io che sono avida d'informazioni, mi sento denudare da tale necessità. Se dice il vero perché non ricordo? Ma se sta dicendo una bugia, perché lo fa? "Con i se e i ma non si fa la storia" diceva papà <<Non penso... Dove ci saremmo visti?>>. Luke lo ha capito fin dal principio che io di lui non ricordo nulla, nemmeno di averlo mai visto eppure penso si sbagli. <<Dovrai ricordartelo... Io non ti dirò nulla>>. Questo è assolutamente ingiusto e glielo dico, ma lui è irremovibile. Provo a chiedergli nuovamente una spiegazione, ma lui si alza e si allontana da me. Osservo la sua schiena dritta e tesa che piano piano va scomparendo dalla mia vista. Questo suo comportamento mi sta mandando in confusione, un attimo prima è tutto dolce e si preoccupa per me, quello dopo è quasi offeso perché non credo a ciò che mi ha appena detto.

Mi sdraio sul sacco a pelo, godendomi il sole che mi bacia la pelle. E' passato solo un giorno da quando mi sono svegliata nella mia vecchia stanza. Un giorno che è paragonabile ad una settimana per quanto ho scoperto. Mi manca la mia famiglia, per lo più mio padre. Sono attaccatissima a lui e non ricordo un momento in cui non fosse presente nella mia vita. Chiudo gli occhi pensando ai suoi sorrisi e a tutte le volte che mi diceva quanto era fiero di me. I ricordi scorrono veloci uno dietro l'altro, facendomi sorridere o portandomi un senso di amarezza. Tra tutti i ricordi però ne escono fuori alcuni che prendono significato solo ora. Mia sorella non mi ha mai voluto così tanto bene come diceva o "dimostrava", dietro ad ogni suo gesto si celava un moto di gelosia, come quella volta in cui mi ruppe la bambola. Avevo circa sei anni all'epoca e ricordo il giorno in cui papà tornò a casa con dei regali per noi bambine. A Lucy regalò un libro, uno di quelli vecchi, che risalgono al periodo prima della guerra nucleare. Mia sorella lesse il titolo "Alice nel Paese delle Meraviglie" e ne fu contenta. Entrambe sapevamo a memoria le avventure della piccola Alice per i racconti della mamma, ma non le avevamo mai lette. Ricordo con quanta possessione Lucy stringesse quel libro mentre attendeva che papà desse anche a me il regalo. La sorpresa sgranò gli occhi di entrambe quando vidi che il dono destinato a me era una bambola, ma non una di quelle di pezza che si sporcano subito, una di quelle di porcellana, di cui avevo sentito parlare. La presi in braccio con delicatezza, temendo di romperla e immersi i miei occhi in quelli verdi e finti della bambola. <<Ti piace?>> mi chiese amorevole papà. Ricordo la gioia di mio padre nel vedermi così emozionata per un semplice regalo, ma solo ora, con il senno di poi mi è tornata in mente la rabbia e la gelosia di mia sorella. Lo dimostra il fatto che appena una settimana dopo, ritrovai la povera bambola distrutta. A terra i cocci del volto e delle manine. Si giustificò dicendo di aver urtato per sbaglio il comò e di non aver fatto in tempo ad afferrarla. Ora ho capito quanta cattiveria cova nel cuore mia sorella nei miei confronti. 

L'isola Delle CoppieWhere stories live. Discover now