Anche Kevin aveva il sonno pesante, dormiva con il viso nascosto nel cappuccio della felpa che indossava. Una piccola parte di lei era dispiaciuta di dover abbandonare il gentile e dolce Kevin, con l'arrogante e psicopatico Kit, ma vedendo la porta che l'avrebbe condotta verso la libertà, verso la sua famiglia, le preoccupazioni verso colui che non l'aveva mai trattata male sparirono.

Silenziosamente riuscì ad aprire la porta ed ad uscire, ma solo in quel momento si accorse di morire di freddo, più di quanto pensasse. Abbassò la testa e imprecò mentalmente, vedendo che si era dimenticata il giaccone, come aveva potuto? Si chiese irritata.

Tornò dentro, pregando che nessuno si fosse svegliato, cercando la giacca di Kevin o qualsiasi cosa per potersi coprire, non voleva di certo perdere qualche arto a causa della temperatura assai rigida che vi era fuori.

Vide il cappotto di Kit appeso affianco al camino, di fronte a dove dormiva Kevin. Sbuffò. Possibile che ci fosse disponibile solo quello dello psicopatico?.

Andò a recuperarlo, notando che il giovane sul divano non si sarebbe svegliato molto facilmente. Se lo infilò e tornò fuori, pronta a partire.
Vide piccola, la luce davanti a sé, la sua speranza, la sua unica via di fuga.

Iniziò a camminare, mollando la maniglia della porta, quasi non si accorse di aver improvvisamente aumentato il passo, facendo chiudere violentemente la porta. Spalancò gli occhi preoccupata e senza pensare iniziò a correre verso gli alberi davanti a lei.

Magari non era stato un rumore così forte, magari non si erano svegliati, magari se l'era solo immaginato, pensò correndo fra il labirinto di rami, immergendo pericolosamente gli stivaletti nella neve soffice.

Magari si erano svegliati, ma avevano ripreso a dormire e.. <<Morgan!>> sentì urlare dalla casa. Un urlo brutale e tremendamente arrabbiato, era stato sicuramente Kit.
Corse più velocemente, cominciando scontrarsi contro i rami, al posto di evitarli. Facevano male, tremendamente male, ma ignorò il dolore sulle braccia e sul viso, doveva sbrigarsi, non era sicura di poterli seminare.

<<Bethany!>> urlò questa volta Kevin, con un tono preoccupato, molto probabilmente aveva visto Kit fuori di sé.

Dai rumori che sentì dietro di lei i due avevano cominciato a seguirla, correndo. Ormai lei era sulla riva del lago, niente più rami o alberi, avrebbe potuto correre più velocemente e così fece. Le gambe erano pesanti, per colpa della neve che faceva sprofondare i piedi più del dovuto, era tremendamente arrabbiata per questo e sfruttò l'adrenalina per sbrigarsi.

Il lago era più largo di quanto credesse, la luce, quindi era più distante di quello che pensasse. Non poteva essere vero, ce la doveva fare, chissà cosa le avrebbe fatto Kit poi.

E l'uomo misterioso? No, non poteva rischiare.

Strinse lo zaino sulla spalla e riprese la sua corsa con il fiato corto.

Corse.
Pensò ai vestiti nell'armadio.
Imprecò.
Corse.
Iniziò a piangere.
Corse.
Pregò.

Non mancava molto al secondo labirinto di alberi e lì avrebbe potuto seminarli definitivamente. <<Morgan>> affermò furioso Kit, facendola voltare. Eccolo là con la felpa e i pantaloni della tuta, appena uscito dal groviglio di rami, pronto a seguirla. Vide con la coda dell'occhi Kevin raggiungerlo e insieme ripresero a correre.
No.

<<No!>> urlò lei disperata. Dalla distrazione mise male il piede e cadde a terra, contro la neve. Non perse tempo e si rimise in piedi, corse di nuovo, pregando l'universo di potercela fare.

Con una mano si aggrappò al primo ramo che trovò e grazie a quello si diede la spinta per la piccola salita che avrebbe dovuto affrontare per raggiungere la luce, ma era troppo tardi.

The Green LightWhere stories live. Discover now