Capitolo 8

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Rientrai in casa, tutta imbarazzata per il bacio in fronte da Hayes: un bacio dolce, improvviso e spontaneo, che ricambiai con un sorriso.

Appena varcata la porta d'ingresso, sentì mia madre parlare in salotto. Per cui mi diressi per vedere con chi stesse parlando.

Ero ormai davanti a mia madre, pronta a salutarla e raccontarle tutto l'accaduto, su come stava Cameron e sul fatto che io sapevo. Ma la mia voglia di fare conversazione venne oscurata dalla voglia di andarmene via. Con mia madre era presente anche lui...mio padre. Non ci potevo credere, ero senza parole, ma proprio esterrefatta della sua presenza. E non era solo, c'era anche Martin, colui che non potevo più definire mio fratello. Indietreggiai sentendomi inutile.

"Hey tesoro!" mi sorrise mio padre, alzandosi dal divano e andando verso di me. Provò addirittura ad abbracciarmi, ma io non ricambiai, rimanendo rigida. Appena si allontanò da me, mi chiese di sedermi per poter parlare, ma io non approvai la proposta.

"Mi spiegate questa improvvisa visita" guardai negli occhi tutti e tre.

"Vedi..."cominciò la signora  Monder, anche lei non potevo più definirla 'mamma'.

"No anzi. Vi rendo le cose facili."feci un respiro profondo per scacciare via le lacrime che si stavano accumulando negli occhi.
"Cosa vuol dire che tu non sei mia madre, che Martin non è mio fratello, ma lo è Nash?!" chiesi perdendo quasi la mia pazienza.

"Tesoro calmati...ti spiegheremo tutto, ora per favore calmati"mi disse papá.

"Perché non me lo avete detto subito! Perché?! Sapete come mi sento ora? Credo proprio di no! Mi sento molto peggio di  quando avete divorziato. Tu e quella depressa di ex moglie!!" la mano di mio padre fece un veloce movimento e un dolore alla guancia si faceva sempre più forte. Un dolore di sollievo se pur doloroso. Avevo bisogno di un qualcosa che mi testimoniasse di non star sognando, e quello schiaffo era stato davvero utile. Ma questo sollievo non mi impedì a correre in camera a piangere, malgrado tutti i richiami di tornare indietro e chiarire.

Camera mia era ancora spoglia. Solo con un letto,un armadio e ancora le mie valigie piene. Triste.

Mi avvicinai alla finestra, e notai che c'era la luna piena e tantissime stelle.
Aprì la finestra per potermi sedere sulle tegole del tetto e starmene in pace. Mi sedetti portando le ginocchia all'altezza della testa, per potermi poggiare e piangere. Le lacrime non cessavano di scendere, piccoli urli di disperazione mi uscivano dalla bocca, e un nodo alla gola mi soffocava. Avevo ancora la guancia addolorata, ma quello che provavo dentro era decisamente piú doloroso. Continuai a piangere, fino a quando una mano alla spalla mi fece alzare lo sguardo.

La luce della luna piena avvolgeva ogni minima lineatura del suo volto così dolce e preoccupato. Si sedette vicino a me.

"Tutto bene? Sai quando ero in cucina per bere, ho sentito delle urla e mi sono preoccupato. Ma quando ti hi vista dalla finestra mi sono irrigidito. Sicura di stare bene?"mi chiese Cameron. Non so come abbia fatto ad arrivare fino qui. Anche se però i nostri tetti, non è che siano molto distanti.

"No!non va per niente bene. Non sono passate neanche 24ore dalla mia permanenza qui a LoS Angeles, e la mia vita si è già distrutta."dissi distogliendo il mio sguardo dal suo.

"Come?! Hai conosciuto Nash, Hayes e Hope. Ma soprattutto hai conosciuto il sottoscritto, come può la tua vita essersi distrutta!?" ridacchiò. Non credevo fosse il momento di scherzare, anche se però non aveva torto, la mia vita non si era rovinata per colpa loro, anzi la loro presenza mi solleva molto. Anche se, però avevo anche incontrato Grace, ma loro non lo sapevano.

Cameron notò subito che non avevo voglia di scherzare, e che l'argomento in questione era seria. Perciò mi chiese il motivo del mio 'non stare bene', ma questa volta con tono serio e preoccupato.

"Lunga storia. Una storia triste. Compicata."gli dissi guardando la luna.

"Io adoro le storie. Perciò puoi dire tutto al tuo e caro vicino di casa, Cameron."mi fece un sorriso di rinforzo.

"Non credo sia necessario..."alla fine si arrese. Il silenzio regnava su tutta la dolce melodia della sera, che venne però interrotto da un intervento di Cam.

"Ma se hai bisogno, io starò qua, sul tuo tetto. D'ora in poi, dovrai sempre venire qui a piangere e io ci sarò, a prestarti la mia spalla dove potrai appoggiarti e sfogarti. Quando avrai bisogno CAMERON DALLAS, ci sará. Però ora devi farmi un sorriso. Odio vedere i miei vicini di casa, con il broncio." quelle parole mi rassicurarono molto. Nessuno fino ad ora mi aveva detto parole simili. Sorrisi come mi chiese e cominciammo a discutere. Stavo davvero bene con lui, mi sentivo protetta e importante per qualcuno. Stavo decisamente meglio. Infatti quando tornai in camera mia per dormire, un sorriso mi persuase il volto, prima ricoperto di lacrime.
Mi addormentai subito...lasciando tutti i miei problemi alle spalle, dando spazio al mondo dei miei sogni.

I always need him|| Cameron Dallas #watty2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora