RICCARDO

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Una volta mi chiesero " descrivi te stesso in tre parole" e io senza pensarci un secondo risposi "brillante, indipendente, caparbio". Ero così, mi sentivo invincibile, il migliore, non avevo bisogno di niente e di nessuno per essere migliore, lo ero già. Oggi se mi rifacessero quella domanda, risponderei, senza pensarci, "coglione, coglione, coglione." Già perché lo sono senza ombra di dubbio, perché ho passato gli ultimi mesi a distruggere tutto ciò che avessi, e senza rendermene conto.

Ho incontrato la persona più strana, bella e unica che ci sia e l'ho fatta allontanare da me come un "coglione".

Quella sera di novembre, non fa che tornare alla mia mente, perché in quella sera ho cominciato a vivere. Prima di vederla davanti alla mia macchina, bagnata e spaventata, ma comunque incazzata nera, non avevo mai sentito il mio cuore battere davvero. Avevo tutto ciò che ognuno vorrebbe: denaro, fama, donne che si gettavano ai miei piedi, eppure non avevo mai respirato. Quando i miei occhi hanno incrociato i suoi bellissimi occhi verde scuro ho capito che ero fottuto e ho cercato in tutti i modi di reagire, di usare le tecniche che tanto erano servite con le altre, di allontanarmi, e infine di farla mia. A nulla è servito, perché continuava a spiazzarmi, a farmi correre da lei e mai a rincorrermi, a farmi diventare pazzo.

La prima notte che ho dormito con lei, mi tremavano le mani, cercavo di fingere sicurezza in me stesso, di essere padrone del mio destino e, invece, non ho chiuso occhio e il giorno dopo ero un cazzo di zombie, perché ero agitato, perché stringerla per la prima volta è stata la sensazione più assurda mai provata. Volevo che avesse bisogno di me, volevo che mi desiderasse a tal punto da dimenticare se stessa, e invece mi si è ritorto tutto contro, ero io che la desideravo tanto da dimenticare me stesso, che avevo bisogno di lei e non ero in grado di vivere così, dovevo fare qualcosa, dovevo cercare di non pensarla. Lei era gelida, non si fidava di nessuno, non si abbandonava a nessuno e più ci provavo, più la perdevo. Così l'ho baciata, contro tutte le mie regole, contro tutti i miei giochi mentali, cambiando me stesso. Quando le mie labbra hanno toccato le sue per la prima volta è stato come morire e rinascere allo stesso tempo, mai avrei pensato di parlare così, come un patetico sfigato. Il suo percing era la cosa più eccitante mai provata, le sue labbra morbide,la sua lingua attorno alla mia, le sue mani sul mio corpo. Le sue mani sono sempre state come un incantesimo che mi faceva dimenticare tutto, quando poi mi stringeva a sè mi sembrava che tutto il mondo fuori non esistesse. L'ho abbandonata in casa mezza nuda, anzi mi ha scacciato via e per poco non mi ha preso pure a calci, comunque ero distrutto, ma non volevo provare quelle cose per lei, io ero il migliore, ero voluto da tutte e invece lei mi resisteva. Non potevo essere debole, non potevo seguirla così mi scopai gio per mandarla via dalla mia testa, cosa che non servì a una beata mazza. Di solito quando mi distaccavo dalle altre, loro mi inseguivano, mi cercavano, scrivevano, imploravano di farle mie e capivo di aver concluso il gioco, così me le scopavo per poi lasciarle a piangere. Forse il karma si è voluto rifare, anche se non credo a queste stronzate, ma dare la colpa a me significherebbe che non posso sistemare la situazione. Comunque lei non mi cercò il giorno dopo, né un messaggio, una chiamata, niente. La ritrovai ubriaca in un club mentre si strusciava con un bastardo a cui avrei tagliato le mani volentieri perché si permetteva di sfiorarla prima che l'avessi potuto fare io. In qualche modo riuscii a farla di nuovo mia, raccontandole una serie di palle colossali del tipo " mi comporto così perché non voglio soffrire" ecc, con le altre questo sortiva l'effetto di farle appiccicare come cozze e farle obbedire a tutto ciò che chiedevo pur di non "farmi soffrire". Con lei, beh con lei è un'altra storia, lei se ne sbatteva del fatto che non volessi soffrire, perché era talmente danneggiata che non era in grado di pensare anche ai sentimenti altrui, visto che non conosceva neanche i suoi, ma mi perdonò comunque, penso più per magnanimità che perché credesse davvero alle mie parole.

La sera in cui per la prima volta ho visto il suo corpo completamente nudo sotto di me penso sia stata una delle serate più belle della mia misera esistenza. I suoi capelli biondi lunghi, gli occhi grandi, le labbra leggermente aperte per il piacere che le stavo dando, i seni grandi, il ventre piatto, le sue gambe lunghe e il suo sesso che mi voleva più di qualunque altra cosa. La sua pelle morbida era come seta sotto il mio tocco e il suo odore era un elisir che mi annebbiava le capacità di pensare. Non sapeva che facendo l'amore con me sarebbe stata solo mia, che nessuno avrebbe mai più potuto toccarla, averla, amarla. Volevo urlarle che l'amavo di già, che avrei passato la mia vita a servirla, ma da vera merda quale ero e forse sono ancora, la portai a casa e andai in ospedale. Volevo allontanarla da me, dalla mia testa che era piena di lei, dalle mie mani che sentivano ancora il suo corpo perfetto, così decisi di andare con gio di nuovo, ma per tutto il tempo pensavo a lei, anche perché altrimenti il mio cazzo non sarebbe mai riuscito a combinare nulla. Mi sentivo in colpa così la chiamai a casa accusandola di non avermi risposto, ma non si scusò, non lo fece mai, per nessuna ragione, non ne era capace. Per lei era "se ti va bene così ok, altrimenti vai pure per la tua strada" e io dovevo accettare e basta. E pur di non perderla avrei accettato tutto, pur di sentire ancora una volta le sue mani tra i miei capelli, o sul mio culo, le sue unghie sulla schiena mentre stava godendo, sarei andato all'inferno e tornato.

Io e te. Primo capitoloHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin