NOVEMBRE

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Sono una psicologa, ho 29 anni, da poco sono diventata anche una psicoterapeuta cognitivo-comportamentale perché ho appena terminato la scuola di specializzazione, e ho iniziato a scrivere forse per analizzare ciò che è successo, perché chissà, magari, mi aiuterà a capire. Dubito fortemente ma non posso fare a meno di tornare con la mente a quella sera di novembre...

È un periodo un po' buio nella mia vita. Ho un lavoro stimolante, una casa tutta per me e delle amiche fantastiche, eppure mi sento come se mancasse qualcosa, come se ci fosse un buco che stesse ingoiando tutto ciò che c'è di luminoso in me e dannazione, se solo trovassi il tappo da metterci dentro!
È un inutile lunedì sera di Novembre e le mie amiche mi invitano per un aperitivo post lavoro. Solitamente non esco durante la settimana perché sono troppo stanca dopo una giornata passata tra i pazienti, ma le amiche insistono e così accetto malvolentieri. Loro spesso non si rendono conto di ciò che hanno e si lamentano costantemente delle loro dolci metà; sono sempre stata sfortunata in ambito sentimentale, ho sempre incontrato persone orribili e così ho affinato la tattica di " scappare non appena qualcosa mi sfiori più in profondità o sfugga al mio controllo costante". Sono single, da tanto tempo che non mi ricordo più cosa significhi ricevere una chiamata da parte di un fidanzato. Le amiche mi continuano a ripetere che non mi sfogo mai con loro, che non racconto mai nulla, che non chiedo aiuto e che soprattutto non mi lascio mai andare con nessuno: hanno usato il termine gelida. Mai nessun termine mi è sembrato più adatto a qualcuno. Io sono gelida, e il primo passo per guarire è ammetterlo. Il problema qui è che io non voglio guarire, perché l'essere gelida è ciò che mi aiuta a non affogare nella tristezza che tutte le delusioni amorose hanno portato nella mia vita. Le mie carissime amiche non capiscono cosa significhi non essere mai stata amata, non sanno che a volte la loro felicità mi fa più male della mia stessa tristezza. Loro non sanno, anche se ci provano davvero a capirmi. Mi chiedono sempre consigli e sono felice di aiutarle, non voglio che vedano la mia disperazione, altrimenti come farei ad aiutarle?
Guido la mia jeep rosso fuoco verso il solito pub in zona porta romana a Milano. È già buio pesto e comincia a piovere e io come sempre non ho l'ombrello. Mi piace lo scrosciare della pioggia, come se portasse via tutto, come se mi desse la possibilità di liberarmi di tutto, comprese le lacrime. Parcheggio e comincio a camminare, pensando alla giornata faticosa che ho avuto e alla serata che mi aspetta circondata dalle persone a cui più voglio bene. Mi fermo ad un incrocio, guardo a destra e a sinistra e comincio ad attraversare la strada quando, improvvisamente, una luce mi acceca e un rumore sordo mi trapana le orecchie, lasciandomi senza fiato e immobile in mezzo alla strada. Dopo quello che penso sia un'eternità, mi giro e vedo un enorme SUV Audi a un palmo dalle mie ginocchia. Sono qui in piedi e riesco solamente a muovere la testa in direzione della macchina che mi stava per investire mentre il mio corpo rimane fermo, mi sento un gufo, magari potessi muovere anche io la testa a 260 gradi.
Le mie amiche sono dall'altro lato della strada, sbiancate con le bocche socchiuse, non riesco più a percepire neanche un rumore, quando vedo la portiera del suv spalancarsi e qualcuno scendere. Mi aspetto di vedere un uomo grasso e pelato, con un sigaro in bocca.
《signora sta bene? Mi scusi, cazzo, mi scusi》
Signora?davvero?sembro una signora?oddio potrei uccidere chiunque mi chiami signora. È una voce profonda, sicura ma giovanile, dubito sia un ciccione vecchio e pelato. Intravedo una sagoma venire  verso di me, ma non riesco a mettere a fuoco, sia a causa della pioggia sugli occhiali, sia per lo shock, ma sono contenta di sapere che il mio cervello funziona ancora autonomamente
《 le sembra che stia bene?mi ha quasi spaccato le gambe》 dico decisa. Sento una mano sulla spalla e riesco ad alzare finalmente lo sguardo ed ecco che al posto del grasso, pelato mi trovo di fronte a un uomo affascinante, alto, elegante, con un fisico asciutto, capelli castani corti e occhi azzurro ghiaccio che fissano i miei. Perché cazzo non poteva essere un uomo orrendo? Sarebbe stato più facile arrabbiarsi, e invece ora mi trovo di fronte a quella che credo sia la creatura più bella che abbia mai visto.
《mi scusi ancora. Come posso farmi perdonare? Dove stava andando? L'accompagno io》
dice con tono autoritario ma gentile. Mi viene un ghigno isterico sulle labbra e il cuore per l'adrenalina comincia a battere sempre più forte. Non sento più le gambe e non sono certa di averle ancora, ma forte come sono dico sarcastica
《direi che potrebbe guidare una bici così eviterebbe di fare strike con i pedoni per le vie di Milano. E, grazie, ma non credo mi farei mai accompagnare da Lei in nessun posto. E poi comunque ero diretta nel pub dall'altra parte della strada, prima che cercasse di mutilarmi》.
Accenna un sorriso, evidentemente divertito dalle mie parole e mi sfiora il viso, togliendomi una ciocca di capelli fradici. Sorrido di rimando, e faccio un passo laterale per sorpassarlo e andare dalle amiche che sono rimaste ferme come delle sceme, quando lui mi blocca il polso
《sono Riccardo. Mi sono appena trasferito qui e stavo erroneamente guardando il navigatore. Non era mia intenzione mutilare le sue belle gambe. Vorrei offrirle qualcosa da bere》
gli sto per ridere in faccia a causa della sua sfacciataggine, ma nella mia testa è già iniziato il solito coro di "scappa, scappa scappa" e, mai, l'ho sentito urlare così forte e soprattutto dopo soli cinque minuti che ho "incontrato" qualcuno. La sua mano sul mio polso mi manda delle scariche lungo tutto il braccio, non avevo mai provato nulla di simile. Comprendo subito che le mie difese interiori si irrigidiscono in maniera così rapida che rimango immobile davanti a quell'uomo così bello da far male, ma come sempre riesco a reprimere le mie emozioni, tanto che mai nessuno è riuscito a capire un mio pensiero e dico
《grazie Riccardo, ma le mie amiche mi aspettano》
mi divincolo dalla sua stretta e lo saluto con la mano sentendo dietro di me
《come si chiama?posso sapere almeno il nome della mia vittima?》
sorrido e scuoto la testa, mi volto e per un istante lo fisso nei suoi occhi di ghiaccio tanto che i miei occhi verdi quasi prendono fuoco.
Le mie amiche mi abbracciano chiedendomi come sto e vedo i loro visi rilassarsi, mi volto verso la strada, ma l'uomo misterioso non c'è più. Non appena ci sediamo ad un tavolo ordino una birra rossa grande nella speranza di allontanare ciò che è appena successo dai miei pensieri e le mie amiche cominciano a parlare e a raccontarmi dei loro uomini: c'è chi si lamenta del fatto che il suo fidanzato non corre sempre da lei tutti i giorni, chi perché è gelosa della ex, chi si lamenta perché al posto delle dieci chiamate giornaliere ne ha ricevute sono otto. Bevo e annuisco cercando di capire perché si lamentino di queste cose che a me sembrano così futili. Sono tre le mie amiche più care: Lisa è mora, con lineamenti particolari, occhi a mandorla, di carnagione leggermente scura, magra e sempre vestita con abiti aderenti e corti. È ciò che più si avvicina a una sorella per me, è l'unica a sapere davvero tutto di me, l'unica a cui mi viene naturale raccontare tutto e lei riesce sempre a risollevarmi e a darmi sicurezza e tranquillità. Le dico sempre che siamo come meredith e Christina di grey's anatomy e che anche lei è la mia persona. Inutile dire che ogni volta che le ripeto questo, si offende perché dice che "meredith è una palla ed è per questo che tutti quelli intorno a lei muoiono e che christina è orrenda, la donna più brutta del mondo e non sono gentile a paragonarla a lei. E poi comunque anche Cristina molla meredith"
Nicoletta è molto alta, magra e vestita casual e con poco trucco. La conosco dai tempi del liceo, siamo sempre state amiche, nonostante abbiamo litigato parecchie volte. So che mi vuole molto bene, tanto quanto gliene voglio io,  e anche se non mi viene sempre spontaneo raccontarle di me, so che ci sarà sempre per me come io ci sono per lei. È la mia migliore amica, e anche se non riesco a dirle tutto non significa che la nostra amicizia sia meno profonda.
Priscilla è la più vistosa, con un sorriso bellissimo e tenerissima. È la persona meno giudicante che esista. Mi ricordo che un giorno le dissi che se avessi mai ucciso qualcuno, per sbarazzarmi del corpo avrei chiamato lei, perché sapevo che si sarebbe presentata con la macchina, teli di plastica e una pala senza fare domande. La conosco da meno tempo rispetto alle altre, eppure siamo legatissime, e passare il tempo con lei mi rende spensierata, ma soprattutto i suoi racconti di amanti clandestini mi fanno sempre divertire tantissimo.
Mentre parliamo Lisa mi chiede
《ma cosa ti ha detto quel tipo?oddio ci siamo terrorizzate a morte!》,
e io rispondo cercando di ricomporre le parole nella testa
《mi ha chiesto scusa e mi ha proposto di bere qualcosa con lui. Dio aveva degli occhi pazzeschi》
e sospiro al ricordo di quell'azzurro. Si mettono a ridere e Nicoletta decide di dire la sua
《 e tu? Perché non hai accettato? Sembrava carino, almeno da dietro!》
le risate continuano e Priscilla aggiunge
《 ti ha quasi stirata e il minimo era farti offrire qualcosa da bere》 i miei pensieri ricominciano a fluire normalmente
《 era bello davvero e mi sarei fatta investire volentieri!》 scoppiamo tutte  a ridere e aggiungo
《 ma data la mia fortuna cieca in fatto di uomini la serata si sarebbe evoluta in due modi: uno avremmo bevuto, dopodiché ci saremmo baciati e io sarei scappata. Oppure opzione numero due se proprio proprio la mia fortuna mi fosse rimasta accanto avremmo passato una bella serata, magari avremmo anche fatto qualcosa e lui sarebbe scomparso come tutti gli altri. Quindi siccome ho provato un fuoco dentro mentre lo osservavo ho deciso di scappare ancora prima di farmi male》.
Loro non capiscono, mai avrebbero potuto e come sempre in coro
《ma non puoi saperlo. Perché fai sempre così? Ancor prima ti raggeli, lasciati andare》
siccome è difficile spiegare il perché mi comporto così, specialmente a qualcuno a cui non è mai successo, sorrido e dico
《sì sì, la prossima volta. Ora vado in bagno però 》
mi alzo e vado verso la toilette. Dopo essermi lavata le mani, mi osservo allo specchio: i miei capelli biondi bagnati, per la prima volta, da tanto tempo, circondano un viso vivo, non triste, ma con una scintilla negli occhi verdi e un sorriso ebete sulle labbra; tra me e me penso " dai fede, dai" ed esco dal bagno. Quando mi giro verso il tavolo vedo che qualcuno è seduto con le mie amiche, il cuore manca qualche battito e rimango impietrita: è lui, il pirata della strada, seduto con le amiche. Mi avvicino, tutti si girano a guardarmi e Lisa esclama con voce complice
《Fede, Riccardo ha chiesto se poteva sedersi con noi per scusarsi di averci spaventate prima》
è la prima volta che Lisa mi chiama con il mio nome di battesimo al posto di " Sister". Ci chiamiamo così dal primo giorno in cui ci siamo conosciute 10 anni fa quando ancora non sapevamo che saremmo diventate davvero come sorelle. Il mio sorriso ebete si allarga e penso " si come no, se lui è qui solo per scusarsi io sono la regina d'Inghilterra" ma mi appiccico lo sguardo più falso sulla faccia della terra e annuisco come a dare il mio assenso, non che ce ne sia davvero bisogno visto che mi sembra più un'imboscata che altro. Nicoletta come per farmi capire meglio la situazione aggiunge
《sai quando ti stava per investire》
ma no? Davvero? E per cos'altro dovrebbe scusarsi se non per aver quasi stroncato la mia vita a soli 29 anni. Priscilla, invece, è più diplomatica e mi fa l'occhiolino, mimando con la bocca " che figo che è" e indicandolo. Non posso far altro che sorridere di gusto, trattenendo una risata sonora, e annuendo mentre mi siedo, lui si alza e allunga una mano per stringere la mia che sta tremando
《 Federica è un piacere rivederti. Non potevo andarmene senza sapere il tuo nome》
rimango di sasso, il mio sguardo se possibile è ancora più da ebete, mi sento un'adolescente del cavolo, il sangue che ribolle nelle vene come se fossi in una pentola sul fuoco. È così bello, davvero bello, farebbe girare chiunque, e nonostante credessi di essere immune al fascino degli uomini viste le mie difese, questo essere mi farebbe venir voglia di sdraiarmi su di lui a pelle d'orso. È alto, sarà quasi 1.90 cm, con un completo grigio scuro tre pezzi e la camicia bianca. Il viso è perfetto, con la mascella leggermente squadrata, le labbra carnose, perfettamente rasato e poi quegli occhi azzurro ghiaccio che potrei fissare in eterno e perdermici dentro. Diciamo che mi fanno venir voglia di strapparmi i vestiti di dosso e farmi una doccia gelata per raffreddarmi perché sento la temperatura salire vertiginosamente e probabilmente sono arrossita, da vera liceale alle prime armi. Gli stringo la mano e penso a qualcosa di intelligente da dire, ma tutto ciò che partorisco è
《ciao Riccardo》. Quando faccio per sedermi visto che le ginocchia sembrano di gelatina, e continuo a ripetermi di darmi una svegliata, lui con un passo felino allontana la sedia dal tavolo, posa una mano sulla mia schiena, facendomi diventare ancora più infuocata e nel frattempo gelida, e mi sorride mentre finalmente il mio sedere tocca la sedia. La vocina nella mia testa continua imperterrita ad urlare "scappa scappa scappa".
Lui ordina una bottiglia di prosecco e alza il calice facendo un brindisi alle mie gambe ancora integre scatenando l'ilarità delle mie amiche che sembrano anche loro diventate delle teenager e ciò non aiuta me a sembrare più composta.
Dopo aver buttato giù l'intero bicchiere di coraggio liquido la mia bocca decide di cominciare a parlare
《allora cosa fai nella vita a parte tentare di investire le persone?》
lui sorride scuotendo la testa e con la sua voce calma e sensuale mi dice
《 non me la perdonerai mai vero? Comunque sono un medico, quindi in teoria dovrei salvarle, non ucciderle, le persone.》
io bevendo ancora un po' di prosecco proseguo
《 da dove vieni? Insomma dal tuo accento capisco che non sei italiano, e che tipo di medico sei?》
ci manca poco che tiri fuori il quaderno degli appunti che uso durante la terapia e cominci a scrivere. Lui sembra non farci caso, oppure non lo disturba essere mitragliato di domande
《 sono americano, beh italo americano. Sono qui da non molto. Sono un chirurgo e fino a qualche settimana fa vivevo a Los Angeles. Tu invece che fai?》
fa tintinnare i nostri bicchieri, e mi accorgo di non aver prestato più attenzione alle mie amiche, che per quanto mi riguarda potrebbero anche essersene andate e non me ne sarei neanche resa conto.
《 Los Angeles? Wow e cosa ti ha portato qui a Milano? Io sono una psicoterapeuta e lavoro in un centro non lontano da qui con Lisa》
il suo viso si allarga in uno strepitoso sorriso e i suoi occhi diventano blu, di un blu profondo come se riuscisse a guardarmi dentro. Chiaramente siccome sono in modalità "adolescente on" il mio viso sono certa stia diventando di tutte le gradazioni di rosso possibile. Mai nessuno era riuscito a farmi abbassare lo sguardo, eppure lo distolgo per paura che effettivamente possa vedere il gran casino che ho dentro. Sono sempre stata una persona che ama il controllo, che non si lascia mai andare, per paura di farsi distruggere (ancora, aggiungerei) da qualcuno, o per paura di sentire il cuore spezzarsi e dover poi metterlo insieme con colla e scotch. Sembra non accorgersi del mio imbarazzo, oppure è solo un gentiluomo e non me lo fa notare, e continua a parlare
《una nobile professione, molto interessante e molto bella. Sono venuto qui per un'offerta di lavoro. Volevo cambiare aria》
so che c'è qualcosa che non mi sta dicendo, il mio fiuto da psicologa non mente mai, ma non ho voglia di indagare anche perché sono più presa dal fatto che riesca ad entrare nella mia testa. Le mie amiche intanto chiacchierano tra loro e finalmente anche con lui, facendogli una moltitudine di domande e ad ogni risposta vagamente interessante mi guardano facendomi l'occhiolino. A mezzanotte passata decidiamo che è giunta l'ora di andarcene così usciamo dal locale. Saluto le amiche che si dileguano come fossero inseguite da uno sciame di api e rimango sola con lui
《posso accompagnarti da qualche parte?Sei qui in macchina?Dove abiti, Federica?》
il mio nome sulle sue labbra è davvero sexy, soprattutto pronunciato con quell'accento americano! Sembra addirittura che lo sillabi apposta per farmi avere una scossa in tutto il corpo. Non sono abituata a qualcuno che mi chiama con il nome intero, di solito mi infastidisce parecchio, soprattutto perché mi ricorda di quand'ero piccola e combinavo qualcosa e i miei genitori urlavano il mio nome per intero per sgridarmi, ma sulle sue labbra anche un insulto sono certa starebbe bene. Comunque grazie al mio collaudato controllo riesco a rimanere seria e a non svenirgli tra le braccia come una principessa in difficoltà
《 ho la macchina qui vicino. Abito appena fuori Milano, a San Donato, conosci? Immagino di no. Tu dove abiti?》
dico cominciando a camminare
《 ti accompagno alla macchina così mi assicuro che nessun pazzo cerchi ancora di investirti. Stranamente conosco San Donato perché lavoro lì però abito in porta Venezia》
sorrido continuando a camminare e lo ringrazio. Siamo uno di fianco all'altra, parliamo del più e del meno e ogni volta che le nostre braccia si sfiorano mi sembra di trovarmi contemporaneamente al polo nord e al centro della terra. Arrivati alla mia macchina, tiro fuori le chiavi e schiaccio il pulsante per aprirla. Lui la osserva e vedo un punto interrogativo comparirgli sul volto
《una jeep?》
Non capisco perché tutti gli uomini si stupiscano che io, una donna, riesca a guidare una macchina grande, non ci vuole una scienza, né devo essere wonderwoman per farlo
《 eh già. È la mia macchina preferita da sempre e finalmente sono riuscita a prenderla》
esclamo orgogliosa del mio giocattolo rosso. Lui sorride e mi apre la portiera come fossimo in uno di quei vecchi film: e io che pensavo che la galanteria fosse morta da tempo. Lo guardo e comincio a giocherellare con le chiavi, come tutte le donne fanno al momento del saluto con un uomo, aspettandosi qualcosa.
《 vorrei rivederti Federica. Voglio il tuo numero》
non è una richiesta, sembra più un ordine, e io rimango di nuovo attonita per la sicurezza dimostrata da costui. Solitamente ho io il potere, o almeno penso di averlo, sempre, con tutti, ma con lui sembro una boa in balia delle onde.
《 ok ti lascio il mio numero》
dico facendo finta che me l'abbia chiesto e soprattutto sono le uniche parole che mi vengono in mente, devo resettare il cervello, per darmi un tono. Gli detto il numero, lui sorride e con un braccio mi tocca la schiena, si china verso di me e mi schiocca un bacio sulla guancia che mi fa arrossire di nuovo. Fortunatamente è inverno e ho il cappotto altrimenti sarei morta se mi avesse sfiorato la pelle, e dal suo sguardo capisco che ha notato l'effetto che mi fa. Salgo in macchina, accendo il motore, faccio "ciao" con la mano dal finestrino e parto. Per la strada mi accendo una sigaretta e comincio a fumare nervosamente per cancellare quei dannati occhi dalla testa e per riacquistare un certo controllo di me stessa." Dio come vorrei baciarlo" penso, ma poi scuoto la testa per mandare via quel pensiero. I 10 minuti di viaggio in macchina sembrano lunghi due ore, e finalmente parcheggio davanti alla mia casetta. È una piccola villetta, con un giardino abbastanza grande per far correre i miei due cani e una veranda coperta per far riposare la mia mente tutte le sere con un bicchiere di vino. Ho sempre desiderato una casa così, e sono al settimo cielo ogni volta che ci torno. Entro in casa, mi spoglio, infilo la mia tuta preferita che ha il potere di rilassarmi e mi dirigo in cucina per farmi una tazza di caffè bollente prima di andare a dormire: eh già io bevo caffè prima di andare a dormire, funziono al contrario, potrei provare la camomilla per svegliarmi! Mentre il bollitore scalda l'acqua, sento la suoneria di whatsapp e vedo un numero sconosciuto: " ciao federica" sono frastornata e prima di rispondere verso l'acqua in una delle mie tazze, ne ho un centinaio provenienti da tutti i paesi del mondo, metto due cucchiaini di caffè solubile e bevo un lungo sorso per poi digitare "ciao Riccardo". Tutto questo tempo per scrivere la cosa più banale del mondo, non dico che avrei dovuto inventarmi la nuova Divina Commedia, ma almeno qualcosa di più brillante sì. Lui non nota la mancanza di stile e risponde "cosa fai?sei arrivata a casa?", decido di attenermi alle domande visto che è già tanto che mi ricordi il mio nome " sono a casa e sto bevendo un caffè prima di andare a dormire" smaschero subito la mia dipendenza dalla caffeina, e mi butto sul divano morbido di pelle, per avere la sensazione di essere contenuta. Sono su di giri e non capisco perché, insomma è solo un uomo, non ha nulla di più affascinante degli altri. Le tecniche di auto convincimento di solito funzionano, ma i suoi occhi tornano alla mente e mi sento fottuta, letteralmente senza scampo. Il cellulare suona di nuovo " voglio un caffè anche io", siccome me l'ha servita su un piatto d'argento, non perdo tempo e rispondo " bene. Fattene uno!" La distanza permette al mio cervello di riacquistare il suo naturale distacco dalle situazioni emotivamente compromettenti. Ancora il suono del cellulare interrompe il fluire dei miei pensieri, davvero ben poco intelligenti "voglio berlo insieme a te. Da solo non ha lo stesso gusto!" Sta scherzando? Spero stia scherzando. Percepisco la sua arroganza attraverso il telefono e questo è ciò che mi serve per ottenere il mio solito distacco, così rispondo "boh, magari, un giorno, chissà, forse ne berremo uno insieme. Per ora sto apprezzando molto il caffè da sola. Buona notte"
Imposto la modalità silenziosa e mi metto a letto sotto le coperte: sa dio come ci sono arrivata in camera!
Solo per un attimo, un attimo di troppo penso a come sarebbe stato bello averlo nel mio letto. Lo so lo so, questo è l'inizio della fine.
Mai nessun uomo è entrato in casa mia, né l'avevo mai desiderato, perché quella era la mia oasi e se qualcuno fosse entrato l'avrebbe distrutta, contaminata come erbaccia, avrebbe lasciato qualcosa di sé in un posto solo mio. Ero solita non dormire con nessuno delle persone che avevo avuto negli ultimi anni, per non avvicinarmi troppo, per mantenere le distanze da tutti. La mia opinione è che il fatto di passare la notte con qualcuno renda tutto più intimo e difficile da superare nel caso in cui le cose vadano male, quindi di solito scappo in piena notte e torno nella mia oasi solitaria. La mia casa è tutto ciò che mi dà sicurezza, dove posso esprimere i miei sentimenti.
La mattina seguente mi dirigo al lavoro. Appena entro nel centro saluto Elena, la segretaria, che mi passa l'elenco dei pazienti di quella giornata. Saluto gli altri colleghi in cucina e vado nello studio di Lisa, che è proprio accanto al mio. Entro e mi lascio andare su una delle poltrone di pelle marrone davanti alla sua scrivania, lei distoglie lo sguardo dal computer e mi fissa
《 allora com'è andata col figone? È successo qualcosa? Dai dai racconta》
è curiosa e batte le mani sorridendo. Mi passo le mani tra i capelli, sospiro e
《mi ha accompagnata alla macchina, mi ha chiesto il numero e poi mi ha scritto in modo un po' arrogante e presuntuoso, come se pendessi dalle sue labbra. Ah mi ha salutata con un inutile bacio sulla guancia, ti sembra? che poi con solo quel bacio mi ha fatto tremare. Ahhhhh Sister dimmi cosa fare!》
sono partita dall'essere una donna delusa e infastidita all'essere in preda a una crisi di nervi. Lei è sempre stata la mia ancóra, mi riesce sempre a rassicurare e mi sento in pace e al sicuro.
《ottimo Sister! Almeno si sta comportando come dio comanda e non come un cretino qualunque. Comunque se ti ha fatto tremare con così poco pensa in altro cosa potrebbe fare!Cosa ti ha scritto?》
Scoppiamo a ridere, la mia tensione si allenta e sprofondo sempre più nella poltrona.
《mi ha scritto che avrebbe voluto bere un caffè con me, visto che gli ho detto che ne stavo bevendo uno. Però è stato un po' troppo autoritario, come se avesse voluto venire a casa mia così, su due piedi!》
《 beh bene che voglia rivederti e bene anche perché scrive in modo autoritario con te che sei solita svisciare come un'anguilla, o scappare veloce come un fulmine!》
Come mi conosce lei, nessun altro. Sa tutto di me e mi aiuta sempre a capire il perché delle mie azioni. Dopo 10 minuti di chiacchiere vado nel mio studio, accendo il computer e attendo il primo paziente. Al termine della seduta, presa dalla curiosità vado a cercare su google notizie su di lui, senza sapere il suo cognome, ma non è difficile trovarlo. Vedo una sua foto e cliccandovi sopra mi rimanda al sito del "Ospedale Wyatt". Mi focalizzo sulla sua foto, senza leggere altro perché sono rapita da lui con il camice bianco, lo stetoscopio al collo e gli occhi color ghiaccio. Immersa nei miei pensieri, sussulto sentendo la vibrazione del cellulare e rispondo senza guardare lo schermo
《pronto? Dottoressa Crespi》
《 ciao Federica》
" è lui!" Penso mettendomi una mano davanti alla bocca per paura che il pensiero sfugga alle mie labbra. Il sangue mi si raggela e sono più che certa che il cuore stia perdendo qualche battito. Cercando di ricompormi, mi schiarisco la voce, giusto per guadagnare secondi preziosi, e dico
《uhhh ciao Ric...ehm Riccardo. Come stai?》
《 chiamami pure Ric! Io sto bene, ma volevo sentire la tua voce. Ci vediamo?》
La mia voce? Cerca davvero di fare il romantico dopo 5 minuti che mi conosce? Pensa seriamente che questa tattica possa funzionare?
《ehm sì certo, potremmo vederci. Quando avevi pensato?》
Tralascio il fatto che volesse sentire la mia voce, altrimenti se ci avessi prestato più attenzione sarei scoppiata a ridere.
《pausa pranzo? Tanto il tuo centro è vicino all'ospedale》
Ecco l'ennesima frase che mi lascia assolutamente senza parole. Come fa a sapere dove lavoro? Cerco di ricordare le informazioni che gli ho dato, ma non ho accennato a dove si trovi il centro.
《come fai a sapere dove lavoro?》
《ho fatto una ricerca inserendo il tuo numero di cellulare》
Questa informazione dovrebbe tranquillizzarmi in qualche modo? O è uno stalker psicopatico che vuole sgozzarmi in un parcheggio o non capisco come mai tanta dedizione nel ricercarmi. Tutto ciò che esce dalla mia bocca è 《ah》. Anche io ho fatto una breve ricerca, senza trovare molto, o meglio ho fissato solo la sua immagine, ma lui è decisamente oltre i limiti consentiti. Sospiro e aggiungo
《ok per la pausa pranzo. Io non ho pazienti dalle 12 alle 13. Dove ci troviamo?》
《vengo io a prenderti. Ora vado in sala operatoria. A dopo》
E prima che possa salutarlo attacca. Corro da Lisa a raccontarle della telefonata e chiaramente è entusiasta. Solo lei ha la capacità di essere ottimista in ogni circostanza. Nelle ore successive vedo tre pazienti, ma non riesco a concentrarmi. Congedo il terzo alle 11.59 e mi rilasso un attimo sulla poltrona finché il telefono dell'ufficio suona
《ciao Elena dimmi》
《 c'è qui un uomo che chiede di te. Si chiama Riccardo, e per la cronaca è un figo da paura》
Sorrido perché so bene l'effetto che può fare alle donne visto che mi ha completamente rincretinita
《arrivo subito, e sì è da paura!》 e riaggancio.
Mi alzo, sistemandomi il tubino nero che indosso, prendo il cappotto color cammello, la borsa e mi dirigo verso l'atrio. Alla luce del giorno sembra ancora più bello: ha un completo nero, cappotto nero ed è così favoloso che per poco non cado per terra. Mi avvicino e sento la sua voce morbida dire
《ciao Federica 》
Riesco a fare una smorfia da imbecille e rispondere con un misero 《ciao》 per poi aggiungere 《ti prego chiamami fede》.
Si avvicina e proprio come la sera prima mi bacia sulla guancia, sussurrandomi all'orecchio 《ciao Fede》,mi posa una mano sulla schiena e apre la porta per farmi uscire. Ho bisogno del gelo invernale per riprendermi! Saliamo sul suo SUV e mi porta in un piccolo ristorante vicino. Seduti al tavolo comincia a parlare
《come procede la tua giornata?》
《bene grazie, ho avuto dei pazienti un po' complessi, ma va bene. La tua invece?》 evito di dire che non sono riuscita a concentrarmi perché pensavo a lui.
《bene, ho avuto un intervento e ho continuato a pensare a te》
Certo che lui non ha freni di alcun tipo e per poco non rimango con la bocca spalancata. Arrossisco e non riesco a dire nulla, rimango scioccata, ma grazie al mio solito controllo mi raccapezzo in una risposta
《mi fa piacere》 dico come se in realtà non me ne fregasse niente che mi ha pensato
《piacere? Tu non mi hai pensato?》
Ok quest'uomo ha la capacità di spiazzarmi con una cavolo di frase. Sono sempre stata abituata ad avere tutto sotto controllo, e mi rendo conto che in questo momento non ho proprio nulla sotto controllo, tutto mi sta sfuggendo di mano
《no perché avrei dovuto?》 sto gongolando dentro di me, sono fiera della mia risposta
《ti metto a disagio?》
Ha capito che la mia risposta non era per nulla vera. E ora? Fede pensa, pensa.
《ehm si un po'...》
La via della sincerità è sempre la migliore, qualcuno disse. In questo momento vorrei prendere quel qualcuno a calci nel sedere visto l'enorme imbarazzo che sto provando
《perché?》
Va di male in peggio la situazione. Che razza di domanda è "perché"? Se lo sapessi di certo non mi sentirei in imbarazzo presuntuoso che non sei altro. Ha un ghigno compiaciuto in faccia e vorrei dirgli di levarselo e invece il lato diplomatico ha la meglio e decido di non dargli tanta soddisfazione
《perché non sono abituata a persone così dirette》
《 dirette? Voglio solo dirti ciò che penso e sapere cosa pensi tu. Non mi va di girare attorno alle cose》
Il termine "senza parole" non rende l'idea di come mi senta. Mi sento minuscola, un moscerino pronto ad essere schiacciato contro il vetro.
《 a volte è difficile dire cosa si pensa a qualcuno che non si conosce》
《 quindi tu pensi sempre a cosa dire?》
《 si sempre》
《 e la spontaneità?》
《 è sopravvalutata》
Mi sto lasciando andare, il mio filtro sta svanendo e ho paura che potrei dirgli qualcosa che non ho assolutamente voglia di dire
《 sbagli secondo me. Voglio che tu sia spontanea con me》
Il suo tono autoritario mi fa venire i nervi e mi permette di mantenere la mia rigidità
《anche se lo vuoi non è detto che lo voglia io. E poi l'erba voglio non esiste nemmeno nel giardino del re》
Ci mancava che facessi anche la voce da bambina con questa citazione
《provaci o dovrò insistere》
Ma chi si crede di essere?
《 auguri》
Lui mi fissa come se volesse sfidarmi, sembra un braccio di ferro che non finirà bene, quindi decido di cambiare argomento
《come ti trovi a Milano?》
Dico sorridendo e mangiando l'insalata che ho di fronte
《 cambio di argomento? Va beh per ora bene, mi piace Milano》
《 ti manca Los Angeles?》
《 fino a ieri sera mi mancava》
Oh per piacere, queste carinerie mi fanno venire la pelle d'oca. Il problema è che sembrano sincere queste frasi dette da lui.
《 oh per piacere! 》 dico scoppiando a ridere e lasciandolo per una volta senza parole.
Dopo pranzo mi porta allo studio, salutandomi sempre con quell'insulso bacio sulla guancia e dice
《quando ci vediamo? Stasera?》
Faccio finta di riflettere e me ne esco con
《non lo so, insomma, anche stasera?》
Le mie amiche direbbero che sono insopportabile e potrei smorzare la corte anche di cupido con le mie frasi
《si anche stasera. Non vuoi vedermi?》
《 non fraintendermi, mi farebbe piacere vederti, ma due volte in un giorno mi sembra eccessivo》
《 allora ci vediamo stasera!》
Potevo anche evitare di rispondergli visto il risultato inconcludente che hanno avuto le mie parole. Mi sorride e prima che possa rispondergli salta in macchina e se ne va. Rimango come una cretina sulla soglia del centro e con un mucchio di domande che cominciano a balenarmi in testa, ma, sembra strano, la prima fra tutte è "perché cazzo non mi ha baciata?".
Corro da Lisa a raccontarle tutto e le chiedo perché secondo lei non mi ha baciata. La sua risposta è 《 magari vuole andarci piano》
《 ma quale uomo normale non bacia al primo appuntamento? Insomma sono forse da buttare via?》 e faccio una giravolta teatrale prima di buttarmi sulla poltrona. Mi tengo la faccia tra le mani e aggiungo 《 è strano Sister, ha qualcosa di strano》
《 tutti sono strani a modo loro》
Frase più banale non poteva dirla, ma capisco che non sa cosa pensare. Prima di uscire dal suo studio mi dice 《Sister vedrai che andrà bene, aspetta, no?》 annuisco e me ne vado.
Prendo il cellulare e vedo un suo whatsapp "a che ora finisci?". Sarei un'ipocrita se dicessi che non ho voglia di vederlo, ma la mia mente cerca in tutti i modi di non farmi acconsentire al suo invito, purtroppo la buona e vecchia curiosità ha la meglio così rispondo "alle 17" tempo 10 secondi e mi risponde " ok. Alle 17 sarò fuori dal tuo studio".
Metto il cellulare in borsa e cerco di concentrarmi sui pazienti del pomeriggio.
Alle 17 esco e lo vedo ad attendermi, mi sorride, usciamo dal centro, saltiamo in macchina e comincia a guidare.
《dove andiamo?》 gli chiedo
《 a berci qualcosa》 risponde lui sarcastico
《 beh questo l'avevo capito!》 e mi volto a guardar fuori dal finestrino.
Arriviamo in un locale e ci beviamo del vino delizioso e dopo un paio d'ore in cui parliamo del nulla decidiamo di andare via. Ogni domanda che riguarda la sua sfera personale la elude o mi risponde in modo vago. Sicuramente ha qualcosa da nascondere, e grazie a questo le mie difese sono più forti che mai.
Mi riaccompagna allo studio per riprendere la mia jeep, e quando siamo lì davanti mi aspetto il "famoso bacio" ma indovin indovinello? Nulla, solito saluto. Il mio viso cambia visibilmente e vorrei chiedergli spiegazioni, visto che inneggia alla spontaneità, ma non voglio passare dalla parte di quella assetata di sesso quindi non riuscendo a nascondere il fatto che sono scocciata, freddamente gli dico《ciao Ric》 e salgo in macchina senza voltarmi indietro
Arrivata a casa, mi metto in tuta, faccio correre i cani in giardino mentre vado in veranda, che è circondata da vetrate che danno sul giardino, stappo una bottiglia di vino, accendo il computer e dò inizio alla consueta videochiamata con le amiche.
Mentre sorseggio il vino mi sfogo con le amiche che non sanno cosa dire o cosa pensare del suo strano atteggiamento. Mi esortano a scrivergli per sapere e siccome il vino mi sta dando alla testa, vado a prendere il cellulare e vedo che c'è un suo messaggio. Guardo il Pc e urlo
《ragazze, mi ha scritto》
E loro in coro rispondono
《cosa? Oddio che emozione!》
《bah emozione. Comunque mi ha scritto " bellissimo stare con te. Che fai?" Cosa rispondo?》
Cominciano a fare ipotesi su risposte e alla fine la più gettonata è " sto videochattando con le amiche e bevendo vino. Tu?". Ripongo nervosamente il cellulare sul tavolo di vetro, guardo le amiche attraverso lo schermo e mi verso un altro bicchiere di vino che trangugio tutto d'un fiato. Nicoletta prende la palla al balzo e dice《dai teso, potrebbe andare bene. Almeno questo si fa sentire e sembra interessato》
Priscilla aggiunge
《 magari è timido. Devi dargli una svegliata tu》
E Lisa
《no basta. Non deve sempre raccogliere uomini a pezzi, deve aspettare che si sveglino da soli, mica sempre lei deve impegnarsi a capire》
Ascolto, annuendo, mentre loro analizzano la mia vita al microscopio citando tutti gli uomini assurdi, emotivamente non disponibili, carenti in tutto che avevo incontrato e che avevo cercato di capire facendo la psicologa anche nella vita privata, prima di fuggire via.
Suona il cellulare e sgrano gli occhi
《oddio oddio è lui!》 urlo di nuovo allo schermo
Sono su di giri, con il nodo allo stomaco e il cuore in gola, mi sento davvero un'adolescente e non una 29 enne quale sono.
《 mi ha scritto " ti piace il cibo cinese?", secondo me non legge ciò che gli scrivo visto che risponde cose a caso, che cavolo di risposta è?》
Le mie amiche ridono e alzano i calici in segno di assenso poi insieme
《 dagli corda, rispondi alla sua inutile domanda!》
Così digito la risposta " si mi piace molto. Sono vegetariana"
Spingo il cellulare sul tavolo e butto giù un altro bicchiere con le amiche. Guardo l'orologio e vedo che sono le 20.15, e mi rendo conto che stiamo parlando da più di un'ora, come tutte le sere e quella routine è la perfetta conclusione di ogni giornata. Fino a quel momento non ho mai sentito la necessità di fare altro in quell'ora se non parlare con loro, e sinceramente anche ora penso non ci sia nulla di più bello anche se una piccola parte di me vorrebbe essere da qualche parte a baciare quell'uomo. Verso le 20.30, mentre parlo ancora con le amiche il citofono suona
《 ragazze mi hanno citofonato, aspettate un attimo》
Mi alzo dalla sedia e vado verso la cucina
《 chi è?》 dico all'apparecchio
《 sono io Fede!mi inviti ad entrare?》
Non ci posso credere, è lui, nella mia oasi, dove nessun uomo da quando ci abito è mai entrato, perché non ho mai voluto e lui ora, è davanti al mio cancello. Le dita cominciamo a tremare
《 ehm si certo. Ti apro》 penserà che soffra di balbuzie visto che non sono in grado di parlare.
Corro al Pc 《 ragazze è lui, è qui, oh dio, sta entrando in casa mia! Ora scappo poi vi aggiorno!》
Tutte spalancano gli occhi e riescono solo a mugugnare un saluto prima che spenga il computer. Corro alla porta e mi guardo allo specchio vicino all'ingresso notando che sono in tuta e struccata e non ho tempo per darmi una sistemata. Mi slego i capelli, come se possano farmi apparire più decente di quello che sono e apro la porta.
《 ciao! Che sorpresa. Che ci fai qui?》 dico con un sorriso a 900 denti.
《 spero sia una bella sorpresa. Ho portato del cibo cinese da mangiarci insieme》
Non capisco perché abbia bisogno di continue rassicurazioni. Voglio dire se ti rispondo ai messaggi, ti faccio entrare in casa mia, sono uscita con te due volte in un giorno è ovvio che sia una bella sorpresa,no? Mi allontano dalla porta per farlo entrare
《 ma come sapevi il mio indirizzo?》
《 ti ho seguita ieri a casa per assicurarmi che tornassi sana e salva》
《 non sono cose da dire se non vuoi apparire come uno stalker!》
Lui ride ed entra in casa. I miei cani di solito scorbutici con chiunque gli saltano addosso come se avessero visto la madonna. Gli spiego che il pastore australiano si chiama Angel, mentre il rough collie si chiama Seeley.
《 che bella casa che hai》 dice guardandosi intorno
《 grazie. Vieni ti faccio fare il giro. Allora come vedi c'è la sala e la cucina a vista 》 e muovo le braccia ad indicare lo spazio attorno a noi 《li c'è la porta finestra che da sul patio con il dondolo e in giardino, mentre qui 》 e mi muovo verso destra 《c'è la  veranda. Dall'altra parte della sala invece c'è la mia camera e il bagno》 e gli apro le porte per fargli vedere 《 queste scale invece portano in mansarda dove c'è un open space e un bagno, ma non ci vado mai!》《 molto molto accogliente questa casa. Allora dove vuoi mangiare?》 e mi fissa con i suoi cazzo di occhi di ghiaccio che penso mi possano tagliare in due.
《 possiamo mangiare sul bancone o in veranda, scegli tu. Intanto prendo da bere》《 in veranda direi. Ti aiuto!》
Si avvicina alle mie spalle mentre apro un pensile in alto per prendere piatti e bicchieri, lui dietro di me alza le braccia per prendere le cose mentre il suo petto si attacca perfettamente alla mia schiena tanto da farmi sussultare. Il suo profumo è afrodisiaco, o forse è solo il vino che mi sta facendo perdere la testa.
Mi giro appena con la testa e i nostri occhi si fissano così intensamente che penso davvero possa leggere i miei pensieri. Andiamo in veranda, ci sediamo ai lati opposti del tavolo, uno di fronte all'altra, stappa una bottiglia di vino, versa un bicchiere e facciamo tintinnare i calici guardandoci e sorridendo.
《 allora parlami della tua famiglia》 dico io cogliendo l'attimo
《 non c'è molto da dire. Vivono a LA e io qui. Ho una mamma, un papà, un fratello e una sorella. Sono, beh sono carini. La tua?》
Risposta più vaga non poteva darmela, ma decido di ignorare e rispondere
《io ho un fratello fantastico di nome Stefano e siamo molto legati.Vive con la sua fidanzata e lavora in sanità.Ho anche una mamma,un papà, le amiche e i miei cani》
《 mi piacerebbe conoscere tuo fratello》
《 si magari in un'altra vita》 rispondo ridendo
《 perché dici così?》
《 si chiama "fare una battuta"》
Solitamente non presentavo mio fratello a nessuno per evitare di farlo entrare nella mia incasinata vita amorosa. Siccome non voglio rimanere sull'argomento, sorseggio il vino e sorridendo chiedo
《 tu hai degli amici qui?》
《 sempre la tattica del cambio argomento usi, eh? Comunque si ho dei colleghi, che conosco da parecchio tempo perché ho lavorato a Roma durante la specializzazione e alcuni vivevano lì.》
《wow che bello! Ah comunque non so ancora quanti anni tu abbia》
《 ho 36 anni. Troppi?》
《 no perché?》
《 magari pensi sia troppo grande per te!》 dice sorridendo
Scrollo la testa più in segno di disapprovazione per il suo ghigno che per la frase in sé e gli chiedo se vuole un caffè
《 certo. Così finalmente potrò bermi un caffè con te!》
Tralascio di ricordargli che ci conosciamo da un giorno e che quindi è normale che non ci siamo ancora bevuti un caffè insieme, e riempio il bollitore. Lui prende il mio iPhone e fa partire la musica dalle casse che ho installato per tutta la casa. È così schifosamente attraente con un semplice paio di jeans che gli mettono in risalto il fisico asciutto e tonico, una t shirt un po' aderente e una grossa felpa verde con il cappuccio. Sembra più giovane rispetto ad oggi che aveva un completo elegante. Ciò che mi lascia sconcertata è il fatto che non riesco a capirlo, ed è una situazione fuori dal normale, mi fa sentire impotente e mi ero ripromessa che non avrei più permesso a me stessa di sentirmi così, non dopo quello che mi era successo.
《ti va di ballare?》
La sua voce mi riscuote dai miei brutti pensieri
《ballare? Qui?》 rispondo con la bocca aperta
《 certo. Dai vieni, balliamo!》
Mette una canzone di Paul Anka e mi allunga una mano prendendo la mia e tirandomi a sé;mi tiene una mano sulla schiena e l'altra intrecciata alla mia sul suo petto, i nostri occhi si guardano e penso che forse mi bacerà ora, forse è il momento buono. Non mi piacciono queste situazioni così intime e romantiche, le ho sempre escluse, frequentavo qualcuno, concludevo e poi ognuno per la sua strada, cosicché evitavo di soffrire. La mia vita sentimentale degli ultimi anni sembrava una sala operatoria: sterile, asettica, fredda. Dopo un po' che balliamo e visto che non mi ha baciata appoggio la testa al suo petto, ascoltando i battiti del suo cuore, i pettorali sotto la t-shirt e il suo respiro. Mi alza il viso, mettendomi una mano sotto il mento e dice
《stanotte dormo qui!》
Per poco non cado a terra dallo shock. Lo allontano e con la voce molto più stridula di quello che vorrei dico
《cosaaaaa?》
《 stanotte dormo qui》ripete calmo e sorridente
《 non ci siamo ancora neanche baciati, cosa di cui dovremmo parlare, e già pensi di stare nel mio letto? Ma ti ascolti quando parli?》
Finalmente mi sembra di aver riacquistato il mio consueto potere, d'altronde quando si parla della mia casa e della mia sicurezza personale niente e nessuno può battermi. Mi sento forte, sicura e nessuno può farmi traballare. Mai e poi mai avrei fatto dormire qualcuno nella mia casa, nel mio letto poi. Purtroppo però la mia sicurezza e stabilità sono solo fumo negli occhi, e lui si prepara ad abbattermi come se stessimo giocando a battaglia navale
《 io non voglio baciarti. Voglio dormire con te. Mi ascolto quando parlo e credo di essere ragionevole nel chiederti questo, non si può dire lo stesso di te》
Colpita e affondata. Per un secondo penso anche di sentire lo "splash" del mio cervello nell'acqua.
《 ragionevole? Ti sembra ragionevole autoinvitarti a dormire con me? E comunque perché non vuoi baciarmi?》
So che quella domando lo ha spiazzato, non si aspettava tanta spontaneità da parte mia, e aggiungo 《 perché sei qui allora?》
《 mi sembra molto ragionevole voler dormire con te! Voglio baciarti ma non adesso. Tutto a suo tempo. Adesso voglio dormire con te》
Secondo "splash" il cacciabombardiere è affondato insieme alla mia capacità di esprimermi a parole. A quel punto tanto vale essere sincera,magari desiste se lo sono.
《 non ho mai permesso a nessuno di dormire qui. Quindi perché dovresti poter restare? E non dire la cazzata " ah ma io sono diverso"》
《 ma io lo sono davvero. Comunque meglio che non ci sia mai stato nessuno, sarà ancora più stimolante》
Stimolante?ma gli step che le persone normali seguono? Sempre io, sempre io devo trovare le persone più strane e bizzarre del pianeta, e ciò che è peggio è che questa volta era venuto a bussare alla mia porta,letteralmente.
《 normalmente il dormire insieme viene dopo》
Cerco di arrampicarmi sugli specchi con poco successo
《io non faccio le cose perché è così che bisogna farle. Faccio ciò che rende felice me, e dormire con te è ciò che voglio》
《 forse rende felice te ma non me!》
Tutto questo suo comportamento mi sembra più una tattica che una cosa spontanea. Proprio lui che parla tanto di spontaneità è il primo che calcola ogni sua mossa. Maledetto.
《 come sai che non sarai felice domani?》
Fede pensa pensa pensa
《 non mi piace dormire con qualcuno, non mi piace stare abbracciata nel letto con qualcuno e di sicuro non mi piacciono le coccole. In più io tendo a scappare》
《 con me ti piaceranno tutte quelle cose e poi non puoi scappare da casa tua. Vado a prendere la mia borsa in macchina》
Ho la forte tentazione di chiudere a chiave e non farlo più entrare, ma non posso essere scortese. Quindi è arrivato qui con le cose pronte in macchina? Sapeva già che mi avrebbe convinta? Mi sento priva di ogni potere decisionale.
Rientra in casa appoggiando un borsone da palestra nero vicino all'ingresso. Io, facendo finta di niente, vado in veranda, mi accendo una sigaretta, sedendomi su una sedia a dondolo, e guardo dritto fuori dalla finestra verso l'albero di mele, spoglio, del mio giardino.
Ho le ginocchia rannicchiate al petto con un braccio per tenermele, come per proteggermi, la schiena appoggiata allo schienale morbido e il fumo che esce dalla bocca. Mille pensieri mi frullano nella testa e sono terrorizzata all'idea di passare la notte con qualcuno, di dividere il mio letto con un'altra persona. Mi accarezza i capelli e girando il viso incontro i suoi occhi che mi sorridono. Prende l'altra sedia a dondolo e mi passa una tazza fumante di caffè. Rimaniamo in silenzio per almeno quindici minuti finché
《andiamo a dormire. Sono le undici passate, io domani mi sveglio presto e cercherò di non disturbarti》
Dice alzandosi in piedi e allungandomi una mano che prendo con uno sforzo incredibile, manco avessi corso la maratona. Non dico nulla, vado in bagno a lavarmi e poi mi infilo sotto le coperte senza aspettarlo: mi sono arresa, sento di non aver più nulla da dire. Sento il peso del suo corpo sul materasso, le sue braccia che mi stringono e una sua gamba tra le mie. Mi dà un bacio sul collo e mi sussurra《buona notte fede,vedrai che ti passerà la voglia di scappare con me》. La sua presunzione mi dà il volta stomaco, non sa niente di me eppure pensa di riuscire a domarmi come un cavallo selvaggio. Rispondo solamente 《buona notte》 e crollo in un sonno profondo, pieno di sogni, ansie, agitazione. Sento che lui è sempre abbracciato a me e mi sembra strano, un po' soffocante per i miei gusti, ma mi trovo a mio agio. Quando suona la mia sveglia, mi giro e vedo che lui non c'è più. Tiro un sospiro di sollievo, vado in cucina e trovo un post it " sei bellissima quando dormi. Buona giornata". Ripongo il post it in un cassetto, bevo un caffè e mi preparo per andare al lavoro.
Come sempre appena arrivata al centro mi precipito da Lisa a raccontarle tutti i dettagli
《ma questo è fuori! Tutti strani tu, eh?》 dice dando voce ai miei pensieri  e poi aggiunge 《 però almeno nella sua stranezza è affascinante!》.
La giornata passa velocemente e torno a casa presto. Durante la solita videochiamata con le amiche racconto tutto anche alle altre che rimangono senza parole. Cercano, invano, di trovare una spiegazione, ma non si può razionalizzare l'operato di un pazzo, e infatti ogni loro tentativo ci fa ridere. Nicoletta infine chiede 《 oggi l'hai sentito?》 e io rispondo 《 si mi ha scritto che aveva parecchi interventi e altre cose del genere 》
E Lisa chiede 《 ma non ti ha chiesto un altro appuntamento?》
Io scuoto la testa e sento un groppo alla gola, ma cerco di non scoppiare a piangere. So che è stata una pessima idea quella di farlo rimanere a dormire ma, oramai, il danno è  stato fatto. Verso le 21, dopo la video chiamata, mi sdraio sul divano a guardarmi qualche puntata dei miei telefilm. Il citofono mi distoglie dallo schermo e mi trascino a rispondere
《chi è?》 chiedo con voce stanca
《 sono io》
Chi poteva essere se non lui? Che domanda idiota? Mi chiedo perché non gli abbia direttamente dato le chiavi. Apro la porta e torno a sdraiarmi sul divano. Alzo la mano per salutarlo, senza proferire parola, anche perché in testa mi ronzano solo una serie di insulti che non si addicono ad una donna, lui lascia cadere la borsa, si toglie il cappotto e la giacca dell'abito, e ancora in pantaloni, camicia e gilet viene a sdraiarsi sul divano con me. Appoggio la mia testa sul suo petto, in segno di resa, e mi accarezza i capelli. Parliamo delle nostre rispettive giornate e poi andiamo a dormire nella stessa identica posizione della sera precedente, senza neanche un cazzo di bacio.
Mi sveglio molto riposata, vado al lavoro e passo la giornata ad ascoltare pazienti. Alle 15 squilla il telefono dello studio
《Elena dimmi》
《 è arrivato un mazzo di fiori per te. Te lo porto?》
《 si si certo, grazie!》
Perché non avevo pensato allo step fiori? Ah che stupida che sono. Elena entra con un gigantesco mazzo di girasoli e margherite, i miei preferiti ovviamente. Mi chiedo chi abbia pagato per scoprirlo. Tra i fiori c'è una busta con un biglietto dentro " dormire con te è la sensazioni migliore del mondo. È meglio del bacio che volevi o no? A dopo"
Ma è deficiente? Decisamente troppo sdolcinato e ancora una volta presuntuoso. Come può pensare che sia meglio dormire insieme piuttosto che baciarsi? Mi viene il dubbio che abbia dei problemi là sotto. Prendo il cellulare e gli scrivo " grazie per i fiori. Per quanto riguarda la risposta alla tua domanda, credo che preferirei il bacio, almeno prima che sia troppo tardi".Riprendo a lavorare fin quando il telefono fisso comincia a suonare, ma non riconosco il numero
《 pronto? Dott.ssa crespi chi parla?》
《 sono io》
Beh certo e chi se no? È inutile che continui a fare queste domande idiote.
《 ciao Ric. Dove hai trovato questo numero?》
《 ho le mie risorse fede. Allora cosa significa " prima che sia troppo tardi"?》
Ho la sensazione che ci sia una mia cartella con tutti i miei dati personali, non mi stupirebbe se avesse anche i dati della carta di credito. Maledico me stessa per avergli mandato quel messaggio e lui per non avermi risposto, ma aver sentito l'impellente esigenza di chiamarmi.
《 significa che più il tempo passa senza che senta che sei attratto da me, più io mi stanco》 penso di essere stata abbastanza chiara nell'esprimermi.
《 invece penso che lo desidererai ancora di più. Perché sprecare tutto subito quando invece potremmo rendere tutto ancora più coinvolgente?》
《 e la spontaneità?》
《 qualcuno mi ha detto che è sopravvalutata》 dice ridendo
《 va beh vedremo》 rispondo sospirando scocciata
《 cosa c'è che non va fede? Pensi che io non ti desideri?》
《 beh in effetti il pensiero mi ha sfiorato la mente》 dico sarcastica
《 non ho mai desiderato qualcuno quanto te》
《 continuo a non capire il tuo gioco》
《 non è un gioco》 dice alzando il tono della voce
Di certo non ho voglia di discutere al telefono di un bacio, quindi ritraggo gli artigli
《ok》 rispondo semplicemente e sento il suo respiro
《 ok? Non dici altro?》
《 non dico altro. Devo andare 》
E attacco il telefono senza sentire la suo risposta. Corro da Lisa a chiedere consigli
《 oh Sister perché fa così? Cosa diavolo significa?》
Lei sprofonda nella poltrona
《 magari ha qualcosa che lo frena. Avrà un passato, boh, dei problemi. Non lo so. Forse, è solo un coglione!》
Scoppio a ridere perché ha ragione, come sempre. Mi porta un caffè e parliamo di lavoro fino alle 18.
Vado a casa, esco in giardino a giocare con i cani per un'ora finché il freddo non diventa pungente e sono costretta a rientrare e iniziare la consueta videochiamata.
Alle 21.30 arriva lui, ma questa volta mi sono preparata, quindi indosso dei leggins, una canottiera bordata di pizzo e sopra una felpa aperta. Sono leggermente truccata e quando apro la porta gli sorrido a 300 denti. Lui rimane quasi a bocca aperta e spalanca gli enormi occhi azzurri 《sei bellissima!》 dice spontaneo. Evidentemente gli piaccio di più vestita con i leggins piuttosto che con gli abiti da lavoro. Gli offro un bicchiere di vino, che accetta volentieri e parliamo per un po' senza però darmi mai delle risposte che me lo facciano conoscere meglio.
Al suo 《 andiamo a dormire》 mi alzo dal divano e mi dirigo in stanza. Appena dentro mi prende la felpa per togliermela e mi giro a fissarlo. Un istante.... I nostri occhi fissi gli uni negli altri, le mie braccia lungo i miei fianchi, le sue mani ai lati della mia felpa che si spostano verso il mio viso mettendomi i capelli dietro le orecchie, e poi scendono di nuovo sulla mia felpa tirandomi a sé, fortemente e baciandomi. Le nostre labbra unite appassionatamente, le lingue si sfiorano per la prima volta, così assetate, così perfette. Le mie mani si spostano sul suo viso, tra i suoi capelli, sul suo collo e i nostri corpi aderiscono sempre più. Sento i battiti dei nostri cuori aumentare, e il respiro cambiare e l'unica cosa a cui riesco a pensare è a lui nudo che fa sesso con me. Non ho più fiato, i suoi baci sono senza tregua, finché all'improvviso si stacca e dice ansimando 《 no non possiamo. Non doveva andare così . Cosa mi stai facendo?》cerca di afferrarmi ancora, ma mi sposto sedendomi sul bordo del letto 《 cosa non doveva andare? Cosa avremmo dovuto fare?》
Lui si siede accanto a me appoggiandomi una mano sulla coscia 《 non era così che doveva succedere,volevo aspettare un po', ma cazzo, ti desidero così tanto》
Mi stende sul letto e si mette sopra di me ricominciando a baciarmi con passione, come se volesse solo me. Comincio a toccargli la schiena scolpita, i bicipiti tesi, mentre lui infila una gamba tra le mie per separarle, e passa le mani lungo i fianchi, sul collo. Il desiderio sta scoppiando così comincio a sbottonargli la camicia, gliela sfilo dalle spalle buttandola in terra; finalmente posso vedere il suo petto, i suoi muscoli contratti, la sua vita stretta e il segno delle anche che tanto mi fa impazzire. Mi sfila la felpa, mi toglie la canottiera e rimango in reggiseno nero di pizzo che mette in risalto il mio seno abbastanza grande. Comincia a baciarmi il collo, la clavicola, la parte superiore del seno, mentre le mie mani sono sulla sua schiena nuda, sul suo sedere fasciato dai jeans. Sento di volerlo di più, ora, qui, nel mio letto, ma all'improvviso, si solleva dal letto in tutta la sua bellezza e come un fulmine a ciel sereno dice
《 non possiamo, non posso》
Si infila la camicia veloce. Rimango  senza fiato, sdraiata, sentendomi brutta, poco desiderata, una schifezza. Per quanto avessi sofferto nella mia vita, non mi ero mai sentita così degradata;mi viene da piangere, ma cerco di trattenere le lacrime perché per nessuna ragione al mondo gli darò la soddisfazione di vedermi crollare. Mi infilo la felpa,esco dalla stanza lasciandolo in piedi davanti al letto, vado verso la porta di casa spalancandola
《 vattene. Adesso》
Lui si avvicina con lo sguardo stupito e triste
《 no non me ne vado. Parliamo》
Il suo tono da padrone del mondo non attacca con me in questo momento
《 adesso》 urlo e sento le lacrime pizzicarmi gli occhi. Li chiudo,respiro e riaprendoli vedo che sta uscendo di casa. Sbatto la porta e mi rifugio in camera, buttandomi sotto le coperte e cominciando a piangere. Sono arrabbiata, ferita, Confusa, triste. Provo tutto e non posso sopportare tutte queste emozioni, non ne sono capace, mi manca il respiro. Prendo il telefono e chiamo Lisa
《 Sister cosa succede?》 mi chiede non appena sente i singhiozzi
《mi ha trattata male... Ha fatto...》non riesco a finire neanche una frase
《 vengo da te?》 chiede preoccupata
《 si Sister ti prego!》
Dopo aver riattaccato ricomincio a piangere. Sono le 23.30 ma non ho sonno, non riesco a dormire per via di ciò che è successo. Sento la porta di casa aprirsi e Lisa parlare
《Sister eccomi, dove sei?》
Riemergo dalla stanza con le guance rigate dalle lacrime, gli occhi gonfi e sento i miei singhiozzi
《oddio Sister che ti ha fatto?》 esclama preoccupata
Viene verso di me, ricomincio a piangere ancora più forte, mi fa sedere sul divano e va a prendere una bottiglia di vino dalla cantinetta che ho in cucina
《beviamo per dimenticare Sister?》 chiede sorridendo e brandendo la bottiglia come fosse un trofeo.
Sorrido anche io tra le lacrime e bevo un sorso, cominciando a raccontarle tutto ciò che era successo. Dopo aver terminato il racconto, mi guarda seduta sul divano con una mano sotto il mento e vedo i suoi occhi allungati che sembrano tristi; è così empatica, sente quello che provo io, lo capisce e vedo che nella sua espressione c'è qualcosa di strano, rassegnazione forse, oppure capisce di essersi sbagliata nel giudicarlo bene, è come se la sua fiducia nei confronti del genere maschile sia volata via.
《Sister non so cosa dire. Mi dispiace tanto. Forse ha avuto qualcosa nel suo passato, forse gli è successo qualcosa, forse ha paura. Forse non lo so, Sister》 dice in tono triste
《 sicuramente gli sarà successo qualcosa, ma anche a me, eppure l'ho accolto qui, nella mia casa, nel mio letto. C'ho provato davvero questa volta, Sister》 e ricomincio a piangere
Verso le 2 di notte andiamo a letto, ma non riesco a chiudere occhio e quando suona la sveglia sono sollevata al pensiero che sia venerdì. Andiamo al lavoro insieme e verso le 17 scrivo a Nicoletta e Priscilla per metterci d'accordo per la serata; invito anche Elena, la segretaria del centro, e Sofia la ginecologa con cui lavoriamo io e Lisa. Ho voglia di divertirmi e dimenticare tutto, non gli permetto di farmi passare un'altra serata tra le lacrime, non sono il tipo. Non mi ha scritto per tutto il giorno, né mi ha chiamata e da un certo punto di vista sono sollevata all'idea di non vederlo più, e soprattutto non ho voglia di discutere della sera prima, sono così imbarazzata, mi sono sentita come se fossi stata nuda di fronte a una platea di preti!
Alle 20 le amiche arrivano a casa mia per cena, per cominciare la serata; siamo circa dieci donne che ridono, spettegolano e bevono. Forse, dovremmo andare agli alcolisti anonimi viste le quantità di alcool che stiamo bevendo in questi giorni.
Alle 23 decidiamo di uscire e andare a ballare in un disco pub: sono bellissima, ho un tubino nero aderente, un copri spalle color oro, un paio di stivali alti sopra il ginocchio con i tacchi, trucco leggero con matita, eye-liner e mascara così da mettermi in risalto i grandi occhi verdi stanchi. Mi sono lisciata i capelli biondi che mi arrivano quasi al sedere e sono pronta, mi sento pronta a tutto. Forse, però, sono solo piena di alcool, da qui la necessità di andare agli alcolisti anonimi.
In discoteca cominciamo a ballare, bere, ridere, ma sento vibrare il cellulare che prendo sopra pensiero e rispondo
《 prontoooooo》 urlo a tempo di musica
《 ciao》 ohhh è lui, la sua voce profonda mi colpisce come un treno
《 cosa vuoi?》 il mio tono sbarazzino di un secondo prima è volato via ed è stato rimpiazzato da un tono gelido. Grazie difese
《 sentire la tua voce 》 risponde come se fosse la cosa più normale da dire dopo ieri sera. Bastardo maledetto!
《io non so se voglio sentire la tua. Anzi ne sono più che certa!》 rispondo sempre più acida
《 dove sei fede?》 il suo tono cambia e sembra sia quasi arrabbiato. Di cosa? Che sono fuori e non a piangere per lui? Vorrei investirlo con la macchina in questo momento
《 fuori con le amiche》 sento la mia voce e capisco di non essere per niente sobria
《sei ubriaca? Dove sei? Anche io sono fuori. Dimmi dove sei!》
《 sono al "disco pub"》 e attacco tornando in pista con le amiche a ridere e ballare.
Un ragazzo molto bello si avvicina per ballare con me e, tenendomi le mani sui fianchi alle mie spalle, comincia a muoversi. All'improvviso non sento più la presenza di quel ragazzo, ma sento una scossa lungo la mia schiena, mi giro e vedo Ric che ha allontanato il ragazzo e mi sta osservando visibilmente scocciato, dall'alto del suo cazzo di piedistallo. Chi si crede di essere?
《 cosa diavolo ci fai qui?》 dico urlando sopra la musica
Lui mi prende per un polso trascinandomi via
《 volevo vederti! Sono qui con degli amici. Dovevo vederti. Immaginati la mia sorpresa quando ti ho visto attaccata a quello》 e alza la voce arrabbiato indicando la folla.
Questa sua vena di gelosia, mi dà potere, mi sento più sicura, come se fossi io sul piedistallo
《la vita ci sorprende sempre!》 dico ridendo
《 non prendermi in giro fede! Perché stavi ballando con uno?》
I suoi occhi sembrano davvero scuri di rabbia, il suo viso si è irrigidito e la cosa mi diverte parecchio
《 non sono affari tuoi con chi ballo o perché lo faccio!》 dico con tono altezzoso, buttandomi i capelli dietro le spalle. Mi giro e faccio per allontanarmi quando mi afferra di nuovo il polso e mi tira a sé baciandomi così intensamente che sento il mio corpo sciogliersi, e i miei buoni propositi evaporare nel nulla. Ha le mani strette intorno ai miei polsi che tiene sul petto, mentre mi bacia come se volesse divorarmi. Mi allontano, tenendolo con una mano a distanza
《 non puoi fare così Ric! Non puoi baciarmi e andartene, cercarmi, baciarmi solo perché sto ballando con qualcuno e ora che farai? Il tempo di andare in bagno e sarai già scappato?》 dico gesticolando davvero tanto e alzando la voce sempre più
《 io non me ne sono andato, tu mi hai cacciato. Ti desidero così tanto che ho mandato a monte i miei piani!》 dice passandosi  una mano tra i capelli, come fosse frustrato.
《 i tuoi piani? I tuoi piani?》 sono sconvolta, ho gli occhi che mi luccicano dalla rabbia.
《 i miei piani di andarci piano, di farti arrivare al punto che non avresti desiderato altro se non me, le mie labbra, il mio corpo》 e mi sfiora un fianco facendomi irrigidire e fare un passo indietro 《 poi invece tutto è andato a puttane perché tu sei così 》 e indica il mio corpo per intero《e io non riesco a starti lontano, non penso ad altri che a te》
Quelle parole mi fanno male. Certo che lo voglio, ma è davvero tutto un gioco il suo.
《quindi volevi farmi impazzire e basta? Perché?Per farmi poi soffrire?sei un sadico!》 e faccio per andarmene ma chiaramente stasera non ho la facoltà di scegliere di muovermi
《 no no per averti tutta per me, per far si che non desiderassi nessun altro》
《 tu sei malato! Vuoi farmi diventare il tuo cagnolino, mentre tu puoi farti altre? Allontanati da me Ric》
Dico spingendolo via. Sono furibonda, sento il fumo uscirmi dalle orecchie, gli occhi che diventano brace, la testa pesante e il cuore leggero perché le mie barriere protettrici stanno risalendo e mi stanno allontanando emotivamente dal quella situazione.
《 no fede. Non capisci. Per far si che non mi lascerai. Per avere il potere. Non ho mai pensato ad altre, non ho mai avuto più di una donna contemporaneamente, ma non ho mai desiderato nessuno quanto te, mai! Non vedi quello che mi hai fatto in pochi giorni? Non lo vedi?》
Mi attira a se baciandomi ancora e sempre più forte, per non lasciarmi andare via. Mi sfiora lungo la schiena e io lo desidero, lo voglio, ma lo allontano comunque
《 questo non ti rende meno malato!》
《 lo so lo so ma tu...》
《 io cosa? Tu vuoi il potere giusto? Il potere per essere quello che alla fine lascia senza soffrire, per essere quello che viene amato? Hai sbagliato persona mio caro, io non ho niente da dare anche se lo volessi》
《 lo so che è brutto, ma è quello di cui ho bisogno. Ho bisogno che tu abbia bisogno di me! Tu, tu invece, sei tu ad avere il coltello dalla parte del manico, non io! Prenderò tutto ciò che potrai darmi, non voglio niente di più》
《 sei pazzo! Davvero! Io non ho niente da darti, e di certo non voglio aver bisogno di te》
《 accetterò il niente che mi darai! Ora ti prego, possiamo andarcene?》
《 no.non andiamo da nessuna parte. Io sto qui con le mie amiche, e vorrei conoscere i tuoi amici!》
《 ok sei tu che comandi!》 dice fingendo un inchino.
Mi prende per mano, faccio cenno alle amiche, e andiamo nel zona VIP, dove c'è un gruppo di ragazzi eleganti che bevono champagne, ridono e parlano. Ci avviciniamo e Ric dice
《 ragazzi lei è Federica》
Tutti si voltano, sono circa otto, facendomi sentire in imbarazzo  e mi salutano cordialmente, finché uno di loro si alza e mi stringe la mano
《 ora capisco. Sei davvero bellissima.》
Capisco cosa? Bah è inutile parlare in questo momento anche perché sono diventata rossa per il complimento
《ehm grazie. Piacere mio》
Ric guarda il suo amico
《giù le zampe!》 dice a denti stretti ma sorridendo.
Le mie amiche si avvicinano, ci sediamo tutti insieme e comincia il giro di presentazioni, di cui non ricordo neanche un nome, so solo che Sono tutti medici dell'ospedale dove lavora Ric. Seduti al tavolo mi tiene una mano intrecciata alla sua, sulla sua gamba, sfiorandomi le nocche con le dita. Verso le 4.00 decidiamo di andare via, quindi saluto le amiche, ci dirigiamo verso il suo Suv e mentre guida si volta chiedendomi
《adesso dove vuoi andare?》 i suoi occhi di ghiaccio sono talmente intensi che capisco voglia sbattermi contro un muro e prendersi il mio corpo. Facendo finta di niente rispondo
《io voglio andare a casa mia》
《ok allora andiamo a casa tua》 risponde sorridendo
《no ho detto che io voglio andare a casa mia. Tu mi accompagni, ma non sei invitato!》 e incrocio le braccia al petto come una bambina che si impunta su un argomento
《perché non mi vuoi in casa tua?》 chiede preoccupato
《 perché hai detto che vuoi andarci piano e so che se fossi in casa mia io non vorrei andarci piano, ma visto come è andata l'ultima volta, non voglio che capiti ancora!》
Evidentemente soffre di amnesia, visto che non si ricorda di avermi mollata mezza nuda sul letto.
《ti ho già detto che le mie regole con te sono andate a farsi fottere. Ti voglio fede. Per favore fammi dormire con te》
Ha lo sguardo da cucciolo supplichevole, ma in questo momento non attacca
《non volevo che scombussolassi le mie di regole, eppure l'hai fatto comunque e non voglio farti sentire come mi sono sentita io, quindi voglio che rispetti le tue regole, direttive, o qualunque cosa siano. Voglio dormire da sola,nel mio letto!》
《 ok. Comunque a me non importano più le mie regole e spero che non stia troppo male per il fatto che ti abbia scombussolato》 siamo davanti a casa mia e mi bacia dolcemente sulle labbra
《no dai non mi hai fatto male!》 rispondo inebetita
《allora puoi capire che neanche io sto male al pensiero di infrangere le mie regole, soprattutto se significa averti》
Mi sento terribilmente eccitata da quelle parole, e comincio a immaginarmi lui nudo che mi prende in qualunque posizione possibile. Scuoto la testa per allontanare quelle immagini e dico
《dai ora vado. Non è l'ora giusta per fare questi discorsi e poi sono brulla》
Mi guarda interrogativo 《brulla?》
《si è quello stato che si trova a metà strada tra l'essere brilla e l'essere ubriaca. Insomma quando non riesci più a dire la parola brilla!》
Scoppia a ridere, mi solleva per le braccia e mi mette a cavalcioni su di lui, non so come sia possibile che non abbia picchiato la testa contro il tetto della macchina, ma evidentemente sa quello che sta facendo. Comincia a baciarmi, a farmi scorrere le mani lungo tutto il mio corpo, sulle mie gambe, tra le mie cosce, mentre io tengo stretta la sua faccia e sento la sua eccitazione sotto di me crescere e spingere contro il mio corpo. Lo voglio talmente tanto che gli strapperei i jeans con i denti per averlo, ma siccome mi è rimasta un minimo di decenza, tutto ciò che faccio è muovermi sopra di lui, e più lo sento ansimare, più il mio respiro aumenta e mi sembra di impazzire di desiderio, ma so che dobbiamo fermarci.
《aspetta...》 dico sottovoce mentre lui continua a baciarmi il collo 《 Ric aspetta, non è il caso》 la mia credibilità è pari a quella di una foca da circo, ma riesco comunque ad allontanarlo, vedendo i suoi occhi pieni di desiderio. So bene che anche lui vorrebbe prendermi qui in macchina
《 ti voglio》 dice con voce davvero sexy 《 ma ok come vuoi, fermiamoci》
Dentro di me avrei voluto che insistesse, ma so che è meglio così.
Entrando in casa, lascio cadere la borsa per terra, mi tolgo gli stivali e i vestiti, e mi butto sotto la doccia. Faccio scorrere le mani sui miei capelli e lungo il mio corpo pensando alle sue mani che poco prima erano su di me.
Mi butto nel letto, prendo il cellulare e trovo un suo messaggio " ti voglio. Non sai quanto. Buona notte" sorrido leggendolo e rispondo " buona notte". Mi addormento verso le 6 del mattino e mentre dormo e mi sento in pace nella mia oasi, da sola, sento il citofono suonare e interrompere i miei sogni. Sono così stanca che non ho la forza di alzarmi, ma quando suona di nuovo, mi trascino fuori dal letto, infilandomi una vestaglia pelosa e morbida, e mi dirigo in cucina
《 chi è?》 dico con voce d'oltretomba
《 sono io, ti prego aprimi》
Quale parte di "voglio dormire da sola" non ha capito? Quando scorgo l'orologio del forno e vedo che sono le 8 dico
《le 8 Ric? Sono solo le 8. Io ho sonno, che ci fai qui?》
Apro la porta e mi getto sul divano esausta e continuando a sbadigliare, lui entra con una tuta grigia, maglia nera e sembra fresco come una rosa, mentre io sembro una appena scappata da un centro di recupero.
《 non riuscivo a dormire senza di te, non dopo quello che è successo ieri》 dice avvicinandosi al divano
《 Ric stavo dormendo, ho sonno, sono stanca!》 dico mentre lui mi tira per un braccio facendomi alzare in piedi e guardandomi da capo a piedi, dice sorridendo
《 come sei bella con la vestaglia e le ciabatte pelose》
《 senti, di certo non pensavo che un cretino venisse a casa mia alle 8 del mattino di sabato, quindi ebbene questa sono io in casa da sola alle 8 del mattino. 》 incrocio le braccia al petto come per nascondermi, ma lui sempre sorridendo mi prende una mano e mi porta a letto. Mi toglie la vestaglia, mi fa sedere sul letto, si inginocchia levandomi le ciabatte, mi infila sotto le coperte e mi raggiunge a letto abbracciandomi e cominciando a baciarmi le spalle e la schiena nuda mentre scorre lentamente le dita su tutto il mio corpo
《mmmmm》 bofonchio
《cosa c'è?》 risponde lui palesemente eccitato
《mmmmm》 ripeto
《puoi articolare una risposta?》 chiede continuando a toccarmi
《ho sonno e le tue dita non me lo stanno conciliando, perciò mettiti dalla tua parte e dormi》
Di tutta risposta continua a baciarmi e io, davvero, troppo esausta mi addormento profondamente.
Mi sveglio alle 15, ma lui non è più accanto a me. Mi alzo, infilandomi la tuta e vado in cucina a bere un caffè, quando dalla finestra della sala vedo Ric in giardino che gioca con i miei cani a rincorrersi. Fa un freddo cane e lui è in felpa che corre. Prendo il mio woolrich, me lo infilo, e esco sul portico con una tazza di caffè fumante in mano a guardare quello strano uomo che gioca con i miei cani. Lui si ferma con una pallina in mano, si gira, mi sorride
《ohhh buongiorno principessa》 esclama ironico
《 buon giorno a te cagnaro!》 esclamo vedendo la sua tuta ricoperta di fango. Chiaramente corre verso di me, faccio per indietreggiare, ma ho i riflessi di un bradipo, e allungo una mano per tenerlo a distanza
《 oh no non ti avvicinerai, non oseresti!》 dico sorridendo
Fa un balzo in avanti e mi abbraccia, baciandomi la guancia e riempiendomi di fango 《no no lasciami 》 dico cercando di divincolarmi
《 come mai non hai più la vestaglia? Eri bella solo con quella addosso》 dice osservandomi
《 volevo darmi un tono. D'altronde sono o non sono una principessa? Non che così possa andare a una sfilata di moda, però almeno sono vestita!》 e ammicco, lui sorride e mi bacia dolcemente sulle labbra.
Di sera decidiamo di andare a casa sua per cena. Abita proprio di fronte ai giardini di Porta Venezia, in uno di quei palazzi antichi bellissimi. Casa sua è un gigantesco loft su più livelli completamente bianco, con mobili neri ultra moderni; solo la sua sala è più grande di tutta casa mia, con cinque divani di pelle nera, una libreria gigantesca a muro che corre per due pareti, due colonne bianche che dividono la sala dalla cucina, arredata in stile americano, tutta nera; dal salone si accede al terrazzo piantumato con un gazebo al centro. Vicino alla cucina ci sono delle scale di vetro e sotto le scale c'è un bagno immenso e la stanza padronale con una cabina armadio più grande della mia sala. Al piano di sopra ci sono altre tre stanze con rispettivi bagni e uno studio che ha un ingresso privato anche dal pianerottolo del palazzo. Sono sbalordita da tanto sfarzo e ricchezza
《cosa te ne fai di tutte queste camere?》 chiedo guardandomi intorno
《 boh ospiti. Non lo so, mi piaceva la casa e l'ho comprata》 risponde come se stesse parlando di un pacchetto di caramelle
《 ti piaceva e l'hai presa? Sei schifosamente ricco》 dico rimanendo sempre di più attonita. Lui sorride e non risponde, così continuo
《 e ti piace la mia casa? Cioè sei sempre da me e mi sembrava ti piacesse, e poi guarda qui》 e faccio cenno con la mano indicando tutto quello sfarzo
《 starei con te anche in una grotta, e poi la tua casa mi piace davvero, più di questa. Facciamo a cambio?》 dice passandomi le chiavi
《 nono la mia casa non la cambierei neanche con un castello》 dico scuotendo la testa.
Dopo cena mentre sorseggiamo un bicchiere di vino, mi guarda con fare pensieroso e dice
《ti devo dire una cosa》 sembra davvero serio e per un attimo mi preoccupo
《dimmi》 rispondo cercando di sembrare indifferente
《 ma è una cosa brutta》
Li per li mi sento il cuore esplodermi dal petto e ho paura, paura di ciò che può dirmi
《 dai su spara》 dico mettendomi addosso il sorriso più falso che riesco a fare
《 lunedì all'alba devo partire per una settimana》 dice guardandomi con gli occhioni da gatto con gli stivali e l'espressione triste. Tiro un sospiro di sollievo, visto che mi immaginavo dicesse " sai ho una moglie" oppure " sto per morire" o " mi arruolo nell'esercito e non ci vedremo mai più"
《e dove devi andare?》 dico poggiandogli una mano sulla spalla. Lui appoggia la sua guancia sulle mie nocche e continuando a fissarmi risponde
《 ad un cazzo di congresso a Londra. Vuoi venire con me?》
Per poco non gli sputo addosso il prosecco e scoppio a ridere
《 è così divertente la mia proposta?》 dice offeso
《 beh in effetti si!》 e continuo a ridere.
Si alza in piedi mi attira a sè baciandomi, per poi staccarmi, con mio grande disappunto e dire
《andiamo a bere qualcosa da qualche parte?》
Sono sconvolta. Perché diavolo vuole uscire di casa? Insomma non vuole avermi? Evidentemente ho delle scritte luminose sulla fronte perché mi osserva e dice ancora
《se restassimo qui potrei farti di tutto, ma forse è meglio se usciamo così riesco a controllarmi di più》
《 certo se vuoi controllarti, usciamo pure》 il mio tono è platealmente deluso
《se voglio controllarmi? Col cazzo che voglio controllarmi. Ti voglio qui,adesso!》 ringhia.
Mi prende in braccio, come se pesassi 10 chili e mi appoggia sul bancone della cucina, con le gambe aperte e si infila in mezzo, tenendomi la schiena con un braccio e baciandomi, sempre più forte, mordendomi dolcemente il labbro inferiore. Gli passo le mani tra i capelli, sul viso e lo avvicino a me, per sentirlo
《 il tuo piercing mi fa impazzire》 dice ansimando.
Già il mio piercing alla lingua di solito mandava in visibilio gli uomini e non ho mai capito il perché. Lo scosto da me, gli poso un dito sulle labbra e gli sussurro
《fermo》 mentre mi avvicino con la pallina del piercing tra i denti, facendogliela scorrere sulle labbra. Geme di piacere, mi solleva mettendo le mie gambe attorno alla sua vita
《ok adesso non rispondo delle mie azioni》 dice mordendomi il collo e gettandomi su uno dei divani e mettendosi sopra di me.
Le sue mani sono ovunque sul mio corpo, mi sto accendendo come una torcia, così gli afferro il sedere per spingerlo sempre più vicino a me. Le sue mani sono sui miei seni avvolti nel vestito che in un istante è sul pavimento insieme al reggiseno. La sua lingua stuzzica i miei capezzoli che si induriscono istantaneamente facendomi inarcare la schiena, per avvicinarmi di più. Gli sbottono la camicia, i pantaloni e li getto per terra. Siamo praticamente nudi, solo i suoi boxer e il mio perizoma ci separano, e ben presto anche quelli sono un ricordo lontano. Il cuore batte sempre più forte, i respiri aumentano e non vedo l'ora che mi possegga. Le sue dita si avvicinano al mio sesso e quando uno entra in me sento il calore aumentare, il mio corpo sussultare di piacere. Allungo  una mano per prendere il suo membro duro, ma lui si irrigidisce
《no aspetta》
Mi rifiuto di ascoltarlo e glielo prendo tra le mani, stringendo leggermente e cominciando a muovere una mano su e giù per tutta la lunghezza. Lui geme di piacere mentre continua a muovere le sue dita esperte dentro e fuori da me, finché si allontana, facendomi esclamare per il disappunto, e allunga una mano verso il tavolino di cristallo vicino per prendere un preservativo. Strappa con i denti la bustina, se lo srotola addosso e mi fissa
《ti voglio. ORA》
《sono qui》 rispondo muovendo i fianchi
《 dimmi che mi vuoi》 ordina
《 ti voglio》 rispondo d'impeto
Mi solleva una gamba, facendo arrivare il mio ginocchio al seno e mi penetra. Scosse da un milione di volt pervadono il mio corpo: si muove dentro e fuori lentamente, ma profondamente, poi accelera sempre di più e sento che sto raggiungendo il piacere. I suoi movimenti sembrano calcolati in modo tale da toccarmi esattamente quel punto che mi fa perdere la cognizione del tempo e dello spazio, e infatti ad un certo punto le gambe cominciano a tremare e raggiungo l'apice insieme a lui.
Crolla vicino a me sul divano e mi abbraccia baciandomi le spalle
《sei così...》 dice ancora con il respiro affannoso
《così?》rispondo
《 mi fai perdere la testa》
《 neanche tu sei tanto male》 dico con tono di sufficienza.
Non mi sono mai piaciute le coccole post sesso, di solito mi alzavo con una scusa, mi rivestivo e scappavo, ma con lui mi sento pesante e non riesco a muovermi, o forse semplicemente non voglio.
Dopo quella che sembra un'eternità si alza e va in bagno lasciandomi osservare il suo corpo nella sua interezza: la schiena larga e muscolosa, il sedere piccolo e sodo, le gambe leggermente storte e assolutamente perfette. Non riesco a decidere quale sia il suo lato migliore. Mi infilo la sua camicia e mi siedo al bancone della cucina. Quando riappare sorridendo, e mostrandomi l'altro lato del suo corpo mi sento cadere dallo sgabello. In quel momento realizzo che quell'uomo così incredibilmente bello mi farà del male, me lo sento, anche perché sta cominciando a sciogliere la corazza di ghiaccio che con tanta fatica mi sono costruita per non essere più vulnerabile. Stare con lui è la cosa più bella e più terrorizzante che esista, e non avrei mai permesso a nessun altro di farmi del male, a costo di rinunciare a ciò che voglio, non permetterò più a nessuno di spezzarmi il cuore.
Mi passa una tazza di caffè e dic
《 devo andare in ospedale》
《 tutto bene?》 chiedo vedendo il suo volto scurirsi
《 no. Devo andare. Un paziente ha avuto una complicazione e devo sistemarla》
《ok》 dico sottovoce, perché il suo umore è cambiato nel giro di un minuto e non so che altro dire.
Mi vesto velocemente e sono già davanti alla porta quando lui mi raggiunge. Ho lo sguardo basso e sto pensando a mille cose contemporaneamente e nessuno di queste è positiva. Lui solleva il mio viso e mi dice guardandomi negli occhi
《 ehi. Mi dispiace. Vorrei stare qui con te e fare ciò che abbiamo fatto ancora e ancora》
Sorrido cercando di ricacciare i brutti pensieri in fondo alla mente e dico
《 non ti preoccupare. Tanto devo andare a casa comunque》
《 perché?》 risponde
《perché vengono le mie amiche》
lo sento tirare un respiro di sollievo. Che pensa che sarei andata con un altro forse?
《 ahhhh hai già qualcuno con cui rimpiazzarmi》
《 per la verità sei tu il rimpiazzo》 e gli mando un bacio con la mano mentre salgo sul suv. Lui scuote la testa e mette in moto
《 io non voglio essere un rimpiazzo. Voglio essere tutto per te》 dice uscendo dal garage
《 allora avresti dovuto aspettare a baciarmi!》 dico facendo riferimento alle sue regole che in teoria avrebbero dovuto farmi perdere la testa per lui. Non avrebbero funzionato comunque visto che sono diversa, fatta da una cortina d'acciaio che non mi permette di lasciarmi andare.
Lui sorride e continua a scuotere la testa. Davanti a casa mia mi bacia facendo esplodere di nuovo la passione e l'energia che c'è tra di noi. Apro la portiera per scendere e mi dice
《ti chiamo quando finisco ok?》
《 si si buon intervento o qualunque cosa si dica》 rispondo chiudendo la porta e dirigendomi verso casa.
Appena entro, mi metto in tuta sdraiandomi sul divano ad aspettare le amiche.
Verso mezzanotte il citofono suona e mi trascino verso la porta, scrollandomi di dosso il torpore. Entra Lisa. È vestita con leggins di ecopelle, che la fanno sembrare ancora più magra di quello che già è, una maglietta larga, ma corta, stile rockettara, e un cappotto pesante. Non si trucca molto, giusto un po' di matita o mascara, quasi mai entrambe le cose insieme, e un tocco di lucidalabbra. I capelli sono legati, mossi, scuri come i suoi occhi a mandorla, e lei è solita irradiare un immenso sorriso bianco che rende tutti di buon umore subito, non so come faccia, ma riesce sempre a trasmetterti gioia. Ha la capacità di capirmi nell'istante in cui apro bocca e, a volte, anche solo con uno sguardo. Ci siamo incontrate l'ultimo anno di liceo e avevo capito subito, a quel tempo, che lei sarebbe stata l'unica persona che non mi avrebbe mai abbandonato, in nessuna circostanza, per nessun motivo. È diversa da un'amica, come lo sono le altre, e non solo perché non litighiamo mai, nonostante i nostri caratteri così diversi, ma anche perché so, nel profondo di me, che nessuna cosa ci separerà mai. Mi sento sempre compresa, e soprattutto non devo dimostrarle niente, né essere qualcuna diversa da come sono. È una sorella, perché, si sa, le amicizie possono anche finire, ma le sorelle ci saranno sempre.  Non mi ha mai giudicata, e non lo farebbe mai, ma non perché non le ho dato motivi per farlo, anzi, ma perché mi accetta qualunque cosa faccia. È sempre disponibile e non ho segreti con lei, non  ne sarei mai capace. Vede sempre tutto in maniera ottimista, ma quando mi consola, le sue frasi non sono mai banali, ma sempre per me, in base a come sono fatta io, e non sminuisce mai il mio dolore, anzi, lo sente. Mi ha aiutata ad uscire da tutte le crisi che ho avuto durante gli anni, e sono state tante e diverse. Abbiamo vissuto un anno insieme a Padova, durante l'università, e quell'anno ci ha unite ancora di più, a tal punto che basta un cenno o una frase senza senso per far capire all'altra un discorso più complesso. Le risate più belle e i ricordi più vividi sono delle nostre esperienze, dei nostri viaggi. Ad un certo punto abbiamo iniziato a scriverci e parlare per detti e modi di dire e questo mi fa sempre sorridere, cancellando tutta la tristezza in un lampo. È genuinamente affezionata a me; il suo comportamento nei miei confronti è sempre stato limpido, non ho mai avuto la sensazione che mi mentisse, non ce ne sarebbe comunque ragione perché a me può dire tutto, e questo lei lo sa. È abbastanza riservata e non sempre dice come sta, ma quando la tempesto di domande, si arrende e comincia a parlare. Sono certa le faccia bene, a volte, lasciarsi andare. Lei, invece, propende per l'occuparsi di tutti coloro che la circondano prima, e poi, forse, di se stessa e sono terrorizzata all'idea che questo possa divorarla dentro. È il mio punto fermo, la mia sicurezza, la sorella più vera che possa mai  esistere al mondo. Non potrò mai ringraziarla per tutto ciò che ha fatto  per me, e sono certa sia un'amica migliore di quanto lo sia mai stata io per lei. L'unica cosa di cui mi importa è che mi permetta di essere con lei, lì per lei, finchè sarò in grado di parlare e capire. lascia cadere la borsa e si toglie i tacchi vertiginosi che ha prima di dirigersi verso la cantinetta ed estrarre una bottiglia. Non chiede nulla perché già sa che ne ho bisogno. Dopo poco arriva Nicoletta vestita casual  come sempre. Ha fondato una ONG che si occupa di adozioni internazionali e protezione minori, è sempre stato il suo sogno aiutare gli altri e le riesce benissimo, spesso mi chiede dei consulti con le famiglie che devono adottare e poi mi rende partecipe di tutte le coppie felici che finalmente hanno una famiglia; è fidanzata con Teo da due anni, lui è un imprenditore che si occupa di pub e club insomma sono come il giorno e la notte, letteralmente, ma si amano, e nonostante tutte le incomprensioni che  hanno avuto, sono sempre più forti insieme e mi immagino un futuro roseo per loro, lo spero davvero. Ci conosciamo da tanti anni, la nostra amicizia è qualcosa di molto importante per me, e anche se non riesco sempre a parlarle dei miei pensieri, so che posso contare su di Lei in qualunque momento. È emotiva, soprannominata easy drop, ha mille paranoie che le frullano sempre in testa e che la rendono quello che è, una persona meravigliosa. Io e lei siamo simili in tanti aspetti, e spesso mi trovo meglio con lei che con altri, perché non devo spiegarle il perché di alcuni miei comportamenti, e penso che l'amicizia sia proprio questo: non dover spiegare tutti i motivi continuamente, perché se chi hai accanto è un vero amico lo capirà da solo. Le voglio bene e sono contenta di essere la sua migliore amica, quella con cui si confida e di cui si fida. Mi chiede sempre consigli sulla sua vita amorosa e su altri ambiti, e mi piace poterla aiutare; io non ho bisogno di ricevere per dare qualcosa, quindi apprezzo semplicemente il fatto di poter essere utile, di poter essere quella persona che viene chiamata quando c'è qualcosa che non va e si ha bisogno di conforto.

Io e te. Primo capitoloWhere stories live. Discover now