70. (+14!)

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Oh, Santa Pizza, finalmente.

Sperando di non provocare alcun rumore sospetto, Carlotte infilò le chiavi nella toppa, ed entrò silenziosamente dentro casa di Harry, convinta di trovarlo sul divano a sorbirsi un po' di quelle cazzate che ti fan vedere in tivù. Dovette ricredersi: al pian terreno non vi era nessuno, le stanze giacevano al buio e nel silenzio.

Tolse le scarpe che gettò nella scarpiera, non preoccupandosi di riporle accuratamente al suo interno. S'avvicinò alla scalinata, riponendo sulla ringhiera il suo cappotto e la sua borsa, non le sarebbero serviti per ciò c'aveva intenzione di fare quella sera.

Salì la scalinata, attenta a non provocare il minimo rumore sospetto: voleva coglierlo di sorpresa. Passo felpato, respiro controllato.
Il buio non le permette una nitida visuale, sale ad uno ad uno tutti i gradini reggendosi alla ringhiera fredda al tatto. Poi intravede la luce provenire dalla camera di Harry, la tivù accesa e sintonizzata sul notiziario, le ultime news arrivare da tutto il mondo. Non gliene importava abbastanza per starle ad ascoltare.
Raggiunse la stanza in punta di piedi, attenta e vigile alle sue mosse. Trasportata dal rumore e dalla luce fioca che riusciva a scorgere dal corridoio.
"Sono tornata", urlò. Si divertì ad osservare Harry sobbalzare, lasciando cadere il telecomando a terra.
Poi le sorrise. Era felice, sin troppo felice.
"Bentornata allora", rispose sogghignando. Batteva la mano sulla superficie del letto. Un piccolo rumore soffocato arrivava al suo udito.

Harry non indossava il pigiama ch'era solito indossare durante la notte. Se ne stava sdraiato sul letto, i tatuaggi in mostra, il corpo che sembrava essere stato scolpito da un'artista alla vista curiosa di Carlotte, c'ora si leccava il labbro inferiore. Incapace di resistere. Azione c'ha mandato in subbuglio il pover'uomo che la stava guardando, in piedi davanti il suo letto.

"Che fai? Te ne stai lì impalata? Ma non mi dire!", lui si divertiva, almeno un po'. Si divertiva a prenderla un poco in giro mentre lei lo voleva far attendere che, tanto, un po' d'attesa in più non avrebbe mica rovinato il momento. Magico momento che Harry aveva sognato durante le notti più calde e sudate, eccitato e vittima della sua fantasia, atroce e dannata fantasia.
"È un problema?".
Harry scosse la testa, prima piano, poi veloce.
"No. Affatto." Carlotte pensò ch'era dannatamente bello quando mentiva. Ancor più bello di quando la bramava, fermo in un angolo ad osservarla pensando di non essere stato colto sul fatto.

Lei scelse di avvicinarsi di qualche centimetro, giusto per togliere quel sorriso da bullo sul suo viso da angelo. Invece, al contrario di ciò che s'aspettava, l'incrementava solamente. Lui sospirò, aveva forse capito il suo piano?
"Te lo sto chiedendo da troppo." ora si spostava, non se ne stava più sdraiato sul letto, sedeva con le gambe a penzoloni sul bordo del materasso.
"Non sono uno che insiste," le sue dita s'intrufolarono nella sua chioma. "Non lo sono mai stato, a dir la verità," ora si pizzicava il labbro inferiore con pollice ed indice. Tentatore.
"Ma non riesco a non pensarci".

Carlotte capì, i suoi occhi s'illuminarono d'una strana luce, d'eccitazione e desiderio. S'avvicinò sempre più, sino a toccargli la pelle delle spalle nude con le dita. Baciò la sua bocca, morbida bocca c'amava baciare e che sognava la notte. Ci infilò la lingua che iniziò a muoversi assieme la sua, danze proibite all'interno delle loro bocche, finché entrambe rimasero senza fiato. Respiri pesanti e sguardi che s'incrociano, carichi di desiderio, di passione. Carlotte iniziò a toccarlo, un po' ovunque, come ad esplorarlo. Contorni invisibili tracciati sulla sua pelle tatuata, impressa. Sino ad arrivare all'elastico dei boxer, stretti ed inutili in quel momento d'intimità che stavano finalmente condividendo. Alzò gli occhi, lo beccò ad osservarla, sorrisero. Un ultimo bacio fugace, poi le mutande stavano scendendo lungo le gambe di Harry, rivelando il suo membro in erezione. Non sapeva esattamente che fare in quel momento, mentre lo guardava, inginocchiata tra le sue gambe, e lui s'aspettava che lei lo prendesse semplicemente in bocca, niente ripensamenti, non c'era più spazio per loro.

Forse lei riuscì a leggergli la mente, a percepire quei pensieri criptati di lui che non faceva altro che urlare Fallo e basta. E fu ciò che fece, lo stava facendo e basta. Succhiava. Non l'aveva mai fatto prima. Era goffa. Non concepiva come alla ragazze piacesse farlo, sentire il sapore in bocca, andare su e giù con la testa, sempre più in fondo, sì, sempre più in fondo. Non se ne capacitava, faceva come tutte loro. Muoveva la testa, con la mano di Harry dietro la nuca a reggerla, cercando di farla andare sempre più in fondo.
"Vai. Vai", gutturale era la sua voce, mista a gemiti. La voce d'un ragazzo arrappato, alle prese con la prima sega.

Il ritmo non cambiava, lei andava lenta, lui le spingeva la testa. Lei ci provava, lui voleva di più. Lei evitava di guardarlo, lui imprecava, gemeva e desiderava di più. Preso dall'euforia del momento si sorprese a tirarle qualche ciuffo di capelli.
Rumori molesti che s'imprimevano nelle mura di quella stanza, la pazzia del momento, l'indecenza e la certezza che se amore quel non era, non sapevano cos'altro poteva essere.
A Carlotte iniziavano a dolere le ginocchia, a furia di starsene inginocchiata. Non sentiva più la mascella, mentre gli succhiava il cazzo. Sentiva d'aver perso i suoi freni inibitori, d'essersi spinta troppo avanti. Poi sentì sulla lingua un liquido caldo, dal strano sapore che non aveva mai provato prima d'ora. Harry era venuto. Ed ora respirava pesantemente mentre teneva ancora la mano dietro la sua nuca.

Messages with Harry Styles.Where stories live. Discover now