15. "One was grey, one was blue"

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Uno di quei giorni a metà tra il malinconico e la felicità. Ecco cos'è il ventisei dicembre. Sì, perché non è più Natale, però è finito il giorno dei pranzi coi parenti.

Il ventisei dicembre è il giorno dopo. Quel dopo pieno di aspettative e di voglia di relax. Le aspettative, già. Tom non ne aveva.

In compenso, aveva una sigaretta tra le dita, precisiamo che non era la prima, e il suo animo era un po' grigio. Grigio, per lo più bianco sporco, come il fumo che usciva a forma di scia dalla sua bocca.

Il grigio era il suo colore. Gli piaceva, ci si ritrovava parecchio.

Everything is blue
His pills, his hands, his jeans
And now I'm covered in the colors
Pulled apart at the seams

Bill era decisamente il blu. Quel colore che il più delle volte viene sottovalutato, associato alla tristezza. Ma siamo seri, il blu è il colore del cielo stellato, del cielo pieno di desideri, il colore delle onde del mare.

E, diciamocelo, non sono affatto cose tristi. Il blu è vita, il blu è il colore del sangue dei nobili, il blu è intensità, dedizione. Il blu è Bill, Bill e le sue manie che facevano girare la testa a Tom.

Everything is grey
His hair, his smoke, his dreams
And now he's so devoid of color
He don't know what it means

Tom era il grigio. Grigio come il suo cuore che cercava di uscire da quello stato di pietra, grigio come il fumo che inalava nei suoi polmoni, grigio come una foto senza colori, grigio come la polvere che vola via nel vento.

And he's blue
And makes me blue
And he's blue
And makes me blue

Sì, perché Bill era blu e rendeva tutto blu con la sua presenza. Rendeva blu la vita di Tom. O, per lo meno, faceva impazzire il suo cervello.

Il moro cercava di non pensarci, di concentrarsi su altro: aveva decine di numeri di ragazze nella rubrica del telefono, gli sarebbe bastato premerne uno a casa per rimediare un appuntamento. Eppure non era ciò che voleva. Lui voleva le cose altrui, si spingeva sempre dove c'era il pericolo.

Provava un forte attaccamento verso Bill fin dal momento in cui, per sbaglio, mentre erano corsi l'uno contro l'altro per abbracciarsi, si erano dati un bacio.
Avevano all'incirca sei anni all'epoca.

La colpa era, probabilmente, della troppa foga che ci avevano messo nel corrersi incontro. Si era come scontrati, ma sulle labbra.

Poi si erano guardati, avevano riso e Bill aveva detto:
«Anche mamma e papà fanno così qualche volta» e aveva alluito al loro precedente contatto.

«Non ho mai visto la mia mamma e il mio papà farlo» aveva detto l'altro.

Era vero, Jörg e Simone non si erano mai baciati davanti ai bambini, non si baciavano ormai da tanti anni.

Si erano conosciuti giovanissimi: lui faceva il militare al tempo e lei voleva diventare parrucchiera. Si erano in qualche modo trovati nel piccolo paesino in cui abitavano, Lipsia, e si erano dichiarati subito amore.

Lui aveva 20 anni, lei 15.
Qualche anno dopo era arrivato Tom: 1989, per la precisione.

Era una ragazza di 18 anni quando aveva lasciato casa. Lei e il padre di Tom avevano subito cercato una casa per poter crescere il loro bambino.

Lei aveva rinunciato agli studi, riversando le forze sul suo bambino, lui si era stancato presto delle urla e dei pannolini da cambiare. Era stato via per qualche mese, poi i mesi si erano trasformati in anni. Due esattamente.

E dopo di essi era tornato, aveva rivendicato il suo posto come capo famiglia e Simone aveva dovuto accettarlo, fingere che non aveva patito le pene dell'inferno per accudire da sola un figlio. Simone, in cuor suo, aveva sempre amato suo marito. Fin dal primo istante.

10 anni dopo la nascita di Tom, arrivò Sophia. Sophia era stata voluta da Jörg, anche se lui desiderava un altro maschio. Sophia era nata ed era già sbagliata per quel padre.

Anne nacque tre anni dopo la sorellina. 3 anni in cui il signor Kaulitz aveva preso lavoro lontano da casa e si faceva vedere il meno possibile.

Kristie fu l'ultima speranza vana. Simone credeva che, con l'ennesimo figlio, suo marito si sarebbe fatto un esame di coscienza su cosa era giusto o sbaglio. Cosa era giusto per il bene della famiglia.

Beh, era stata stupida. Con il quarto figlio le cose erano peggiorate, ma poteva solo accettarlo. Lascire quell'uomo avrebbe significato crescere quattro figli da sola, con la sua misera paga del lavoro.

Jörg ne traeva vantaggio: aveva un tetto, da mangiare e il lavoro giusto. Ma poteva sparire e riapparire quando voleva, tanto c'era sempre qualcuno a casa che ad aspettarlo.

Tom era il padre di tutti in quella casa, anche di sé stesso. Per questo non si era mai dato regole: era tornato a casa con i dread a quattordici anni, a sedici si era fatto il piercing al labbro e l'anno scorso era rincasato con le treccine. Cornrows, per la precisione. Moda di Berlino.

Simone non aveva mai detto beh sull'argomento, sapeva che faceva tutto questo per uscire dagli schemi e perché nessuno gli aveva mai insegnato cosa volesse dire chiedere e ottenere.

Sapeva che dietro la grande massa di menefreghismo, c'erano bellissime qualità nel figlio. E così era e lo aveva sempre dimostrato involontariamente.

Tom sarà anche stato grigio, ma sapeva essere un minimo blu nelle sue giornate.

A proposito di blu. Aveva spento il mozzicone, ormai logorato, di sigaretta e aveva fantasticato sulle possibili reazioni di Bill al suo regalo. Non era un regalo, era una cosa che gli aveva promesso, era stronzo ma manteneva le promesse.

Non aveva ricevuto neanche un segno di vita, la sua mente era arrivata a pensare le cose peggiori. Quindi, si era riascoltato la sua copia del cd che aveva dato al moro.

Aveva trovato mille errori, sia nell'orrendo discorso iniziale, a parer suo, sia nell'esecuzione.

Tom, è uno schifo.

Ecco cosa si era ripetuto per tutto il giorno. Uno schifo, ecco come si sentiva. Sapeva che Bill meritava di meglio, ma lui non era capace di molto. Sapeva suonare e basta.

Si era sempre domandato se fosse sufficiente. Se fosse abbastanza riuscire solo in una cosa.

E tra qualche scatto d'ira e qualche schiaffo che si era tirato per calmarsi, non si era accorto del messaggio che aveva appena ricevuto.

Da: Bill
19:30 sotto casa mia. Non tardare.

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Buonasera a tutti/e!
Era da tempo che non scrivevo qualcosa di personale in fondo ad un capitolo. Parto dal fatto che, personalmente, amo questo capitolo. Cioè sono fiera del risultato, di come è uscito.

Le parole in corsivo sono tratte dal testo di una canzone che ho scoperto proprio stamattina e che mi ha inondato il cervello. Si chiama Colors di Halsey, consigliatissima da ascoltare.

Aggiorno sempre di notte, sono una creatura nottura e poi, soffro di insonnia.

Auguro a tutte voi, creature notturne e non, una buonanotte o un buongiorno (a seconda di quando leggete questa parte).

All the love.

Gaia

Brown Eyes || Twincest.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora