02. "Nuovo compagno"

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Non credeva ai suoi occhi, era davvero lui. Gli stava parlando e, per lo più, conosceva il suo nome, beh il suo cognome. Già era qualcosa.

Come si può descrivere Tom Kaulitz in breve? Non si può.

Il ragazzo più popolare della scuola, ma come descrizione non è abbastanza. Tom aveva tutto ciò che si poteva desiderare: un cognome importante grazie al padre, il famosissimo uomo d'affari, Jörg Kaulitz. Aveva più di una ditta in città, Bill non sapeva di che settore si occupasse realmente, ma sapeva che il suo nome contava. E non poco.

Tom era quindi ricco, ma stranamente non se la tirava per questo. Aveva altre armi in suo potere. Una tra quelle era il suo enorme fascino, non che a Bill ne sapesse qualcosa.

Si era passato una dopo l'altra tutte le ragazze della scuola, anche alcuni ragazzi. Insomma, se piacevi a Kaulitz, che fosse per sesso o per falsa amicizia/sfrutto, eri uno che contava. Non quanto lui, certo, ma avevi l'onore di sentire pronunciato il tuo nome nei corridoi della scuola. Roba da non poco.

Kaulitz, con i suoi cornrows neri quasi sempre adornati da una bandana, il suo sguardo penetrante, il suo fisico scolpito quanto bastava, il suo cerchietto metallico all'angolo del labbro inferiore e il suo menefreghismo era di sicuro uno dei ragazzi più belli che quelle iridi marroni avessero mai visto. Non che questo gli importasse, era solamente una constatazione.

«C-come sai il mio nome?» biascicò Bill, quando tornò in sesto dal suo stato di trance.

Il moro davanti a lui torturò per qualche secondo, con la punta della lingua, il suo piercing, prima di aprire bocca e rispondere «Un culo come il tuo è difficile non notarlo».

Detto questo gli angoli della sua bocca si alzarono in quello che era un sorriso malizioso e continuarono a fissare il centro dei suoi pensieri.

In effetti, in quel momento, l'altro si accorse che aveva puntato tutto il tempo verso il basso e che l'oggetto dei suoi desideri era il suo di dietro.

Tom Kaulitz aveva appena ammesso che lui aveva un bel culo? Non che gli importasse, sia chiaro.

Prima che potesse di nuovo aprire bocca, l'altro lo precedette «Spero di incontrarti anche le prossime mattine Trümper, questo spettacolo è un gran bel modo di cominciare la giornata» e poi sparì.

Sparì tra la massa di persone. Senza accorgersene si era ritrovato con la scritta "Istituto Friedrich Niemann" davanti al naso. Si era concentrato troppo su Kaulitz per capire che i suoi piedi avevano continuato a camminare.

La campanella era suonata da circa due minuti, ma lui era troppo occupato a ripetersi le parole del moro nella mente per ricordarsi che aveva appuntamento, come ogni mattina, con Lena davanti alle scale.

Lena, la sua migliore amica, la sua unica vera amica fin dai tempi dell'asilo. Una ragazza bionda con uno spiccato senso dell'umorismo. Era la sorella che non aveva mai avuto.

Per fortuna, metà degli studenti non erano ancora in classe, e aumentando il passo raggiunse velocemente la sua aula, sembrando così in perfetto orario.
Si accomodò al suo banco preferito: seconda fila vicino alla finestra, sarebbe stato in prima se non fosse per l'odore nauseabondo che proveniva dal calorifero. Stare in ultima non gli piaceva, non stimolava il suo cervello a seguire, trovava sempre qualcosa con cui distrarsi. Aveva optato la seconda all'inizio dell'anno, e non si era ancora pentito di quella scelta.

Odiava i suoi compagni, sembravano uno zoo di bestie di ogni razza e dimensione. Lena frequentava ancora il quarto, per cui non aveva nessuno a cui appigliarsi. Fortuna che di lì a poco avrebbe lasciato quello strazio di scuola, ma soprattutto quello strazio di classe.

Il professor Köpf si presentò sulla soglia poco dopo, seguito da un rumore assordante di sedie che si spostavano per poter permettere agli studenti di alzarsi e salutare con educazione l'uomo.

Ma più che un saluto sembrava un coro di versi incomprensibili e innaturali. Uno zoo parte due.

Questa mattina, però, il signor Köpf non era solo. Una figura alta stava in piedi dietro di lui, era facilmente visibile grazie anche alla bassa statura dell'uomo. Era già un miracolo che fosse un metro e cinquanta, ma era pur sempre un metro e cinquanta di conoscenza.

«Ragazzi, seduti vi prego e prestate attenzione» tutto ciò non portava niente di buono: verifica a sorpresa o notizia scioccante. Bill optava per la prima.

«Avremo un ospite nei prossimi mesi, è stato trasferito in questa sezione in quanto nella precedente ha riscosso alcuni problemi, ma io gli ho promesso che qui si sarebbe sentito come a casa. Spero quindi che accogliate come si deve il nostro nuovo compagno: Tom Kaulitz»

Lo aveva detto davvero? Tom era un suo nuovo compagno di classe? No, no, era sicuro di aver sentito male. Ma questa sicurezza svanì nel momento in cui, girando appena la testa, intravide i suoi cornrows all'entrata.

Tom era famoso per la sua fama di disturbatore, di bullo. Era stato trasferito perché, nella vecchia classe, aveva picchiato un suo compagno per avergli rivolto la parola senza permesso. Tom era pericoloso e Bill era solito cacciarsi nei guai. Tutto questo non andava bene.

Il grande puffo fece segno al moro di prendere posto. Si sedette dalla parte vicino alla finestra, in ultima fila.
Prima di accomodarsi sulla sedia notò Bill da lontano e gli lanciò un sorrisetto, quasi divertito, a cui l'altro non rispose. Anzi, diventò tutto paonazzo e si girò buttando il naso tra i suoi quaderni.

Era arrossito? Per quale motivo? Insomma, dopo tutto a lui Tom non piaceva. Giusto?

Senza farsi vedere, sfilò il cellulare dalla tasca dello zaino e premette velocemente i tasti prima di rimetterlo al suo posto, come se niente fosse.

A: Lena
SOS! K ha cambiato classe e indovina? Adesso è il mio nuovo compagno.

Brown Eyes || Twincest.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora