Capitolo 13

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Jace correva per le strade di Brooklyn, non era ancora sorto il sole ma aveva paura che Clary si fosse già svegliata. Una volta entrato all'Istituto, i corridoi erano silenziosi, poteva addirittura sentire i propri pensieri vagare tra il marmo freddo e il vetro tagliente. Si mise a sedere di fronte al pianoforte: non aveva intenzione di suonare, voleva solo guardare il netto distacco tra i tasti bianchi e quelli neri, gli davano un senso di tranquillità e certezza infinita, ma di certo nella sua vita vi era mai stato niente. Nella sua testa risuonava una musica leggera, che iniziò a cullarlo, come in una di quelle ninnananne che Maryse cantava a Max quando doveva andare a dormire ma aveva paura del buio; nessuno gliene aveva mai cantata una. Nessuno si era mai chiesto se avesse avuto paura del buio. Stava per addormentarsi quando Clary arrivò dalla camera. - che stai facendo? - gli chiese sussurrando. - pensavo. - rispose lui. - a cosa? - Jace non sapeva se dirglielo o no, ma lo fece: - ai nostri futuri figli, riflettevo sul fatto che nessuno mi abbia mai cantato una ninnananna. Io invece lo farò. - e sorrise. Già anche io vorrei tanto cantargliele ma non è possibile. - io non potrò farlo Jace... - disse lei - che cosa...? Scusa io corro troppo...- - ehi no, non è quello il problema. Non sei tu, non è nessuno, SONO IO. - Raziel, lo sapevo, non mi vuole più, sono stato troppo impulsivo. - cosa? Clary mi spieghi per favore...- gli domandò lui leggermente teso. - quando sono tornata qui all'Istituto, i Fratelli Silenti mi hanno visitato ed è venuto fuori che non posso avere figli... mi hanno spiegato che... - aveva uno sguardo abbattuto. - SEBASTIAN! - urlò lui, buttando a terra il leggio con tutti i suoi amati spartiti. - Jace... - mormorò lei - scusami Clary... Io non volevo... - si riprese subito. Non basta. Jace avanti tira fuori il tuo lato poetico. Dov'è? Mhh. Eccolo qui. - Senti Clarissa Adele Morgestern, non mi interessa che fino a due giorni fa io ero morto o tu ad Edom, non mi interessa delle tue cicatrici, per me resti sempre un angelo; non mi interessa neanche che non potremo avere figli. Saremo felici insieme. Te lo prometto. Ho sbagliato tante volte fino ad adesso ma di una cosa sono sicura: non ti lascerò mai. È se te lo stai chiedendo, questa non è una proposta di matrimonio, ma è un giuramento che faccio a te e a nessun altro: ti starò accanto sempre, che tu lo voglia o meno. Ti amo Clary. - e così terminò, la ragazza lo guardò e infine si avvicinò, dato che lui era seduto, erano di fronte, faccia a faccia, gli diede un bacio a stampo sulla fronte - Mi sei mancato, Jace. - gli disse. Si abbracciarono. Clary in quelle braccia possenti si trovava bene, era felice, era a casa, si sentiva al sicuro, come se niente e nessuno li avrebbe mai potuti dividere. Quando si dovettero separare. - hanno bussato o sbaglio? - domandò il biondo, - si direi di sì, ma chi può essere a quest'ora? - - non saprei... - - Jace fai attenzione. - lui le fece un sorriso innamorato e scese giù dalle scale.

-Ci siamo già visti? -

Shadowhunters: La battaglia non è mai finitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora