Capitolo 4

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Conversazione al telefono Isabelle/Magnus.

I: Magnus sono io, Isabelle, oh Raziel, correte qui immediatamente, non sapete cos'è successo.

M: Isabelle calmati e dimmelo... ci stai facendo preoccupare

I: Ci??? C'è anche Alec? dai sbrigatevi, io...

M: Devo chiamare i Fratelli Silenti, tu non stai bene...

I: No, i Fratelli Silenti no... o meglio sì. Sì, lui deve venire qui.

M: Isabelle, ora parli con calma. Avanti, sto perdendo la pazienza...

I: Clary è qui.

Conversazione terminata.

Magnus si sapeva orientare abbastanza bene per l'Istituto, quello di New York era imponente, e forse il più freddo che avesse mai visitato ma nella sua freddezza vi era una bellezza antica, data dalle imponenti colonne in stile gotico o forse dalle finestre anche loro grottesche. Era un luogo austero, ma vi erano stati tempi, anche non troppo lontani dove era diventato un posto accogliente che si poteva chiamare casa. L'Infermeria era al piano terra, per evitare di salire rampe di scale infinite o rimanere bloccati in ascensori piccolissimi con feriti in fin di vita. Una volta entrato tutti i letti erano liberi, tutti tranne uno. Isabelle era seduta su un angolo, Simon era in piedi dietro di lei mentre le teneva una mano sulla spalla, guardavano entrambi nella stessa direzione: - Clarissa Adele Morgestern Fairchild.... Quale onore, sei cresciuta. Sai? - esclamò Magnus con il sorriso stampato sulle labbra mentre percorreva a grandi falcate la stanza per raggiungerla - Magnus... Alec... ci siete anche voi! - rispose la giovane con un fil di voce. I due ragazzi andarono ad abbracciarla. Alexander si accorse che era molto dimagrita rispetto a l'ultima volta che l'aveva vista, nelle braccia si faceva fatica a scorgere la pelle bianca, era un continuo di rune, lividi, cicatrici. I capelli erano sempre di quel rosso intenso che la caratterizzava, gli occhi verdi erano diversi: erano più spenti, rossi per il pianto. Era diversa, non aveva più niente di quella ragazzina al Pandemonium, era una donna guerriera. Chissà quante ne aveva passate. Aveva lottato per amore, ma quell'amore era impossibile. E lei già lo sapeva. - dov'è? - una voce proveniva dal corridoio - Jocelyn, stai un attimo zitta, non riesco ad orientarmi, forse è questa la porta dell'Infermeria.... - - Luke quello è un bagno...- - vado ad aiutarli...- disse Simon con un profondo respiro, mentre usciva dalla camerata. Qualche secondo dopo una testa rossa spuntò dalla porta: Jocelyn - Mamma... - sussurrò Clary, - Clary... la mia bambina...- la donna corse verso il letto dove la ragazza stava riposando seguita da Luke.

Si alternarono Lacrime.

Abbracci.

Lievi risate.

Poi la porta si aprì di nuovo, con un unico gesto felpato.

Nella stanza, ancora una volta calò il silenzio.

Shadowhunters: La battaglia non è mai finitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora