Capitolo 7

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Per tutto il glitter dell'universo, dove si sono cacciati Clary e Sheldon. Sheldon? No, si chiama uhm... Samuel. Sisi. Samuel Lewis. Cosa diavolo ho pensato questa mattina quando mi sono vestito così? Ah beh non avevo tenuto conto della possibilità di mettermi a correre per cercare un cacciatrice e mezzo (Samuel ha ancora da studiare). Queste piume le odio e il colore della sciarpa non si intona bene con il leopardato del trench. Mi dispiace dirlo, ma è colpa di Alexander, mi sono dovuto preparare in un attimo. Okey, noi stregoni abbiamo una concezione del tempo leggermente diversa da quella dei mortali ma" Byonce non si è fatta in un giorno". Magnus stai divagando troppo. Concentrati. Ah eccoli là. Avanti Magnus vai là e digli tutto. Cerca di non morire, tanti saluti altrimenti, e Silente sarebbe fiero di te. Perché sto parlando da solo?

-voi due... vi ho cercati per tutta Alicante, beh non tutta ma quasi... - Magnus aveva il fiatone, i capelli scompigliati, le piume attaccate al fondotinta, e quel look da Lady Gaga ubriaca, ma emanava fascino. Fascino da Sommo Stregone di New York. - Dovete subito venire nell'Infermeria - continuò puntando il dito prima su Clary e Simon e poi vagamente, verso uno dei tetti più alti della città. - La Basiliade? Cosa è successo? - domandò la rossa, ma non attese una risposta: si fiondò per le stradine pittoresche in ciottoli, facendosi spazio a suon di gomitate, tra la gente. - Samuel, dobbiamo andare anche noi - riprese Magnus, - A cosa succede e B non sono Samuel - rispose il ragazzo. - A non te lo posso dire e B uh, fammi pensare... - - Stephen? -

- No! -

- Sheldon? -

- NO!! -

- Ah lo so: Sandokan? -

- Sandokan? Che razza di nome è? Io sono Simon!! -

- Ah già Simon, e allora chi è Sandokan? -

- troppo difficile da spiegare. Andiamo. -

- Decisamente, Sandokan - Simon lo fulminò con lo sguardo e partì di corsa nella stessa direzione di Clary, che ormai probabilmente era già arrivata alla Basiliade.

Isabelle si trovava in lacrime nella piazza adiacente all'Infermeria dove stava aspettando l'amica. - eccomi, Iz, che cosa è successo? Perché stai piangendo? Non dirmi che è... - Izzy stava guardando verso l'alto, non voleva incontrare lo sguardo di Clary. - corri dentro e fai in fretta. Forse tu ce la farai... - fu la risposta della shadowhunter, corri dentro e fai in fretta. Cosa volevano dire quelle parole? C'era un'unica cosa da fare per rispondersi: fare in fretta e correre. - Clarissa, non puoi entrare, mi dispiace - era la voce di un'infermiera. Mi dispiace? No, non è vero, il suo cuore batteva, dormiva. Jace dormiva. Dopo aver imboccato un lungo corridoio la ragazza restò a bocca aperta per l'imponenza della stanza dove si trovava: era enorme, completamente affrescata, con grandi finestre che davano sulle colline a nord di Alicante. Tutte le volte che era stata alla Basiliade era quasi in fin di vita, e le era stato impossibile ammirare quel capolavoro; sarebbe stata a fissare il soffitto fino a quando il collo non le avrebbe fatto male, essendo un'artista sapeva cogliere il significato di ogni disegno, ogni pennellata aveva una storia da raccontare. Perché proprio in una sorta di ospedale? Non ebbe il tempo di rispondersi che sentì delle voci provenire da una piccola saletta a sinistra della lunga fila di letti dalle lenzuola bianche immacolate. Delle persone stavano uscendo, meglio nascondersi. La stanza non offriva una vasta gamma di nascondigli, così scelse un armadio vuoto. Chi c'era lì dentro?

Shadowhunters: La battaglia non è mai finitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora