Quando dopo molte ore l'aereo diretto al JFK - l'aeroporto di New York - atterra, mi ritrovo ad emettere un lungo respiro per sciogliere la tensione.

Afferro le valigie e cammino in direzione degli arrivi.

Ci sono centinaia di persone che attendono i loro familiari, i loro amici. Mi guardo intorno per cercare di scorgere un viso familiare ... e finalmente lo vedo.

Marco, il mio migliore amico.

Ha un cartello tra le mani con il mio nome "Elena Desi".

Dio! È ancora più bello dell'ultima volta che l'ho visto.

Perfino il suo corpo è cambiato. Mi sembra di vedergli almeno il doppio dei muscoli.

Sarà il football?

Si, probabile.

E pensare che tre anni fa io e lui stavamo insieme. Anche se non ci siamo mai comportati come una vera e propria coppia. Non siamo mai stati insieme, in quel senso. Tra di noi non c'è mai stata né passione, né litigi. Il nostro rapporto non era cambiato, ci comportavamo sempre come due amici.

Marco non mi ha mai chiesto di più, non si è mai spinto oltre ad un bacio ed io so che se lo ha fatto, è perché riteneva che io non fossi pronta; non dopo quello che mi era successo in passato.

Dopo qualche mese dall'inizio della nostra "relazione" abbiamo deciso di lasciarci.

Marco voleva continuare gli studi in un liceo qui a New York, voleva fare le sue esperienze, vivere come un ragazzo della sua età.

Scuoto la testa a tutti i miei ricordi con lui.

Gli corro incontro e, quando sono ad un passo da lui mi fermo <<Ciao Marco>>

Quando incrocia il mio sguardo batte gli occhi ripetutamente e poi li sgrana <<Elena?>>

La sua espressione è esterrefatta: mi guarda come se non mi riconoscesse.

Si, okay, anche il mio corpo si è trasformato molto dall'ultima volta che ci siamo visti <<Si Marco, sono io>> ridacchio <<Ma non riconoscermi per una taglia in più di reggiseno mi sembra un tantino eccessivo, non credi?>>

<<Una taglia in più?>> mi chiede sarcastico. Mi prende per mano e mi fa fare un giro su me stessa <<Elena! Dannazione, sei uno schianto!>> esclama, insistendo con lo sguardo sul mio seno e sul mio fondoschiena.

Fingo un'aria offesa <<L'America ti ha fatto davvero male>> lo prendo in giro.

<<A te invece ti sta facendo benissimo>> Marco continua a fissarmi ammaliato, ma poi decide di abbracciarmi forte.

Mentre sono stretta tra le sue braccia ripenso all'ultima volta in cui mi ha abbracciata in questo modo. Eravamo all'aeroporto di Roma, due anni fa.

Quest'estate, mentre io ero in viaggio con una mia amica e la sua famiglia, Marco ha convinto i miei genitori a farmi venire qui in America.

Ed io non c'ho pensato due volte.

Marco mi voleva con lui, a New York.

Non ci potevo credere.

E poi qui in un nuovo paese, con nuove persone, sono sicura che riuscirò a dimenticare tutti gli orrendi ricordi che sono ancora nella mia mente.

<<Com'è andato il viaggio?>> mi chiede, facendomi rinvenire dai miei pensieri.

<<Turbolento>>

Sorride <<Turbolenta sarà la tua vita qui a New York. Vedrai ci divertiremo un mondo>>

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