28. Beta (rev)

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Cibo, finalmente carne, sangue!

Uno per me e uno per la femmina, ora è arrivato anche il vecchio, ma ce n'è per tutti. Ci siamo rintanati in un anfratto trascinandoli con noi, con le fauci ben strette sul loro collo e il sapore del sangue fresco nella gola.

Uno l'ho ucciso io, sono un grande cacciatore! Correva a tratti, si guardava intorno e si acquattava dietro gli angoli. La sua luce, una luce piccola, non come quella dei carri, si agitava su e giù ma non è riuscita neppure a sfiorarmi. Come l'ho visto partire da dietro un angolo sono scattato e lo ho azzannato in pieno collo, al volo, proprio mentre correva. Non ha avuto neppure il tempo di alzare il bastone che fa rumore.

Meraviglioso sapore di sangue, tanto sangue che mi schizzava in gola come una fonte d'acqua dolce e dissetante. Continuava ad agitarsi, poi ho stretto le fauci e ho sentito l'osso spezzarsi e la vita abbandonarlo in un lampo. E' pesantissimo con tutte quelle corazze che ha addosso, ma sono riuscito a trascinarlo da solo. Ora sto lavorando con i denti e con gli artigli per togliere le cinghie. Voglio arrivare al fegato. L'ho cacciato io, ho avuto il primo sangue e il fegato è mio!

Il vecchio sta cercando di squarciare la pelle della gamba, poveretto. Ha organizzato lui l'attacco ma non ha potuto bere molto, deve accontentarsi di spolpare con noi le carcasse. Ora si sta avvicinando all'addome.

Ringhio, questo è mio! Lui si dedica di nuovo alla coscia mentre io apro in due la pancia con gli artigli e vi affondo il muso. Non è tutta roba buona da mangiare qui dentro, ma c'è il fegato, c'è il cuore.

Riemergo con la bocca ancora piena e masticando voracemente mi guardo un po' intorno. Le luci passano sopra le nostre teste, ma qui siamo ben protetti. Gli uomini col carro stanno girando intorno ma non si avvicinano. Ce ne sarebbero altri da mangiare, ma dopo giorni di pasti magri questi due corpi ancora caldi sono un sogno, una benedizione. Abbiamo rischiato, abbiamo seguito il piano del vecchio e abbiamo vinto. Io sono stato solo scottato dalle loro luci. Le zampe mi bruciano appena. Con la bocca piena di cibo delizioso quasi riesco a dimenticarmene.

Questa notte ho capito una cosa importante, grazie al vecchio. Nella lotta non sempre bastano la forza e la velocità. Bisogna metterci anche l'astuzia, è necessario dominare l'istinto, incanalarlo, non farsene dominare. Mi è costato una fatica enorme rimanere lì, in mezzo alla valle, mentre le prede si avvicinavano, e ancora più dura è stato scappare mentre il mio istinto mi ordinava di attaccare, di uccidere, di lanciarmi contro quegli uomini a fauci spalancate. Ma ne è valsa la pena: a quest'ora potevo essere morto, e invece sono vivo e con la pancia piena.

Abbandono per un attimo il mio trofeo già mezzo spolpato e mi avvicino alla preda della femmina. Sembra avere un profumo diverso, più dolce. Provo ad assestare un piccolo morso, ma la lei si gira subito verso di me con le fauci grondanti sangue, tanto che quasi non si vedono le zanne. Il suo sguardo è inequivocabile: stai alla larga.

Ritorno alla mia carcassa che ho lasciato al vecchio. Ora è il mio turno di ringhiare: ha preso quanto basta della mia preda. Può andare a sfamarsi dalla femmina. Lui non mi bada nemmeno, tutto preso a staccare avidamente brani di carne. Mi infilo sotto le sue zampe e mi inarco per scuoterlo via. Lui fa per reagire, un ringhio sfugge alle sue fauci insanguinate, ma subito lo reprime e abbassa la testa. Deve riconoscere il mio diritto, questa preda è mia. Si avvicina alla femmina e mugola quasi chiedendo permesso. Lei lo ignora, o finge di poi non accorgersi di lui, così il vecchio può ricominciare a darsi da fare con una coscia polposa.

Ce la prendiamo comoda. Gli uomini non possono raggiungerci qui, non c'è spazio per il loro carro e di sicuro non hanno il coraggio di venire a stanarci. Oppure no? Forse è meglio stare ben attenti ai rumori, tenere un occhio sulla strada per non farsi cogliere impreparati.

Iniziamo a essere sazi e l'aggressività che ci martellava la testa inizia a diminuire. Il vecchio mi guarda e sbadiglia, soddisfatto. Strappo e mastico ancora due bocconi di carne, poi ci guardiamo.

I nostri musi sono completamente ricoperti di sangue. Non possiamo andare in giro con tutto quell'odore addosso, quindi iniziamo a leccarci a vicenda per toglierlo tutto. È pur sempre sangue, anche se non è più caldo.

Dopo averci dato un'occhiata critica il vecchio fa cenno che possiamo andare. Non portiamo nulla con noi, domani questi resti saranno immangiabili.

Sgusciamo fuori fra le rocce, e il vecchio si guarda intorno con attenzione. Non si vedono luci verso la campagna, così corriamo con l'andatura resa pesante dalle pance finalmente piene. Più che una corsa è un trotterellare, ma non abbiamo più nulla da temere. Non cerchiamo nulla e non scappiamo da nessuno. Oggi è andata bene, sono satollo e ho ucciso la mia prima preda. Diventerò un buon cacciatore, avrò un posto importante nel branco quando saremo di più, quando incontreremo altri come noi.

Per adesso dobbiamo solo fare ritorno alla caverna e goderci un bel sonno. Domani potrò esercitarmi ancora, potrò far capire al vecchio che sono pronto, che sono bravo. Un grande cacciatore!

 Un grande cacciatore!

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Il serraglioWhere stories live. Discover now