CAPITOLO 6

3.9K 288 32
                                    

Nell'istante in cui la porta si aprì le prime note di quel profumo, così a lungo cercato e desiderato, avvolsero completamente il mago facendolo voltare verso colei che aveva varcato la soglia. Nell'istante in cui i loro occhi s'incrociarono, Natsu dimenticò tutto, perfino sé stesso, concentrandosi esclusivamente sulla visione appena apparsa.
Perché era di quello che si trattava... una visione.
Non poteva credere che dopo tutti i suoi sforzi, dopo tutto il tempo passato a vagare per ogni angolo del globo, l'oggetto della sua ricerca fosse proprio lì, davanti a lui, a pochi metri di distanza.
Un sogno.
Forse qualche divinità aveva deciso di mostrargli un minimo di pietà offrendogli quel miraggio per alleviare il suo dolore, il suo tormento.
Ma poi lei pronunciò il suo nome.
E lui fu perduto.
«Natsu»
Come animate di volontà propria, le labbra si aprirono per sussurrare il suo nome, rendendola quindi reale e facendo destare il Dragon Slayer dal torpore di cui era caduto vittima in quegli ultimi secondi.
«Lucy.»
È lei... È viva!
Solo quando riuscì a percepire, a gustare, il sapore di quella verità, Natsu si permise di abbandonare la profondità di quelle pozze calde per bearsi della sua figura. Ma ciò che vide gli fece sgranare gli occhi.
Quella non era la sua Lucy.
Durante gli ultimi tre anni, ogni volta che chiudeva gli occhi, nella sua mente visualizzava il volto sorridente della maga, i capelli biondi a incorniciarle il viso rendendolo ancora più luminoso, i succinti abiti dai mille colori a fasciarle il corpo perfetto mettendone in risalto la pelle liscia e diafana, ma soprattutto gli occhi ricolmi di speranza, gioia... e amore.
La donna davanti a lui indossava un completo di pelle nera che le conferiva un aspetto pericoloso e letale, decisamente ben lontano dai soliti vestiti allegri che era solita portare. Diverse, troppe, cicatrici, la più grande delle quali le segnava drasticamente il volto, marchiavano quella pelle un tempo immacolata e per ognuna di esse il cuore di Natsu veniva trafitto da migliaia di lame roventi.
Se non fosse stato per la familiare custodia delle chiavi stellari appese al fianco e l'inconfondibile profumo impresso a fuoco in ogni cellula del suo corpo, Natsu non l'avrebbe mai riconosciuta.
«Lucy... sei proprio tu?»
Prima ancora di riuscire a fare un passo, una risata grondante di malcelato divertimento ricordò al Dragon Slayer che non erano soli. Senza distogliere lo sguardo da Lucy, i cui occhi erano diventati improvvisamente vuoti e freddi come quelli di una bambola, disse: «Ehi, faccia da triglia. Vuoi per caso finire il discorsetto di prima?»
Tutti i presenti voltarono la testa verso Pride, il cui sguardo non aveva perso quella luce omicida nonostante l'occhio nero, chiedendosi chi fosse davvero il nuovo arrivato e com'era riuscito anche solo a sfiorare il loro Primo Generale.
«Bastardo! Io ti...»
«Basta così.»
L'ordine pacato del master interruppe la minaccia. «Uscite tutti tranne Lucy e il nostro...gentile ospite.» Poi rivolse lo sguardo a Loki. «Anche tu, Leo.»
Natsu notò l'irrigidimento e l'espressione tesa dell'amico ed era pronto ad appoggiarlo quando la voce di Lucy lo bloccò, lasciandolo basito.
«Obbedisci agli ordini del master, Loki.»
Questi, dopo averle rivolto un ultimo sguardo, svanì nel nulla, lasciandoli soli nella stanza.
Pur non mostrando nulla, Natsu non sapeva più cosa pensare. Durante tutto il tempo in cui era stato al fianco di Lucy non l'aveva mai sentita ordinare nulla ai suoi spiriti e di certo non con quel tono.
Freddo.
Vuoto.
No. Quella non era affatto la Lucy che ricordava.
«Bene. Natsu Dragneel, come ti stavo dicendo prima che la mia importantissima maga ci onorasse della sua presenza, sono ben lieto di darti il benvenuto nella nostra Gilda. Ero sicuro che Pride sarebbe riuscito a convincerti.»
La mia importantissima maga?
La temperatura attorno al Dragon Slayer aumentò di colpo e, compiendo quello che forse era il gesto più irresponsabile da parte di un mago, Natsu volse le spalle all'uomo più potente presente in quella sala per dirigersi verso Lucy. Non riusciva più a ignorare quell'istinto, quel bisogno, che lo spronava ad avvicinarsi, a toccarla, a renderla ancora più reale.
A reclamarla.
È una mia amica.
Una mia compagna.
MIA.
Quando vi erano che soli pochi centimetri a separarli, il mago inspirò a pieni polmoni il suo dolce profumo.
Vaniglia e polvere di stelle.
Quest'ultima era una fragranza che lui non aveva mai sentito prima e rispecchiava l'unicità della sua compagna, tuttavia non era più così forte come tre anni fa.
«Lucy.» La chiamò, poggiando le mani sulle sue spalle, stringendo delicatamente e notando la tensione che sembrava scorrere nel corpo della donna. «Guardami.»
Voleva che lo fissasse dritto negli occhi, che gli rivolgesse quel sorriso che lo aveva sempre ammaliato, che gli dicesse qualcosa.
Dopo attimi di silenzio in cui Natsu ebbe paura di essere completamente ignorato, Lucy si voltò. Ma ciò che vide nei suoi occhi lo portò a fare un passo indietro, interrompendo quel contatto tanto agognato.
Rabbia.
Una furia pura, profonda e incandescente rendeva ardenti quelle pozze marroni. Era un'emozione che Natsu non aveva mai visto nel suo sguardo, neppure nelle situazioni più disperate. Vederla poi rivolte contro di lui lo scioccò completamente.
«Che ci fa lui qui?» domandò poi la giovane al master senza distogliere lo sguardo da Natsu.
«Suvvia mia cara,» la riprese Vistrass, «è vero che siamo una Gilda considerata dai più oscura ma ciò non significa che siamo degli incivili, non trovi?»
Lucy lo fissò ancora un istante con rabbia prima di rendere il viso completamente inespressivo per voltarsi verso l'uomo seduto di fronte a lei.
«Mi dispiace, master.»
Se non avesse visto tutta quella rabbia, Natsu avrebbe potuto credere che Lucy avesse perso la sua capacità di provare emozioni.
Che ti è successo, Lucy?
Quante volte si era posto quella domanda durante i pochi minuti in cui l'aveva rivista? Troppe, e il non riuscire a dare una risposta lo rendeva ancora più frustrato e impaziente.
Stanco di tutta quella situazione decise, ancora una volta, di seguire l'istinto.
Afferrò con forza la compagna per il polso, tirandola a sé per avvolgerla tra le braccia, stringendola con impeto. Finalmente Natsu poteva provare nuovamente la calda sensazione del corpo di Lucy premuto contro il suo, il viso affondato nell'incavo del suo collo ispirandone la fragranza.
Per un solo, brevissimo istante ebbe l'impressione di sentirla rilassarsi contro di lui ma fu una sensazione talmente fugace da poter essere stata semplicemente il frutto di una sua immaginazione.
«Mi sei mancata, Lucy.»
«Ma che scenetta commuovente.» La voce di Vistrass ruppe quella bolla in cui si era immerso Natsu.
A quelle parole la donna, che fino ad un secondo prima era tra le sue braccia, si scostò con violenza rivolgendogli un'espressione furiosa.
«Non osare toccarmi.» Gli sibilò minacciosa prima di avanzare verso il master, allontanandosi sempre più da lui.
Vistrass si alzò dal suo scranno, andandole incontro e posandole una mano sul fianco attirandola a sé e lanciando un messaggio silenzioso a Natsu, il quale rispose con un ringhio tra i denti.
I freddi occhi blu del master non si scostarono da quelli verdi del Dragon Slayer, studiandolo, sfidandolo a compiere anche un solo passo falso.
Quando fu evidente che nessuno dei due avrebbe distolto lo sguardo, Vistrass si staccò da Lucy, tornando a sedersi sul suo seggio.
«La tua fama è ben meritata, Salamander. Raramente il mio generale rientra ferito e il fatto che tu sia riuscito a conciarlo in quel modo è alquanto notevole. I miei complimenti.»
«Risparmia il fiato, bastardo.»
«Eppure,» continuò il master come se Natsu non avesse aperto bocca, «per quanto mi secchi ammetterlo, è evidente che tu non sei qui grazie alle abilità di Pride ma piuttosto per una tua scelta. Posso immaginarne il motivo, ma vorrei sentirlo da te.»
Gli occhi del Dragon Slayer ardevano mentre si avvicinava ai due.
«Sono venuto a riprendermi Lucy» rispose con rabbia, i pugni infuocati.
Un ghigno soddisfatto comparve sul volto del master mentre l'espressione di Lucy si oscurava.
«Capisco.» Disse Vistrass. «E se ciò non fosse possibile?»
Le fiamme che avvolgevano i pugni di Natsu crebbero d'intensità mentre il suo sguardo si assottigliava. «Allora distruggerei tutto.» Ringhiò.
All'improvviso il mago si ritrovò schiacciato a terra.
«M-ma che...»
Non riusciva a muovere un muscolo tanta era forte la pressione che lo costringeva a terra. Più si sforzava di rialzarsi e più essa aumentava d'intensità al punto che stava facendo fatica anche a respirare.
«Distruggerai tutto, eh?» Lo schernì il master.
L'espressione di Dreyden Vistrass non prometteva nulla di buono. I suoi freddi occhi blu avevano assunto una tonalità ancora più gelida mentre si avvicinava a Natsu, guardandolo con disprezzo. «Come osi, tu, un essere che non può nemmeno definirsi un mago, un abominio, venire qui, nella mia casa e minacciare ME!» Si abbassò e lo afferrò per i capelli. «Non azzardarti mai più a pronunciare simili parole in casa mia, Natsu Dragneel.»
Rimasero in quella posizione finché la voce di Lucy non ruppe quello stato di tensione. «Master.»
Lasciò la presa e con essa anche la pressione di gravità venne meno.
«M-maledetto.» Riuscì ad imprecare Natsu tra un colpo di tosse e l'altro nel tentativo di riprendere aria.
«Sei fortunato che mi occorri vivo, Salamander, altrimenti...»
«Ora basta.» Lucy si frappose tra i due, fissandoli entrambi. «Perché è qui?» Domandò con rabbia al master.
Ignorando il tono con cui gli si era rivolta, Vistrass le rispose impassibile. «Ci occorre per completare il Progetto Rinascita.» Spostando poi lo sguardo su un Natsu che si stava rialzando con sguardo omicida, disse: «Ti consiglio di non fare brutti scherzi, Salamander. Se ci tieni a Lucy, fai quello che ti dico o sarà lei a pagarne le conseguenze e credimi» fece una pausa, lasciando che le parole seguenti pesassero su di loro, «il dolore che subirà sarà nulla rispetto a quello patito in questi ultimi due anni e Lucy,» Vistrass si rivolse direttamente alla donna, «confido che tu non voglia rischiare di perdere nuovamente la tua...famiglia
Detto questo diede loro le spalle e con un cenno della mano li congedò.
Natsu, i cui sensi erano completamente concentrati su Lucy, notò subito l'incarnato farsi più pallido e le spalle irrigidirsi. Non gli era sfuggito il sottinteso delle parole dell'uomo, ma in quel momento era ben consapevole di non poter dire nulla.
Lasciò che Lucy lo prendesse per il gomito e lo trascinasse fuori da quella sala. In fondo, si trovava proprio dove voleva, con la sua Lucy. Era questo il motivo per cui si era lasciato catturare senza opporre resistenza...o quasi.
Mentre si lasciava condurre dalla giovane lungo i tortuosi e oscuri corridoi che costituivano il corpo di quella strana Gilda, Natsu non poté impedire alle sue labbra di piegarsi in un ghigno divertito. Quante volte, in passato, Lucy lo aveva trascinato allo stesso modo?
Certe cose non cambiano mai, si ritrovò a pensare, mentre un barlume di speranza iniziava a sbocciare in quel cuore appena tornato in vita. La speranza che tutto potesse tornare come un tempo.


Come succedeva ogni qualvolta che Lucy si trovava alla gilda, al suo passaggio si sollevava ogni tipo di sussurro. Dallo scherno, visti i suoi esordi come mercenaria, al rispetto grazie alla fama acquisita come Incappucciato. Eppure c'era qualcosa di diverso ora e la donna era ben consapevole chi ne fosse la causa. Ne sentiva il calore diffondersi dalla mano con cui lo trascinava e scorrerle in tutto il corpo.
Maledizione, imprecò.
Nella grande sala gli aveva afferrato il braccio inconsciamente, seguendo un vecchio istinto, il suo unico pensiero quello di allontanarsi dalla collera sopita del master. Non aveva tenuto conto delle sensazioni, dei sentimenti che quel piccolo contatto le avrebbe provocato, ma in quel caos vi era un'emozione che sovrastava tutte le altre. Una furia così profonda da rischiare di soffocarla.
Come osava? Come osava presentarsi lì, davanti a lei, nel peggior momento possibile e mettendola così in pericolo di vita. Mettendo in pericolo i suoi bambini!
Era soprattutto quest'ultimo pensiero a farla infuriare, a provare una rabbia tale da farle rompere quei lucchetti che, anni prima, aveva faticosamente posto sul suo cuore, sigillando tutto il dolore, le lacrime, la sofferenza che l'avevano invasa dopo la partenza di lui. Ma soprattutto...l'odio che, a poco a poco, giorno dopo giorno, le sussurrava dolci parole che corrompevano sempre di più la sua anima dando così inizio al suo viaggio autodistruttivo. Se non fosse stato per Axel ed Ellie...
Odiava Natsu Dragneel?
Sì. Lucy lo odiava con tutta sé stessa ed era giunto finalmente il momento di porre fine alle sue sofferenze.
Non appena varcarono la soglia della sua stanza, chiudendo il resto del mondo fuori, Lucy abbandonò la presa sul Dragon Slayer allontanandosi da lui e voltandogli le spalle. Tuttavia quest'ultimo non doveva essere d'accordo dal momento che, dopo nemmeno un passo, la abbracciò da dietro, premendola forte contro il suo petto.
Proprio come prima, la giovane avvertì sul collo il suo respiro caldo, le braccia muscolose che la stringevano possessivamente.
«Lucy»
Un sussurro soffiato all'orecchio.
«Lucy»
Una preghiera. Un'invocazione.
No!
Con violenza la donna si scostò da lui, indietreggiando e alzando un braccio, intimandogli di starle lontano.
In silenzio, restarono a fissarsi per qualche minuto. Gli occhi verdi di lui, confusi ma speranzosi, contro quelli ardenti di lei.
Rivedere Natsu lì, in quel momento, quando tutto sembrava sull'orlo di un precipizio che lei non riusciva in alcun modo ad evitare, con quello sguardo che sembrava scrutarla fin dentro l'animo, cercandola, invocandola, fece scattare qualcosa dentro Lucy.
Quel vaso di Pandora che lei stessa aveva sigillato due anni prima rinchiudendovi tutti i sentimenti provati dopo l'ennesimo abbandono subito, stava per spalancarsi. Mai come in quel momento pregò che il mago restasse in silenzio.
«Lucy dove diavolo eri finita? Ti ho cercata dappertutto.»
E il vaso si aprì.
Senza alcuna esitazione la giovane gli si avvicinò e lo schiaffeggiò.
«Con che coraggio osi pormi una domanda simile?» Urlò ad un Natsu ancora scosso per lo schiaffo ricevuto, stupito non tanto per il colpo in sé quanto le emozioni che esso racchiudeva. «Non ne hai alcun diritto! Dov'ero finita? IO? Avrei forse dovuto lasciarti un biglietto come hai fatto tu? Ma certo! Come ho fatto a non pensarci? Caro Natsu, non ce la faccio più a restare qui a Magnolia dove i ricordi mi tormentano. Me ne vado. Con affetto, Lucy. Ti sarebbe piaciuto? TI SAREBBE PIACIUTO?» Le ultime tre parole le urlò con tutto l'astio di cui era capace. «Te ne sei andato senza dire una parola. Mi hai lasciata sola quando avevi promesso che saresti sempre stato lì accanto a me. Mi hai abbandonata nel momento peggiore della mia vita. Mi avevi promesso che per me ci saresti sempre stato. Che per te ero una compagna preziosa di cui avresti sempre avuto cura. Che ero importante. Eppure non hai esitato un istante a voltare le spalle a tutti. A VOLTARE LE SPALLE A ME! Hai una vaga idea di cosa abbia provato nel trovare quel biglietto ad aspettarmi a casa? Ce l'hai, Natsu? Sai cosa si prova a ritrovarsi improvvisamente senza la persona che fino a quel momento era stata il nostro centro? La forza che ti aveva spinto a rialzarti sempre e comunque? Lo sai, Natsu? RISPONDIMI!»
Gli occhi verdi del Dragon Slayer divennero talmente scuri da sembrare quasi neri. Ogni parola pronunciata da Lucy lo aveva colpito dritto nel profondo della sua anima e lei ne era più che consapevole. Lo conosceva. Sapeva tutto di Natsu. Sapeva come ferirlo e, spinta da tutta la rabbia covata negli ultimi tre anni, non aveva esitato a urlargli contro quelle parole che lo avrebbero devastato più di tanti colpi fisici. Tuttavia Salamander non era neppure tipo da incassare senza reagire sebbene lo scontro fosse sul piano verbale. La prese per le spalle e la scrollò un paio di volte prima di risponderle a tono.
«Se lo so? Mi chiedi se lo so, Lucy? Hai forse dimenticato il mio passato? Di come mi sono ritrovato dall'oggi al domani senza Igneel al mio fianco? Di cosa ho provato quando persi Lisanna? E di come mio padre mi sia stato strappato via per la seconda volta senza che io potessi fare nulla? Credi che non conosca il dolore di una perdita? Quel giorno ho perso nuovamente un genitore!»
«IDIOTA! Credi di essere stato l'unico a soffrire? Tu hai visto un genitore scegliere di dare tutto se stesso per amore di suo figlio, di sacrificarsi per amore. Io quel giorno sono stata costretta a scegliere tra voi e quella che era la mia migliore amica. Quella che è sempre stata al mio fianco. IO HO UCCISO AQUARIUS!» Le lacrime rigavano il viso sfigurato di Lucy mentre dava libero sfogo ai suoi sentimenti. «Ho dovuto uccidere la persona che mi aveva visto crescere, che nel bene e nel male era sempre stata con me. Eppure l'ho fatto per salvare la mia famiglia. Per salvare TE! Credi che sia stato facile prendere una decisione simile?»
Lucy si dimenò inutilmente nel tentativo di liberarsi dalla presa di Natsu, ma questa era più ferrea che mai.
«Stupida! Perché non me lo hai detto?» Le urlò di rimando il mago, scaldandosi per via delle accuse rivoltegli contro dalla compagna. «Perché non sei venuta da me subito dopo la battaglia? Perché non ti sei confidata?»
«E come avrei potuto? La città era praticamente distrutta e non si riusciva neppure a contare il numero dei feriti. Tu eri svanito nel nulla. Non puoi immaginare la gioia che provai quando, tornando a casa, trovai la porta aperta. Ero così sicura di trovarti dentro che l'ho spalancata di colpo.» Una risata amara fuoriuscì dalle labbra, ormai salate, di Lucy. «Pensai che finalmente ti fossi deciso ad aprirti con me. Che mi avresti permesso di starti vicino in quel momento così difficile. Che ci sostenessimo a vicenda. E invece...»
Sentendosi improvvisamente svuotata, Lucy sollevò lo sguardo. Dagli occhi di Natsu scendevano lacrime silenziose. Un tempo, vedere quell'espressione ferita sul suo volto le avrebbe provocato una stretta al cuore, incitandola a fare di tutto pur di fargli tornare quel sorriso che tanto lo caratterizzava e che tanto amava. Ora non provava nulla se non delusione e rabbia. «Perché sei qui, Natsu?» Gli chiese distogliendo lo sguardo da quel volto rimirato così tante volte di nascosto e poggiando la fronte sul quel petto ancora più duro di quanto non ricordasse.
«Sono venuto a riprenderti.»
Riprendermi?
Stavolta quando provò ad allontanarsi non trovò alcuna opposizione da parte del suo vecchio compagno. Sempre guardandolo dritto negli occhi indietreggiò di qualche passo.
«Non sono un cucciolo che puoi riprendere a tuo piacimento dopo averlo abbandonato.»
«Al diavolo, Lucy.» Sbottò lui passandosi una mano tra i capelli rosati. «Dacci un taglio e torniamo a casa.»
«Ma io sono a casa, Natsu.»
Questi la guardò come se fosse un'altra persona. «Cosa?»
«Mi hai sentita benissimo.» Gli rispose. «Io sono a casa.»
«Non dire idiozie, Lucy! Questa non è casa tua! Come puoi chiamare compagni questo branco di assassini! Per non parlare di quel Vi-qualcosa! È pericoloso, Lu.»
Lu.
Una fitta al cuore.
«Le persone cambiano.»
«Non tu!» Affermò convinto il Dragon Slayer per poi allungare una mano verso di lei. «Torniamo a casa, Lucy. Torniamo dalla nostra famiglia. A Fairy Tail.»
La donna scese con lo sguardo dagli occhi dolci di Natsu fino alla mano che gli tendeva. Si sentiva fremere. Perché? Si chiese. Come può avere ancora oggi tutto questo potere su di me?
Il modo in cui la guardava.
Il modo in cui le sorrideva.
Ogni cellula del corpo di Lucy sembrava voler afferrare quella mano e stava quasi per farlo quando nella mente le balenò l'immagine dei visi sorridenti di Axel ed Ellie.
NO!
Scosse la testa come a schiarirsi le idee. «No. Ora è questa la mia famiglia.»
La mano di Natsu si abbassò. «Smettila di cercare di convincerti! Qua non c'è nulla per te se non un destino oscuro! Non è questo che sei, Lucy! Tu non sei fatta per stare nelle tenebre!»
«E tu che ne sai di come sono? Guardami! Guardami per davvero Natsu! Io sono cambiata! Non sono più la Lucy che conoscevi. Quella persona è morta tre anni fa.»
«Smettila!»
«No. Prima accetti questa realtà e meglio sarà per tutti! Per me Fairy Tail non è nient'altro che un ricordo lontano. Non so con quale diritto tu sia venuto fin qui, ma la cosa non mi riguarda! IO NON TI RIGUARDO PIU', NATSU!»
«TU SEI LA MIA COMPAGNA!» Le urlò contro il Dragon Slayer. Lingue di fuoco che gli fuoriuscivano dal corpo. «SEI LA PERSONA PIU' IMPORTANTE DELLA MIA VITA!»
«IO NON SONO NULLA!» Ormai entrambi avevano perso il controllo. «Se ero così importante perché non mi hai portata con te? Potevamo affrontare tutto insieme. Eravamo un team. Una squadra.»
«Per Dio, Lucy non sono andato a fare un viaggio di piacere! Era troppo pericoloso. Non potevo farti questo.»
«Credi che me ne sarebbe importato qualcosa? Sarei stata con te e questo era tutto ciò che volevo. Ricordi? Insieme siamo fortissimi. Lo hai sempre detto per cui non mi rifilare la scusa che sarebbe stato pericoloso. Pensavi forse che ti sarei stata di peso? Che non potessi farcela?»
«Non ho mai pensato ad una cosa del genere!» Ringhiò. «Non sarei riuscito a diventare più forte con te al mio fianco perché sarei sempre stato in tensione. Preoccupato che potesse succederti qualcosa!»
«Quindi ammetti che pensavi fossi debole!»
«NO!» La frustrazione era più che evidente sul volto di Natsu. «Ma non lo capisci, Lucy? Dopo Igneel tu sei la persona più importante della mia vita. Non potevo rischiare di perdere anche te. Se ti fosse successo qualcosa...» si passò la mano sul viso, chiudendo gli occhi come se la sola idea lo annientasse.
Spinta dalla collera e dall'orgoglio, la giovane maga non si soffermò sul vero significato dietro le parole appena pronunciate dal Dragon Slayer. «E non ti è venuto in mente che lontana da te sarei stata ancora più in pericolo? No. Non hai minimamente pensato alle conseguenze del tuo gesto. Beh, come puoi ben vedere sono stata in pericolo.» S'indicò con l'indice la cicatrice sul viso. «Ho affrontato situazioni molto più grandi di me. Ho fatto cose che non immagineresti mai. Le mie mani sono sporche proprio come quelle di tutti gli altri membri di questa gilda. Ma sono sempre riuscita a rialzarmi e ad andare avanti e se sono ancora qui oggi non lo devo di certo a te! È solo grazie a loro che sono sopravvissuta.»
Gli occhi di Natsu si assottigliarono, facendosi improvvisamente attenti. «Chi? Forse i tuoi compagni? Il tuo master?»
«No.» Lo fissò mentre un sorriso le piegò gli angoli della bocca. «I miei figli.»


Note dell'Autrice

Eccomi qua, di ritorno dalle vacanze! 
Finalmente Lucy e Natsu si sono incontrati anche se il loro non è stato proprio un incontro tutto rose e fiori...
A voi è piaciuto o vi aspettavate qualche cosa di diverso? E Natsu? Come reagirà alla scoperta dei "figli" di Lucy? 
A presto gente!!!!

Fairy Tail : La caduta di una stellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora