Capitolo 3

804 65 35
                                    

«Harry, come mai sei già a casa?»

Mia mamma se ne stava seduta sul divano con lo sguardo completamente rivolto verso la televisione che fino a poco prima stava guardando e in attesa di una mia risposta. In effetti non ci avevo pensato, sarei dovuto rientrare più tardi, all'orario in cui entravo ogni giorno per non destre sospetti, ma questa cosa mi sfuggii dalla mente. Dopodiché volse lo sguardo verso di me. 

«Ehm, non mi sentivo bene e allora ho pensato di tornare qua a casa.»

«Harry, potevi prenderti qualcosa a scuola, non puoi permetterti di mancare alle lezioni.»

«Ma stavo male.» mentii, ma dopotutto volevo arrivare infondo a quella conversazione, perché a quando pareva, per mia madre una persona non può nemmeno sentirsi male.

«Harry, è successo qualcosa?»

«Che?»

«Non penso che tu stia male, sono tua madre e certe cose le capisco.»

«No, è solo che-»

«Cosa?»

«Ho litigato con Sarah.»

«Cosa le hai fatto?» certo, doveva essere sempre colpa mia, dovevo sempre essere io l'imperfetto della situazione.

«Io? È stata lei a sbagliare, non io.»

«Ma è impossibile, sembra una ragazza tanto per bene e carina.»

«Quando la finirai di parlare soltanto in base a quello che vedi fuori nelle persone?»

«Spero soltanto che tu e lei facciate pace.»

«Non lo so.»

«Harry, non voglio che tu e lei vi lasciate, sarebbe un peccato. Ripensate a tutti i momenti che avevate trascorso insieme e vedrai che la risposta arriverà da sola.»

«Sì, ora vado in camera mia.» non volevo più continuare quel discorso.

«Va bene.» detto questo si volse nuovamente verso la televisione, alzò il volume che aveva abbassato e non mi degnò più di un'attenzione. Sospirai salendo le scale. Molte volte non ne potevo più di quella situazione, mi sentivo come se mia mamma fosse un burattinaio e io fossi soltanto un povero burattino che veniva sempre controllato da quei fili che mi tenevano attaccato a lei. Ogni giorno non facevo altro che sperare che prima o poi qualcuno possa arrivare e tagliare per sempre quei fili, dandomi così la libertà. Avrei voluto avere un'altra famiglia, ma purtroppo mi è toccata questa. Non penso di aver mai voluto bene a qualcuno della mia famiglia, a mia madre mai. Lei non faceva altro che dirmi di volermi bene, che mi amava perché ero suo figlio, ma io alle sue parole non ho mai creduto, anche perché dentro il mio cuore sapevo e sentivo che quelle erano soltanto bugie su bugie. E mentre crescevo le cose peggiorarono di giorno in giorno. Mia madre volava una persona che io non sarei mai potuta essere e lei non riusciva a farsene una ragione. Perciò cercava in tutti i modi di cambiarmi, forse pur sapendo che non sarebbe mai riuscita a farlo. Lei mi negava la libertà che tanto desideravo, l'ha sempre fatto da quando ero piccolo e ogni volta che sto al suo fianco, mi sento soffocare. Ogni sera speravo sempre che le cose potessero cambiare, che qualcuno arrivasse e mi portasse via da tutto questo una volta per tutte, ma la verità è che se non ti aiuti da solo, nessuno ti aiuterà mai. Le persone sono cattive e ormai mi è difficile fidarmi di loro.

Il giorno dopo ero, come ogni mio giorno della mia vita da quando avevo cinque anni, a scuola. Camminavo con lo sguardo basso, ma non per paura che qualcuno potesse vedermi, semplicemente per evitare di incontrare persone a cui non volevo rivolgere la parola.

Stranger in MoscowWhere stories live. Discover now