28° Capitolo

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Rose
"Dai, non possiamo restare qui per sempre!"-gli urlai contro.
"Mmm..."-si lamentò assonnato-"Altri cinque minuti mammina...."-mi strinse forte. Il mio adorato dormiglione non si muoveva di un centimetro.
"Uffa!"-feci finta di essere irritata. Lui scoppiò a ridere "Mi scusi milady, sono un vero ruffiano."-continuò facendomi il solletico. Mi stavo contorcendo dalle risate supplicandolo di smettere.
"Okay, okay...mi arrendo...Restiamo ancora un po'."
"Sì! Dormiamo ancora!"-urlò felice come un bimbo. Restammo lì altri cinque minuti a fare gli stupidi sotto il cappotto, lui era ancora sdraiato su di me e mi stringeva come un cuscino, era proprio buffo. I suoi capelli erano disordinati in una maniera adorabile, gli occhi erano stanchi ma avevano ancora quel luccichio che li rendeva unici. Era stupendo stare lì con lui ma dovevamo pure alzarci prima o poi."Dai Jack, dobbiamo andare."-gli sussurrai. "E va bene mammina..."-sbuffò seccato. Finalmente ci alzammo e dopo aver recuperato i nostri vestiti, uscimmo dall'auto. Jack si stiracchiò tutto e sbadigliò pesantemente, era così adorabile.

"Andiamo!"-mi urlò all'improvviso."Cosa c'è?!"-gli chiesi confusa. "Dai!"-mi afferrò la mano. Non avevo la minima idea di cosa fosse successo, forse ero rimasta troppo tempo ad ammirare il mio artista.
Ci nascondemmo dietro le migliaia di casse e scatole che si trovavano nella stiva mentre Jack continuava a stringermi la mano. "Ho sentito un rumore, deve esserci qualcuno qui. Non fiatare."-mi sussurrò. Io annuii con la testa. Ad un certo punto due luci gialle si stavano avvicinando. Erano due uomini, avevano delle torce in mano e sembrava stessero cercando qualcosa o qualcuno. Con la coda dell'occhio cercai lo sguardo di Jack , lui stava fissando i due tizi in silenzio.
"Controlla di là."-ordinò uno all'altro. Entrambi indossavano delle divise, le divise dell'equipaggio.
All' improvviso il più giovane sembrò dirigersi verso di noi, per un momento strinsi la mano di Jack più forte. Ma poi fortunatamente il tizio girò dall'altra parte e io feci un sospiro di sollievo. Il più vecchio poi andò verso la Renault e puntò la torcia sul retro, illuminando l'impronta che avevo lasciato poco prima sul vetro. Io e Jack ci scambiammo uno sguardo ridacchiando. Lo steward chiamò il suo collega e gli fece notare quello che aveva appena visto, l'altro si avvicinò incuriosito."Presi!"-urlò poi aprendo la portiera dell'auto. I sedili di velluto erano vuoti, i due restarono a bocca aperta, poi si allontanarono andando a cercare nelle altre zone della stiva. Io e Jack cercammo di trattenerci dal ridere. "Andiamo, di qua!"-mi tirò verso di sé. Era riuscito a trovare delle scale che portavano di sopra."Aspetta!"-gli sussurrai-"Il vestito!" Il lungo strascico era rimasto incastrato sotto una cassa, Jack mi aiutò e finalmente uscimmo da lì. Salimmo in fretta le scale, e non potemmo far altro che ridere dopo la scena a cui avevamo assistito. Sembrava che quelle scale fossero infinite. Una volta arrivati, uscimmo da una porta e ci ritrovammo sul ponte di prua. Stavamo ancora ridendo come dei pazzi e a malapena riuscivamo a stare in piedi.
"Hai visto le facce che hanno fatto? Le hai viste?"-mi chiese tra le risate. Io lo zittii poggiando una mano sulle sue labbra, lo fissai a lungo negli occhi. Lui mi stringeva per la vita e io facevo lo stesso, mi sentivo così bene, al sicuro. Continuai a guardarlo riprendendo fiato, poi finalmente parlai: "Quando la nave attraccherà, io scenderò con te."
"È da pazzi..."-rispose sorridendo. "Lo so, non ha senso."-risi -"Per questo ci credo."-aggiunsi stringendolo più vicino a me. Un sorriso stupendo si stampò sul suo viso, i suoi occhi brillavano. Poi mi baciò stringendomi ancora di più a sè, petto contro petto.
Dopo tutti quegli anni di dolore e di freddezza, il mio cuore aveva ripreso a battere, grazie a Jack ormai non avevo più paure, mi sentivo finalmente amata e capita. Non vedevo l'ora di arrivare a New York, per iniziare una nuova vita, una vita felice al fianco dell'uomo che mi aveva salvata. Non c'era nulla che potesse andare storto in quel momento, era stato un giorno stupendo, e non avrei lasciato che nulla lo rovinasse.
Purtroppo mi sbagliavo di grosso..
Ci stavamo ancora baciando, quando all'improvviso si sentì una forte scossa, come se un gigante avesse dato un calcio all'intera nave. Le nostre labbra si staccarono e i nostri occhi si spalancarono. Non riuscivamo a capire, ci guardammo intorno: sembrava tutto apposto. Ma poi qualcosa si presentò davanti a noi: una gigantesca montagna di ghiaccio sfiorò il fianco dell'enorme nave, era così vicino che volendo si poteva toccare allungando un braccio. Poi una grande sporgenza dell'iceberg sbattè contro il parapetto di prua, il ghiaccio andò in mille pezzi cadendo sul ponte. Jack mi afferrò la mano e ci allontanammo. A pochi centimetri da noi c'erano i frantumi dell'iceberg. Jack mi strinse forte a sé, e continuammo a fissare il gigante di ghiaccio che passò dritto davanti a noi. Ci scambiammo uno sguardo, potevo vedere il terrore nei suoi occhi. Poi Jack si sporse dalla ringhiera, guardando alla sua destra, io lo raggiunsi. L'iceberg era ormai lontano ma la fiancata della nave era ricoperta di ghiaccio.
Ben presto altri passeggeri arrivarono sul ponte, cominciando a chiedersi cosa fosse successo. Poi alcuni cominciarono addirittura a giocare a palla con i pezzi di ghiaccio. Jack continuava a sporgersi, stavolta guardava verso sinistra, da dove era giunto il gigante. "Sembra tutto apposto, non vedo nulla."-disse poi in tono serio. Nel frattempo io avevo preso un pezzo di ghiaccio, mi avvicinai a lui e piano piano lo lasciai cadere dentro la sua camicia. "Ahh!"-urlò lui-"Brrrr...."
Io gli ridevo in faccia divertita. "Va bene, adesso vai in mare!"-gridò afferrandomi per la vita. "No, ti prego! Ah!"-mi ribellai. Lui se la rideva di gusto e mi stringeva forte. Io facevo finta di aver paura ma poi non potei far altro che ridere insieme a lui. Purtroppo non avevamo idea di ciò che stava per accadere.

TitanicWhere stories live. Discover now