22° Capitolo

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Jack

Quando Rose se ne fu andata, restai lì a fissare l'oceano e a pensare.

Mi ero illuso, mi ero illuso che un poveraccio come me potesse innamorarsi di una signorina d'alta società e frequentarla senza nessun problema, ma mi sbagliavo, la nostra società non ci permetteva di seguire il nostro cuore, come se ci avessero tolto anche il diritto di amare.

Avevo ancora qualche speranza, sì perché Rose mi amava e questo lo vedevo dai suoi occhi.

I suoi occhi erano qualcosa di meraviglioso: grandi, dai mille colori, verdi, blu, azzurri, castani, che risplendevano come diamanti preziosi alla luce del sole, erano incorniciati da lunghe ciglia che rendevano il suo sguardo penetrante ed unico.

I suoi occhi erano sinceri, quando rideva, loro ridevano insieme a lei e quando mi fissava capivo che ricambiava i miei sentimenti.

Tornai alla realtà ed andai nella mia cabina.

Fabrizio già dormiva, doveva essere molto tardi, facendo il minor rumore possibile tolsi il frac e lo piegai al meglio che potevo, mi infilai la calzamaglia e mi addormentai con mille pensieri per la testa.

Il giorno dopo restituii il frac a Molly e la ringraziai ancora.

Era domenica, quindi pensai che Rose doveva essere andata a messa nella cappella che c'era a bordo.

Visto che la sera prima mi avevano visto in prima classe, pensai che anche con addosso i miei miseri vestiti non avrei avuto problemi.

Andai alla grande scalinata, lì incontrai il signor Andrews:"Salve, signor Andrews."-lo salutai.

"Salve, Jack."-rispose lui. Scesi le scale e sentii delle voci che cantavano un canto sacro, mi avvicinai ed arrivai davanti ad una porta, a guardia della quale c'erano due steward, uno dei due era lo stesso che mi aveva fatto entrare la sera prima, feci per entrare ma proprio lui mi fermò:"Signore, non dovrebbe trovarsi qui."

"Devo solo parlare con una persona."-cercai di spiegare.

Non mi lasciava passare e allora insistei:"Ero qui ieri sera, non si ricorda di me?"

"No, temo proprio di no, ora deve tornarsene da dove è venuto."

In quel momento Lovejoy aprì la porta e mi venne in contro.

"Devo solo parlare un momento con..."-cercai di spiegare.

Lui mi interruppe:"Ehm...il signor Hockley e la signora Dewitt Bukater continuano ad apprezzare la sua assistenza."-mi disse prendendosi gioco di me-"E mi hanno chiesto di darle questo come segno della loro riconoscenza."-continuò offrendomi una banconota da venti dollari.

"Non voglio i suoi soldi, la prego, voglio solo..."-insistei, ma lui mi interruppe ancora:"E mi hanno chiesto anche di ricordarle che lei ha un biglietto di terza classe e che la sua presenza qui non è più gradita."

"La prego, voglio solo parlare un momento con Rose, va bene? Per favore."- lo pregai invano.

"Signori potete cortesemente riaccompagnare il signor Dawson in terza classe? E far sì che ci rimanga."-disse agli steward, passando la banconota da venti ad uno di loro.

"Certo, signore."-rispose quello-"Tu, andiamo."-mi disse afferrandomi per un braccio.

Mi riaccompagnarono in terza classe, ma non mi arresi, non avrei permesso a niente e a nessuno di separarmi da Rose.

Andai a cercare Tommy e Fabrizio per ritornare in prima classe.

Tommy cercava di farmi cambiare idea:"Ok, è vero Jack, è una dea tra i mortali, ma è di un altro mondo, devi dimenticarla, lei è lassù che ci sta provando, Jack."

Io lo ignoravo, continuando a scavalcare ringhiere e panchine.

"Dimenticala!"- insistette Tommy-"è irrazionale."-sospirò poi mettendo le mani in basso affinché scavalcassi.

"L'amore è irrazionale."-affermò Fabrizio aiutando Tommy.

Scavalcai ed arrivai di nuovo in prima classe, a qualche metro da me c'era una panchina con un cappotto ed un cappello, senza farmi vedere da nessuno li presi e mi camuffai, andando in giro per la prima classe in cerca di Rose.

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