Ma la mente perse lucidità quando i nostri profumi si mescolarono. Un'unione di fragranze a creare un odore pungente, da capogiro, che disturbava i pensieri.
I palmi aperti delle sue mani mi carezzarono per fermarsi all'orlo della maglia. Ci giocò con l'indice e il pollice.
Mi guardava con la testa ancora indietro e un ritaglio di occhi molesti, colorati di luce e terra.
Insinuò le dita e scoprii un primo tocco timido. Fatto di polpastrelli sulla schiena nuda, a tracciarmela di brividi. E poi tornò se stesso schiacciandomi le costole con presa salda, rovente.
I suoi pollici raggiunsero la carne sotto al seno, e cominciarono a carezzarmi, incidendomi un incantesimo sulla pelle.
E ci perdemmo. Dimenticammo il perché di tutti quei mostri che ci disturbavano.
Il taglio sulla bocca che non riuscivo a smettere di guardare, mi implorava qualcosa che fingevo di non capire. Mi parlava come una lesione ammaliatrice, che gli stava addosso divinamente.
Mi volle più vicina. Finimmo fusi, coi battiti cardiaci che percuotevano da un petto all'altro quasi picchiandosi.
Le mie braccia attorno al suo collo.
La violenza diventata carezze impazienti.
La rabbia che brontolava nello stomaco come un appetito insoddisfatto.
Il respiro lento.
Il tempo che dimentica la sua stessa funzione.
Mi strinse. E mi piacque. Sperai che stringesse di più.
Tirai ancora i suoi capelli e sentii il tremolio del suo corpo, stava sorridendo, piano.
Poggiò il naso sul mio collo, sotto all'orecchio, inspirando. Mi sentii aspirata, persino la mia coscienza svanì.
«Lavinia.» Mi compresse contro di lui, mi punì. «Parla.»
«Fottiti.»
Il suo fiato a corrodermi quell'angolo esatto tra l'orecchio e il collo, che lui lambì con la lingua.
«Mi piace.»
Lo confessò con voce arrochita. E io non seppi a cosa si stesse riferendo.
I suoi tocchi in quel momento sembravano essere l'unico linguaggio che potessi comprendere.
Un bacio, su quello stesso punto. Soffice. A labbra piene. Sancì un sigillo di ceralacca che attestava l'ufficialità di un momento totalmente sbagliato.
Un lamento sommesso mi venne fuori istintivo, provai con tutta me stessa a non farlo mutare in gemito e lui se ne accorse.
Un altro bacio ancora, più in basso. Mi sfidò di sussurri, lascivia e di labbra che non smettevano di tracciare tutto ciò che trovavano.
E poi morse, forte, sul collo.
Serrai le palpebre, dovevo smettere di guardarlo. Spegnere la vista su quella bocca che sferrava dolore e piacere.
Smettere di fissargli quelle labbra gonfie. Smetterla. Smetterla davvero.
Ma erano lì. Davanti a me. Sulla mia pelle. Volevo catturarle con le mie. Volevo fargli passare la voglia di minacciarmi. Volevo addentarle, proprio dove la spaccatura si apriva, dove gli avrebbe fatto più male.
Mi colpì. La tensione nascosta sotto i suoi pantaloni. Una scarica elettrica. Lì dove non avrei potuto ignorarla, a bruciarmi nel basso ventre. A covare il fiele dei miei sbagli.
Continuava ad assaggiarmi lentamente, a modellare le sue voglie con una bocca impura. E non potei fermare il movimento ritmico del mio bacino sul suo, che chiedeva di più.
CZYTASZ
𝐑𝐄𝐒𝐎𝐍𝐀𝐍𝐂𝐄
General Fiction"Era scritto che sarebbe andata così, eppure avevamo deciso di rischiare lo stesso. E adesso eccoci qui, pronti a farci a pezzi, con le mani ancora sporche di noi". ⚜️ 𝐃𝐀𝐑𝐊 𝐑𝐎𝐌𝐀𝐍𝐂𝐄 ⚜️ 𝐒𝐥𝐨𝐰 𝐁𝐮𝐫𝐧 | 𝐄𝐧𝐞𝐦𝐢𝐞𝐬 𝐭𝐨 𝐋𝐨𝐯𝐞𝐫𝐬 |...
7. I'm getting way too deep
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