23 - Cordelia

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Per quanto fosse una prigioniera, ormai, si ergeva regale fino all'ultimo. Fissava tutto con occhi freddi, mentre afferrava un fazzoletto dal suo decolleté e si asciugava la fronte.

Fui tentata anche io di farlo, faceva davvero troppo caldo là sotto.

Lei, così austera ed elegante, non aveva ancora posato lo sguardo su di me, che le stavo di fronte. Paragonarci mi sembrò assurdo, non ero pronta per quell'incarico, non sarei mai stata altro che l'ombra di quella donna, nata per governare e condannata per lasciarlo fare ad un'altra.

«Suppongo non sia una visita di cortesia», disse lei guardandomi, con una maschera fredda.

Scossi la testa.

«Non fare gesti, e tieni la testa alta. La gente deve conoscere la tua voce, sapere che non ti rintani dietro un uomo», rimbeccò lei, portando una mano leggera sotto il suo mento ed alzandolo, come se lo stesse facendo con il mio.

La imitai, e lei mi squadrò dalla testa ai piedi. «Dovrai lavorarci», disse, prima di continuare ad ignorarmi.

Pareva un blocco di marmo, bianca dalla chioma nera chiusa da ciuffi intricati. I suoi occhi trasmettevano saggezza e freddezza allo stesso tempo, e non l'avevo mai vista così... così come un'Imperatrice. Sorte avversa che fosse anche uno dei suoi ultimi momenti come tale.

Stavo cercando un modo per rompere il silenzio, ma ci pensò lei: «Sai, ho sempre immaginato che qualcuna mi avrebbe strappata dal potere. Wladimir è un uomo così volubile, e gli uomini non hanno abbastanza sangue per ragionare con due muscoli diversi contemporaneamente. Ma di tutti i miei sospetti, tu sei stata una sorpresa». I suoi occhi calarono su di me come una ghigliottina. «Eccola di fronte a me, la piccola Victoria, che Geltrude e Maximilian hanno deciso di crescere all'oscuro. Mi chiedo cosa avresti combinato se fossi stata allevata nel Palazzo».

«Voi lo sapete, dunque?», chiesi stupita.

«C'è una cosa che ancora non hai capito: le donne devono trovare strattagemmi per difendersi dalla misoginia di questo Regno. Ed io sono stata addestrata per ricoprire il ruolo di Imperatrice, di certo sono informata. Ma non immaginavo che un moschino potesse rompere la mia ragnatela». Si stringeva forte le mani, nonostante non lasciasse trasparire nulla dalla sua postura.

«Voi avete detto ad Alexander che sono stata io ad avvelenarlo», accusai, giocandomi l'ultima carta di un mazzo vuoto fin dall'inizio.

Lei rise, ma non di gioia. «Non sei adatta al potere, tesoro mio. Ti ho fatto solo un favore, allontanandoti da mio figlio. Però sembra che lui si sia intestardito con te, tanto da mettere le mani addosso ad un mio sottoposto, Augustus Silentowl».

Strinsi i denti. Non sapevo a quale delle due affermazioni replicare. Alexander intestardito con me? Ma per favore.

«Siete stata voi a spingere Augustus a portarmi a letto, non è vero?». Ecco spiegato il cambiamento repentino di modi, tra pochi giorni di distanza.

«Era l'unico modo per toglierti definitivamente dai giochi. Quell'idiota non è riuscito neanche a morderti, lasciandoti vergine in tutto e per tutto», affermò annoiata. Beh, la sua ragnatela di informazioni aveva una bella falla. Poi mi fissò come un rapace guarda un verme: «Ma dimmi, mio figlio sa del tuo imminente matrimonio?».

Non volevo pensarci, perciò portai una mano dietro la schiena e la strinsi, per impedirmi di dare di matto. Ci avrei pensato dopo, altrimenti avrei cambiato idea, e proprio non potevo permetterlo. Se prima ero stata ad un bivio, ora mi trovavo su una strada a senso unico. Vai avanti e mordi; voltati e muori.

«Preferireste la morte od il disonore?», rimbeccai. Voleva giocare a chi toccava il tasto più dolente? Avevo appena cominciato a capire le regole.

«Per quanto il disonore sia qualcosa di peggiore della morte, tu non sei una valida sostituta per fare la madre. Ed imparerai che l'amore per un figlio viene prima dell'amor proprio».

Annuii, continuandola a fissare negli occhi. Non sarei stata la prima a rompere quel contatto visivo. «Ne parlerò con Wladimir», promisi.

Lei mi fissò a lungo, prima di aprire nuovamente bocca. «Stai attenta, bambina. In una società di immortali, gli intrighi ed i complotti sono molto più subdoli. E se tu non hai ricevuto l'adeguata preparazione per sopravvivere in questo putiferio non è di certo colpa mia, non credi?

Il trono un giorno - presto - sarà vuoto, e tu sei esattamente l'elemento che deve essere eliminato prima della caduta di un sovrano. Una come te è scomoda per coloro che vogliono assecondare la sete di potere. Hai vinto una battaglia, ma la guerra è lunga». Con un gesto della mano mi congedò, ma io capii che significava molto di più di un semplice "vattene". Poco prima mi aveva detto di non comunicare a gesti, per dare l'impressione di essere una sovrana difficile da piegare. Se ora andava contro ciò che aveva affermato portava ad un'unica affermazione: aveva capito che il suo tempo da Imperatrice era concluso.

Deimon - La corte del DemonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora