11 - Situazioni scomode

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Il cervello si bloccò. Che potevo dire? Wladimir era entrato e sorrideva estasiato.

«Devo supporre che sia un sì», precisò appoggiandosi al muro.

Aprii la bocca per replicare, e lui alzò una mano per zittirmi. Strinsi i pugni e parlai comunque: «In verità, Maestà, stavo aspettando qualcun altro».

I suoi occhi freddi e criptici ebbero un sussulto. «E questo Qualcuno», disse con voce lenta, misurata, mentre osservava, «è così importante da meritarsi un vestito del genere?»

«Sì», risposi alzando il mento in segno di sfida. «Lo è».

«In tal caso, sarà meglio che Qualcuno si guardi le spalle», rispose in modo calmo. Troppo calmo, per un'affermazione del genere. Uscì senza salutare, e poco dopo arrivò il servo per scortarmi in un giardino. Questo era piuttosto piccolo ma confortevole, con un tavolinetto al centro e due sedie di ferro bianco.

Non sapevo se essere più in ansia per la visita di Wladimir, o per l'imminente incontro con Augustus Silentowl.

Avvicinandomi, notai che una delle due sedie era occupata da un ragazzo sui vent'anni, con i capelli lunghi chiusi da un fermaglio nero pece. Aveva i tratti duri, che si accompagnavano bene con la statura enorme. Quando si accorse di me, si alzò e mi fece addirittura il baciamano.

«E' un piacere, miss Victoria», sussurrò contro il mio polso. Poi alzò gli occhi, continuando a restare piegato, e mi fece un sorriso mozzafiato.

Risposi timida, per nulla in vena di trovarmi lì. In quel momento, sperai che la mia vera forma di Demone fosse un verme, così da potermi sotterrare. O una talpa.

Mi tirò indietro la sedia e mi fece sedere, come un gentiluomo di tempi lontani. Si accomodò di fronte a me, osservandomi curioso.

«Vi piace?», chiese indicando l'ambiente intorno a sé.

«Considerando l'atmosfera buia che pervade l'ala del castello dedicata ai Bloodwood, questo è un toccasana per i miei occhi», risposi guardandomi intorno. Il giardino era pazzesco, nonostante fosse piccolo, ma quello che mi colpì di più fu il cielo. Non lo vedevo da ore ormai, io che ero abituata a scrutarlo fuori dalla finestra mentre i miei coetanei uscivano ed andavano a fumare erba.

Augustus non rise, non emise un suono mentre mi fissava. Sembrava infastidito da ciò che avevo detto, eppure mi era parso un complimento. Si schiarì la voce. «A proposito di questa vostra indole... esuberante, vi pregherei di tenere a freno la lingua». Quando vide la mia bocca aprirsi per mandarlo a benedire – ed essendo un Demone, sarebbe stato esilerante – lui alzò una mano e mi fermò. «Non voglio sedare il vostro animo, solo non fate osservazioni del genere in luoghi pubblici. Non è sicuro».

Strinsi i denti. Mi ero immaginata di certo una persona non interessata alla mia personalità, dato l'incontro organizzato, ma che addirittura dovessi stare attenta a ciò che dicevo mi indisponeva. Stavo per declinare la sua offerta di fidanzamento, quando mi ricordai di Wladimir.

Incontrare Augustus senza una garanzia dietro avrebbe lasciato campo libero al sovrano; così come declinare l'offerta ed essere libera, disponibile a rapporti deplorevoli.

«Accetto», dissi di getto.

Augustus alzò un sopracciglio, poi congedò le guardie. Sbattei le palpebre sorpresa, quando vidi degli uomini in armatura uscire dai rampicanti ed allontanarsi. «Potreste ripetere?», chiese fissandomi intensamente.

«Accetto la vostra richiesta di fidanzamento, Augustus Silentowl». Erano lacrime quelle che volevano uscire dai miei occhi? Strinsi i pugni sotto il tavolino, resistendo all'impulso di farle scendere.

«Molto bene», sorrise il mio fresco fidanzato. «Per la vostra sicurezza, chiederò all'Imperatore di farvi alloggiare nell'ala sud, riservata alla mia famiglia. Sarà più comodo per noi incontrarci», spiegò alzandosi ed invitandomi a seguirlo. E più difficile per l'Imperatore venirmi a trovare, aggiunsi nella mia mente. Mi offrì il braccio, che io accettai dubbiosa.

Quando riconobbi dove ci stavamo dirigendo – nell'enorme sala dove Wladimir mi aveva chiesto di diventare la sua amante – mi bloccai di colpo, facendo fermare anche Augustus.

«Ora?!», chiesi mentre il cuore cominciava a battere all'impazzata. Non volevo essere presente mentre avrebbe fatto la richiesta, non volevo vedere la faccia del sovrano mentre apprendeva la notizia.

«Ma certo, fidanzata mia», rispose Augustus continuando a tirarmi. Sapevo che quelle due parole, nella stessa stanza con Wladimir, avrebbero creato una situazione nella quale non volevo trovarmi.

Volevo protestare, dire che l'Imperatore poteva andare in posti poco carini, ma mi ricordai l'ammonizione del ragazzo accanto a me, poco prima. Sicuramente, in quanto uomo di quel mondo di Demoni, sarebbe stato come Alexander: maschio alpha del suo territorio. Non potevo permettermi di sfidarlo, di andare contro ciò che diceva, non se volevo rimediare all'errore del morso.

Ma allo stesso tempo non volevo trovarmi lì, con un vestito attillato ed un braccio intrecciato a quello di un ragazzo che presto avrebbe reso la giornata un vero inferno.

Beh, dopotutto stavamo andando a chiedere udienza all'Imperatore dei demoni, il Demonio, non potevo aspettarmi di certo qualcosa di buono.

Deimon - La corte del DemonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora