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6 p.m.

Passò qualche giorno dall'arrivo dei ragazzi che Tom pensava e ripensava a quel che Mike gli aveva detto. Non era però l'unico, Bill e gli altri due amici erano infatti molto preoccupati per la ragazza ma si erano ripromessi di non andarla a cercare e lasciarle un pò di spazio, come consigliato dal suo stesso zio che ha visto solo un paio di volte dopo il loro arrivo in città.

"No ragazzi non è possibile cazzo! Non possiamo starcene qui come se nulla fosse mentre probabilmente T/n starà passando l'inferno!!" esclamò Tom sputando fuori tutto quello che gli passò per la testa.

"Tom lo facciamo per il suo bene... lo sai bene! Se ora tu andassi da lei le causeresti solo più dolore!" rispose Georg

"Forse hai ragione, forse no, ma io le starò comunque accanto. La guarirò dal dolore da ma provocato e la aiuterò ad affrontare il padre, baciando sulle ferite da lui causate". continuò il chitarrista.

Tom prese velocemente le chiavi dell'appartamento e chiuse con forza e frettolosamente la porta di casa.
Il cielo era ricoperto da scure nuvole e il gran vento si aggirava tra le strade della cittadina. Sembrava quasi che stesse per arrivare un gran temporale, di quelli rumorosi e distruttivi,ma a Tom non sembrava importare. Era determinato nella sua missione.

Vide in lontananza la dimora di T/n e si affrettò nel raggiungerla. Finalmente giunse davanti alla porta della ragazza, riflettendo sul come potrebbe approcciarsi dopo tutti questi mesi di silenzio tra di loro.

Dopo qualche secondo Tom si decise e bussò alla porta. Silenzio tombale.
Bussò nuovamente senza alcuna risposta.
Il ragazzo si iniziò a insospettire e decise di provare ad aprire la porta, trovandola inaspettatamente aperta.

"C'è nessuno?? T/n?? ... ho trovato la porta aperta non vorrei introfularmi.... T/n sei in casa??" disse Tom avanzando.

La casa era molto incasinata: pentole, pezzi di ceramica e piatti rotti a terra, cassetti di qualsiasi mobile aperti e alcuni svuotati. Sembrava quasi che la casa della ragazza fosse stata messa soqquadro da qualche ladro o criminale. Questa ipotesi causò ovviamente una sensazione di terrore e preoccupazione in Tom, che al momento voleva solo sapere come stesse le ragazza.

Un rumore attirò l'attenzione del ragazzo.
'Sembra provenga dal piano di sopra, dove c'è il bagno, la camera degli ospiti e... quella di T/n!!' pensò lui precipitandosi sulle scale

Ispezionò tutte le camere ma di lei nessuna traccia. Un chiassoso tuono perforò le orecchie del ragazzo. La sua attenzione era ora sulla finestra più alta della casa, quella che portava al tetto. La finestra era stata lasciata aperta e il forte vento stava facendo danzare la tendina appesa ad essa.

Tom si guardò in torno e, dato che stava per arrivare un uragano, decise che scelta più saggia fosse quella di chiuderla.
Si mise quindi in piedi sul letto della ragazza e riuscì ad arrivare sulla maniglia della porta quando un gran odore di fumo gli punzecchiò il naso. Egli pensò subito al peggio, forse un incendio o chissà che, ma quando si girò trovò inaspettatamente T/n seduta sul tetto da sola, con il suo solo gatto tra le braccia. Tom la raggiunse sul tetto chiamandola ripetutamente, senza ottenere mezza risposta o sguardo. Il ragazzo la analizzò per bene:
ella era accovacciata sul tetto, il suo gatto dormiva tra le sue gambe mentre lei teneva le braccia incrociate tra le sue ginocchia, la testa appoggiata su di esse. Sembrava avesse gli occhi chiusi, nella mano teneva una sigaretta accesa e diverse ciocche dei suoi lunghi capelli le coprivano il viso, svolazzando di qua e di la per via del vento. La sua pelle era pallida e sembrava fosse dimagrita, parecchio dimagrita. Sulle braccia aveva delle macchiette rosse e viola insolite.

"T/n... T/N!!" esclamò ora il ragazzo cercando di attirare la sua attenzione, questa volta con successo.

"T-ti prego va via... VA VIA!" urlò la ragazza non aprendo neanche i suoi grandi occhi.
"Va via!! Hai già preso tutto!!! Ti prego lasciami andare!" Continuò ella finche Tom le accarezzò il viso dicendo: "T/n calmati, so di averti fatto del male ma ti posso spiegare! Ti prego fammi restare..."

La ragazza aprì pian piano gli occhi con confusione.
"T-Tom?? ma, ma che ci fai tu qui?" chiese lei con un sorriso nascosto nella sua espressione.

"Bhe volevo vederti e spiegarti tutto ma se non sei pronta posso tornar-" il ragazzo fu interrotto da T/n che nel frattempo aveva avvolto il suo corpo e la sua anima tra le sue braccia. Diverse lacrime rigarono il viso della ragazza.Un sospiro di sorpresa e sollievo abbandonò le labbra di Tom.

"mi sei mancata così tanto mia stellina"
"grazie di essere venuto da me Tommy"

8:33 p.m.

"T/n.... mi potresti spiegare cosa è successo qui?" chiese Tom guardandosi intorno per tutta la casa.
La ragazza spostò subito lo sguardo per terra, toccandosi nervosamente le mani.
"se non vuoi non fa nulla.....ok?" continuò lui.

"No è giusto che tu sappia..." disse T/n sedendosi su una delle sedie della cucina.

"All'incirca tredici anni fa i miei genitori iniziarono ad avere problemi con la loro relazione. Non sono mai stati il tipo di persone che vengono ora definite come 'due piccioncini' sempre affettivi e follemente innamorati; sembrava semplicemente che si sopportassero a vicenda. Quando le persone scoprirono che mia madre era incinta pensarono tutte che la cosa li avrebbe ovviamente fatti ravvicinare molto, unire, diventare una vera famiglia. Inaspettatamente però ebbe l'effetto contrario. Sin da quando sono piccola non ho mai capito bene il concetto di famiglia. La mia infanzia non è stata del tutto brutta inizialmente, mia mamma mi dava molte attenzioni e spesso mi comprava giocattoli. Una volta compiuti i cinque anni però le cose cambiarono.
In casa era come se vivessimo vite separate. Mia madre si distaccò molto da me e si dedicò del tutto al suo lavoro mentre mio padre era contrario sulla carriera di mia mamma e, quando tornava la sera da lavoro, non sprecava mai l'occasione di bere alcol a volontà e rinfacciarle di come la sua vita stesse andando a rotoli.
Qualche tempo dopo le cose iniziarono però a degenerare. La fabbrica per cui mio padre lavorava fallì lasciandolo disoccupato. Lui rimaneva quindi per giornate intere a casa a bere birra sul divano guardando la Tv. Pian piano diventò sempre più avido, più arrogante e soprattutto più violento.
Mia mamma decise di richiedere un lavoro a tempo pieno per poter stare meno tempo possibile in quella casa. Io invece venivo spesso portata da nonna ma a volte, era inevitabile, dovevo stare a casa con quell'essere che chiamo papà. Egli sfogava tutte le sue frustrazioni su di me e mia madre, ci lanciava oggetti, spendeva tutto il nostro denaro in giochi d'azzardo ed era ubriaco marcio tutto il giorno, almeno che non dormisse profondamente sul divano come suo solito.
Più il tempo passava, più mio padre diventava violento. Mia madre si era finalmente decisa a cambiare tutte le serrature di casa per poterlo cacciare ma, quel giorno stesso, mio padre se n'è andò spontaneamente lasciandoci completamente al verde. Aveva preso tutti i soldi sudati da mia madre e se ne era scappato senza neanche lasciare una lettera.
Il fratello di mia madre, Mike, era ancora molto giovane allora ma decise comunque di aiutare me e mia madre e per circa i 6 anni successivi si trasferì a casa nostra. Voglio e vorrò sempre un bene dell'anima allo zio Mike, è la figura più paterna che riesca riconoscere in tutta la mia vita.

Dopo la sua fuga non ebbi alcuna notizia di mio padre, immaginai che forse fosse morto da qualche parte guidando la sua auto da ubriaco. Ad essere sincera per un po' di tempo cercai di convincere me stessa con questa teoria ma poco più avanti ebbi delle solide prove su dove e come stesse.
Mio zio aveva infatti trovato il suo profilo su dei social dove c'erano diverse foto di mio padre con una donna in Francia. In altre era presente anche un bambino di qualche anno in meno di me; cosa che ci fece intuire che egli non sia l'effettivo figlio di mio padre..."
La ragazza si prese per qualche lungo secondo una pausa.
Tom nel frattempo la stava abbracciando dolcemente, aveva una mano sulla sua schiena mentre l'altra le stava massaggiando delicatamente il capo sistemandole i capelli dietro le orecchie. Il ragazzo guardò intensamente T/n negli occhi rossi e pieni di lacrime.

"...Il fatto che stesse bene e stesse continuando una vita normale e felice dopo tutto il dolore che ha causato a me e a mia madre mi fece imbestialire ma, dopotutto, l'unica cosa che mi importava era che lui se ne fosse andato per sempre, o almeno così pensavo.

Dieci giorni fa sentì il campanello della porta suonare. Mi avviai verso l'entrata ma mia madre, arrivata da poco dal suo viaggio, mi precedette. Davanti alla porta si presentò lui. Mio padre."

☆We were too close to the stars☆Where stories live. Discover now