11

17 4 4
                                    

  Il dolore era tornato

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Il dolore era tornato. L'unica sensazione a cui ero abituato, che mi era familiare come un genitore, era tornata. Da quando avevo lasciato il panino ed ero corso in bagno, seguito da Jamie, saliva sempre di più. Avevo rigettato sangue e gli ultimi bocconi. Il sapore acido e ferroso corrodeva le mie papille gustative e mi chiudeva la gola. Faticavo a respirare, a deglutire, a percepire il mondo intorno a me. Subito dopo erano iniziati i tremori. Sul pavimento del bagno avevo preso a scuotermi piano. Avevo freddo e caldo. Mi sentivo bollente e gelido. Sudavo ma non sembrava uscire una goccia dalla mia pelle. Poi i tremori aumentarono. Mi sembrava di essere di nuovo sotto le scosse elettriche. Il mio corpo non rispondeva. Faceva male e avevo voglia di strapparmi muscoli e nervi. Con il passare dei minuti non migliorava: ad ogni ticchettio dell'orologio, il dolore cresceva. Dilaniava. Torturava.

Sentivo voci, vedevo figure, ma non riuscivo dar loro un senso. Poi mi scoppiò il cranio. Il cervello parve dividersi in due e sciogliersi in vermi agitati. Mi afferrai i capelli e tirai. Non sentii niente. Riprovai ma le dita vennero sfilate dalle ciocche. Oppure era il contrario. Non capivo. Ansimavo. Mi piegavo su me stesso. Pregavo Trevor di venire a casa. Di farlo smettere. Sentii mani sollevarmi e piedi spostarmi. Sentii del morbido cozzare contro la mia schiena. La pelle sensibile lo registrò come aghi appuntiti che penetravano fino negli organi. Il battito correva. Lo sentivo in gola, nelle estremità del mio corpo. Rombava nelle orecchie e pulsava negli occhi. In un attimo di lucidità, pensai che dovevo contattare Trevor. Mi allungai alla ricerca del dispositivo, ma lo stomaco si piegò su se stesso e vomitai di nuovo. L'odore rancido di carne viva e putrefatta, mi colpì a sorpresa, facendomi rigettare di nuovo.

«Cazzo!» sentii, ma non capii a chi apparteneva la voce.

Mi sembrava di soffocare nel mio stesso rigurgito. Tossii e le vie respiratorie tornarono libere. Feci per lanciare un sospiro di sollievo, quando la convulsione tornò a farsi strada nel corpo.

«Devo sedarlo. Riri, tienilo fermo quanto puoi. Audrey, non osare avvicinarti con quel fottuto taser! Gesù, ma che hai che non va?!» Jamie. Ora lo riconoscevo.

Voleva sedarmi. Forse era meglio così. Forse da addormentato non avrei causato disagi. Forse non mi avrebbe punito per avergli rovinato la casa. Forse... avrei smesso di soffrire.

Sentii un corpo premere con forza sul mio. Una mano mi stringeva il braccio. Un nuovo livido. Poi mi sentii pungere la pelle. I conati sparirono senza fretta. I muscoli tornarono lenti alla loro immobilità. Il battito si tranquillizzò e rimase nel petto. Le palpebre pesanti si chiusero e non percepii più nulla.



Lui.

Lui fu la prima persona che vidi, appena le palpebre ripresero a lavorare.

Trevor.

«Ehy, Rovere.» salutò e la sua voce lenì ogni nervo ferito, ogni tendine rigido. «Come ti senti?»

The Voices I've LostWhere stories live. Discover now