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 «Giuro su Dio che se non levi la tua robaccia, la lancio in strada!» Fu il dolce benvenuto di Raquel

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«Giuro su Dio che se non levi la tua robaccia, la lancio in strada!» Fu il dolce benvenuto di Raquel.

Rovere si fece piccolo al mio fianco, guardando con occhi sperduti e meravigliati – forse un po' spaventati – la casa sicura e la ragazza che avevamo raggiunto. Si era subito un quasi sequestro di persona, ore di viaggio fino alla baita, un altro dottore, una nuova vita del tutto diversa e non solo. Eppure non aveva ancora ceduto allo stress. Avrei voluto sapere che cosa gli passasse per la mente. Era sempre così fragile e vulnerabile, ma sembrava possedere una forza degna di un Dio. Per questo lo avevo notato da quella finestra. Cristo, avrei voluto sfondarla in quel momento e liberarlo subito. Lui, però, non aveva ancora chiesto niente e io, nelle mie poche parole battute a macchina, non avevo rivelato molto.

Mi schiarii la voce, spostando il peso sulla gamba più vicina al ragazzo per separarlo dalla grinta della giovane. «Riri, contieniti.»

Il mio avviso fu abbastanza perché la guardiana della casa smettesse di sbraitare. «Oh, Dio. Giusto.» Si portò le dita alle labbra, come se tentasse di fermare le parole. Non mancò di lanciare un'occhiataccia a Jamie, però.

«Hai sistemato bene. Da quanto tempo non veniamo qui, Trev?» domandò il mio amico.

Se le persone avessero avuto una parte vitale del proprio corpo che poteva prendere forma umana, quel pezzo per me era Jamie. Lo conoscevo da così tanti anni che non ricordavo la mia vita prima di lui. Mi voltai verso di lui e sospirai. Non ricordavo nemmeno di conoscere una persona che sembra tanto equilibrata, quanto dispettosa come lui.

Tentai di rispondere, ma la voce aggraziata di Raquel mi precedette. «Un anno, sette mesi, undici giorni, ventitré ore, quarantasette minuti e...» guardò l'orologio che portava al polso. «Venti secondi.»

«Come sei precisa. Ti mancavo proprio, eh?» sghignazzò il mio migliore amico. Come risposta, si trovò addosso un cuscino.

Rovere si nascose parzialmente dietro di me e prese a martoriare l'orlo della felpa. Jamie rise più forte e Riri alzò gli occhi al cielo. «Sei fortunato che era il primo oggetto a portata di mano. La prossima volta non sarai così fortunato.»

«Ora basta!» tuonai. Non volevo diventare troppo autoritario in presenza del ragazzo dagli occhi come il paradiso. Non volevo essere causa di timori, ma quei due non mi lasciavano altra scelta. Erano come due magneti uguali che venivano forzati insieme e in questo momento non mi divertivano per niente. «Vedete di darvi una regolata.»

La ragazza si riportò le mani alla bocca e si allontanò dal divano. L'appartamento era tutto su un solo piano, l'ultimo. L'arredamento in stile industrial gli dava l'aspetto di un magazzino e, quando ci abitavamo io e Jamie era proprio così. Solo grazie a Raquel poteva essere uno spazio definito come casa. Con veloci passi, la mia amica si avvicinò a Rovere. Restai fermo ma vigile, mentre vedevo con la coda dell'occhio il ragazzo che si irrigidiva. Cristo... questo ragazzo aveva davvero una forza notevole: non scappava mai davanti a ciò che la vita gli proponeva. Forse perché non ne aveva mai avuto la possibilità, ma al suo posto, io me la sarei data a gambe.

The Voices I've LostWhere stories live. Discover now