18 - Che speranze avevo?

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30 Gennaio 2021, Empoli

"Come scusa?" Domandò Huda con un tono di voce terribilmente acuto, dovuto allo stupore. Avevo appena finito di raccontare alle ragazze la discussione che avevo avuto con Pietro un paio di giorni prima. Avevamo indetto una piccola riunione per aggiornarci e infatti in quel momento ci trovavamo sedute intorno al tavolo della mia cucina a parlare di ciò che era successo tra me e il biondo. Mi guardavano tutte con un espressione scioccata, come se trovassero impossibile un atteggiamento del genere da parte del biondo. 

"Da quando è così stronzo?" Chiese invece Ginevra, sorseggiando la camomilla che in quel momento ognuna di noi aveva di fronte a sé. La sua frase mi infastidì perché, nonostante da fuori potesse semplicemente sembrare 'stronzo', io un po' lo capivo sebbene mi avesse fatto male. Anche io tendevo a chiudermi nei momenti di dolore, solo che lui lo faceva in maniera più drastica.

"Dai Gin, non dire così: alla fine sta soffrendo poverino" mi venne spontaneo rispondere, prendendo le difese di quel ragazzo che mi stava facendo piangere da due giorni.

"Non ti azzardare a difenderlo signorina!" Mi riprese immediatamente Ludo, trovando appoggio dalle altre due ragazze. "Esatto, smetti di fare la sottona" aggiunse Huda, sgridandomi a sua volta per il mio atteggiamento troppo comprensivo. Presi un sorso della mia camomilla, che avevo corretto con un po' di miele per farla essere più dolce, riflettendo sul fatto che le ragazze avevano indubbiamente ragione ma che comunque non riuscivo a non cercare giustificazioni per il suo atteggiamento.

"Scusatemi, sono troppo empatica forse" ammisi, riconoscendo il fatto che quel ragazzo non si era meritato in alcun modo quelle attenzioni da parte mia. Eppure era più forte di me. 

"Ed è una cosa bellissima" mi disse dolcemente Ginevra, mentre mi accarezzava il braccio per darmi conforto, "però non è giusto che tu sprechi la tua bontà per lui" precisò, dicendomi ciò che già pensavo ma che il mio subconscio non riusciva ancora a comprendere.

"Appena torno al bunker mi sente" commentò la riccia sottovoce, come se stesse riflettendo tra sé e sé. "No, per favore" la supplicai "è una cosa che devo gestire io, non è giusto che si ritrovi in una gogna pubblica". Nonostante mi avesse veramente fatto male quel giorno con le sue parole comunque non sarebbe stato giusto che tutti lo attaccassero per questo. Già ci aveva pensato Duccio a cazziarlo. 

"Perché continui a proteggerlo?" Mi domandò Ludovica, intrecciando la sua mano con la mia. Nel suo tono di voce potevo sentire quasi una nota di pena, come se stesse parlando con una malata terminale, senza più alcuna speranza. Ma, alla fine, io che speranze avevo? Che speranze avevo di tornare alla tranquillità se la causa del mio male era una cosa tanto bella? Non ero di certo pronta a rinunciare ai miei sentimenti per sfuggire alla sofferenza.

"Perché alla fine è stata anche colpa mia: gli ho permesso di illudermi, mi sono fatta cullare dalle sue belle parole senza mai domandarmi cosa fossi io per lui. Sono stata stupida" confessai sfinita. Una lacrima sfuggì al mio controllo, rigandomi lentamente la guancia sinistra. Vidi Huda alzarsi di corsa e raggiungermi dalla mia parte del tavolo. Asciugò velocemente la lacrima che aveva segnato il mio viso, poi si mise alle mie spalle abbracciandomi da dietro, con le braccia intorno alle mie spalle e la testa appoggiata sulla mia. 

"Facciamo così" iniziò a parlare di nuovo la riccia, dopo qualche secondo passato in silenzio a confortarmi. "Tu ora ti cambi, ti fai figa come non mai, andiamo tutte al bunker e lo affronti come si deve" mi propose il suo piano, senza cambiare mai la posizione nella quale ci trovavamo. 

"Non so se sono pronta" fui costretta a dire, sentendo un conato di vomito salirmi su solo al pensiero da quanto mi rendeva nervosa. 

"Tu vieni lo stesso, poi decidi là se parlarci o meno" propose Gin, come alternativa. "Esatto, però intanto fatti vedere. Fagli capire che stai bene anche senza di lui" aggiunse Ludovica, cercando di convincermi a seguire il loro consiglio.

"Va bene, se proprio devo" acconsentii, assolutamente non certa della decisione che avevo appena preso. Le ragazze festeggiarono con qualche urletto e un veloce applauso per poi alzarsi dalle loro sedie per iniziare a dirigersi in camera mia. Prima che potessi iniziare a camminare anche io Huda mi fermò, prendendo le mie mani nelle sue. 

"Bebe ricordati: non è stata colpa tua" disse seria, fissando i suoi grandi occhi neri dritti nei miei, come per farmi capire la verità dietro quelle parole. Io mi trovai spiazzata davanti quella frase quindi mi limitai ad annuire per farle capire che avevo recepito il messaggio. "Grazie".

"Mamma mia che bellezza" si complimentò Ludo, dopo che ebbero finito la loro opera di restauro su di me. Ginevra si era preoccupata di trovarmi l'outfit perfetto, dopo aver passato qualche minuto con la testa nel mio armadio, aveva scelto per me un cargo grigio, pieno di tasche, con sopra un maglioncino bianco a collo alto, uno dei miei preferiti, e ai piedi i miei bellissimi anfibi bianchi. Ludovica mi aveva truccato: correttore, contour, eyeliner, mascara e labbra bordeaux. Era riuscita a far si che, guardandomi allo specchio, riuscissi a vedermi bene dopo due giorni passati a disprezzarmi. Huda si preoccupò di raccogliere i miei capelli in una coda alta, essendo terribilmente sporchi, facendola bene come io non ero mai riuscita in vita mia.

"Siete state incredibili, da oggi vi chiamerò sempre quando mi dovrò preparare per qualsiasi motivo" feci fare una risata a tutte le ragazze, che subito dopo iniziarono a mobilitarsi per recuperare tutte le loro cose, così che potessimo finalmente dirigerci verso il bunker. Passai l'intero tragitto a farmi mangiare dall'ansia e dal nervosismo, non sapendo come avrei potuto reagire una volta che lo avrei rivisto. Il viaggio in macchina sembrò durare meno nel solito e in pochi attimi mi trovai a dover scendere dalla vettura.

Quando entrammo in quel seminterrato così accogliente non vedemmo nessuno dei nostri ragazzi quindi Gin si avvicinò ad un nostro coetaneo che era seduto lì all'ingresso, chiedendo dove avremmo potuto trovare i ragazzi che cercavamo. D'altronde non passavano di certo inosservati. Lui ci disse si trovassero nella stanza della venere, quindi ci dirigemmo là trovandoli sparsi in giro per quella sala ognuno impegnato in un'attività diversa.

Duccio era seduto su una poltrona con in mano l'iPad e l'Apple Pencil, come sempre si era isolato a disegnare. Dario era seduto davanti la pianola con affianco Jack, mentre cercavano di mettere su una qualche melodia alla quale probabilmente stava collaborando anche Marco, lì vicino con una chitarra in braccio. Andrea, Gherardo e Pietro erano tutti seduti sul divano a guardare il cellulare. Appena i miei occhi si posarono sul biondo il mio cuore perse un battito. Lo sapevo. Non ero pronta a vederlo.

Quasi mi paralizzai, sbloccandomi solo quando Ludo mi scosse leggermente la spalla per riportarmi alla realtà.

"Ragazzi siamo qui eh!" Huda attirò l'attenzione su di noi, sventolando le braccia in aria come se cercasse di farsi notare da una persona distante centinaia di metri da noi. I ragazzi ci salutarono tutti, mentre noi camminavamo per andarci a sedere sul divano libero.

Passai il pomeriggio a trattenere le lacrime, sopraffatta dal ricordo della sofferenza che si stava impossessando  di me. La situazione fu ulteriormente aggravata da Pietro che non mi calcolò per tutto il tempo. Non uno sguardo, non una parola. Me lo sarei dovuto aspettare: come mi aveva ricordato, noi non eravamo nulla.

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Eccomi qua!

Dopo tre giorni tornata con un capitolo ancora molto triste e provo di romanticismo, però con molta friendship. Ogni tanto un po' di gossip con le girls ci sta sempre.

Non mi fa impazzire ma ce lo facciamo andare bene
Ditemi voi cosa ne pensate
al prossimo❤️

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