Capitolo LXXVIII

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Come ratti

《Diamine. Gli esploratori ci avevano giurato che la breccia non fosse sorvegliata.》sussurrò Marco.
《"Sará facile" dicevano , "vorrei essere al vostro posto" dicevano.》bisbigliò Pinco.
Guardò dietro di sé. Aveva con sé altri due uomini. Pinco era l'unico saggitario. Gli altri due erano Paolo , un geniere , che avrebbe appiccato l'incendio , l'altro Mario , un'aquila di Marco.
《Che facciamo quindi?》Domandò Pinco. 《Spero la tua mira sia rimasta la stessa Pinco. Io scenderò la , non possiamo fargli dare l'allarme. Usiamo gli specchi per comunicare.》spiegò il centurione dando in mano all'arciere uno specchietto incorniciato dal legno.
《Faccia attenzione centurione.》
Marco appoggiò lo scudo rettangolare a terra , gli sarebbe stato solo d'intralcio. Scese dalla collina su cui si trovavano. Vicino all'entrata per le gallerie c'erano una dozzina di guardie , due vicino ad un fuoco , con cui avrebbero potuto segnalare l'attacco. "Che gli dei ci aiutino."pensò Marco.

I suoi passi generano dei piccoli smottamenti sul terreno friabile. Tenendo il gladio nella mano destra , si appoggia con la sinistra sul terriccio per non scivolare. Si ferma in una piccola radura , ancora rialzata per osservare ancora una volta le guardie. Nel campo c'erano numerosi cespugli verdi. Alcune casse , una paio di tende e , in mezzo , il falò. Due uomini erano vicino alle tende. Uno era poco fuori l'accampamento , altri tre erano di fronte all'entrata per le gallerie. Altri due infine erano poco sotto di lui , ai piedi della collina.
Il rilievo montuoso si muoveva ad S. Si trovava alla prima curva. Tira fuori lo specchietto.

"Tre-uomini-più-avanti. Prendi-quello-sulla-destra."
Il tiratore riflette un segno di conferma. Fortunatamente l'etrusco conosceva quel linguaggio. Si avvicina alle spalle dei due guerrieri. Li guarda dal riparo di un tronco. Sembravano rilassati , parevano chiaccherare. Si mosse di soppiatto verso quello sulla sinistra. Una freccia vola nell'aria , colpendo alla gola uno dei due galli , che cadde in un tonfo sordo. Rapidamente , prende in una morsa il collo dell'altro , soffocandolo.

Prosegue lungo il sentiero. Giunge nei pressi delle tende. La natura aveva richiamato a se un uomo. Sente la sentinella sospirare soddisfatta.
Un piccolo colpo di genio attraversa la mente del legionario. Abbaia , cercando di essere il più verosimile possibile. La sentinella si volta in maniera sospettosa. Ripete il verso.
La guardia si avvicina ancora. Non appena fu a portata , la aggrappa con entrambe le mani e lo trascins nel cespuglio. Prima che il celtico potesse toccare terra era già svenuto.

Sguscia alle spalle dei due guardiani di fronte alla tenda. Fortunatamente per lui si dividono. Uno entra nella tenda , l'altro rimasnedi fuori a stiracchiarsi. 《Psst! Ehi!》bisbiglia Marco. Il guerriero si muove verso di lui abbaiando qualcosa in celtico. L'aquila gli appare alle spalle , colpendolo al collo con il palmo della mano. Il corpo si affloscia cadendo fra le sue braccia. Si muove verso l'entrata della tenda che , fortunatamente , dava sulla foresta , in modo che potesse entrare senza essere notato dalle altre sentinelle. L'uomo pareva essere un comandante. L'armatura era decorata , gli abiti azzurri contrastavano con il colore smorto della tenda.
Uno sgambetto fa crollare a terra il celtico , che , con una volontà incredibile , tenta di urlare , nonostante le mani del centurione fossero già sulla sua bocca. Lo soffoca in pochi secondi , l'uomo sviene. Probabilmente non lo aveva ucciso.

Respirava ancora. Osservò le carte che c'erano vicino ad un paio di pagliericci. Erano mappe di Nemetocenna e delle fognature che la attraversavano. Vide che le gallerie , rappresentate da tratti neri , entravano dal punto in cui si trovava lui ora e poi proseguivano oltre la cittá ,in una zona che , se ben ricordava , era una montagna di poca importanza. Forse una seconda falda. Ma non c'era tempo. Prese con sé la mappa e uscì quatto dalla tenda.

Restavano cinque galli. Purtroppo erano tutti molto vicini. L'unica cosa che avrebbe potuto fare sarebbe stato eliminare i due vicini al falò. Comunicq l'idea a Pinco tramite lo specchietto. Una delle guardie pare anche notare il brillio , e subito si mette in allarme. Probabilmente pensava si trattasse di armature latine. Più o meno ci aveva visto giusto. Il guerriero si avvicina ad un cesto dentro cui erano posti dei rami di pino. Si muove rapido verso il fuoco. Una freccia sibila in aria , colpendolo alla mano. L'uomo grids dal dolore e dalla paura. Marco si scaglia contro l'altro , ancora intorpidito dalla monotonia spezzata.
I tre fedeli al giuramento che sono di guardia alle gallerie si muovono verso di loro ,con versi che quasi paiono muggiti. Un'altra freccia colpisce il celto che aveva in mano i rami verdi , alla gola , facendolo crollare in una pozza di sangue a terra. Altre due frecce piombare no fulminee verso il corpo di due fedeli. Uno crolla a terra , l'altro invece resta in piedi , tentando di estrarre il dardo. L'ultimo rimasto incolume tenta di colpire il romano , invano. Due fendenti , due affondi. L'unico risultato fu il contrattacco del centurione che , in poche semplici mosse , fa cadere il gallo sui carboni ardenti , ustionandolo. Nel frattempo Pinco aveva inflitto in colpo di grazia sul fedele che aveva solo ferito.

Marco agitò la mano. Dovevano compiere quello sporco lavoro.

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