Capitolo XXX

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Sfondamento

Un corpo cadde. Un secondo lo seguì. Un terzo si aggiunse a loro in pochi istanti.

Victorius indietreggiò un istante avvicinandosi a Tullio.
《Non dureranno ancora a lungo.》confermò ul centurione.
《Ci stiamo già mettendo troppo. Ogni minuto è essenziale per vincere.》Lo contestò il generale.
《Magister》disse l'altro riferendosi al generale 《dovremmo rallentare i ritmi di combattimento. I soldati sono stanchi , il metodo della rotazione non gli conferisce ugualmente abbastanza riposo.》
《È fuori discussione. Non possiamo rallentare》obiettò l'uomo dai capelli neri traendo respiro. Detto questo si gettò nuovamente nella mischia.

Attraversando lo spazio vuoto che lo separa dalla folla il comandante prende la rincorsa e zigzagando fra i vari combattenti arriva di fronte al muro di scudi dei difensori.
Sferrando un calcio poderoso, sfruttando tutto il suo peso , fa cadere un nemico , cadendo lui stesso , aprendo un varco nelle difese avversarie.
Rialzandosi con un salto grazie alla forza delle braccia si infiltra nella schiera di guerrieri che li osteggiaviano.

Un nemico tenta di bloccarlo , senza successo , il generale schiva il colpo infierendo poi sul ginocchio del nemico , piegandolo in due e finendolo con un calcio diritto al viso.
Affrontando poi un altro paio di nemici , evita un primo colpo , ne evita un secondo e un terzo , che finalmente scopre il fianco degli aggressori.
Con un solo colpo squarcia il fianco destro di un nemico e facendo rimbalzare il gladio infligge un fendente letale al fianco sinistro dell'altro.
Intanto non era rimasto solo. Dalla breccia da lui creata erano entrati una dozzina di legionari , giunti li a dare manforte al magister.
Decapitato un altro nemico rivolge lo sguardo alla barricata di fronte a lui sopra la quale gli arcieri continuavano a mietere vittime.

Si avviò verso quel cumulo di legna , deciso a porre fine a quei fastidiosi assassini.

Arrampicandosi , viene sorpreso alle spalle da un legionario che lo afferra per un gamba. Lo scalatore , deciso a non farsi infastidire , sfodera un calcio poderoso al viso del suo avversario , facendolo arrancare e rompendogli il naso.
Giunge in cima all'ostacolo e sfodera nuovamente l'arma.
Gli arcieri più vicini , che si erano accorti di lui troppo tardi , tentarono di reagire , estraendo il gladio che portavano al fianco destro , senza successo , perchè privati del respiro da due affondi di Victorius.
Vedendo un arciere prendere la mira verso di lui alza lo scudo , troppo lentamente , viene colpito alla coscia destra dalla punta della freccia che , in parte deviata dallo scudo , si era conficcata , seppur con poca forza nella gamba.
In un grido rabbioso si lancia verso il tiratore con un fendente diretto al viso , che l'avversario tenta di schivare ma senza possibilità di evitarlo , la punta della spada ne trapassa gli occhi e incide il naso , rendendolo cieco , l'arciere porta le mani al viso prostrandosi in ginocchio in un grido di dolore cieco.
Convinto che la sua ultima vittima non sia una minaccia il Magister gli da le spalle per dedicarsi alla freccia. Appoggiando un istante la spada a terra , la estrae mordendosi le labbra per non imprecare.
Alle sue spalle però , dove aveva lasciato la sua ultima preda , ode un grido di rabbia , e voltandosi vede che l'ex tiratore , in un ultimo atto disperato , ha estratto la spada e fende l'aria a vuoto , sondando il terreno di fronte a lui.
Il generale , non sentendosi minacciato da un avversario che non può vederlo , ma pur sempre intimorito dalla sua imprevedibilità , si sposta silenziosamente sul suo fianco , spingendolo con una possente botta dello scudo contro il vuoto al di sotto della barricata.
L'acciecato , colpito da un nemico invisibile e improvvisamente sentendosi caduto nel vuoto , lanciò un grido di terrore , poi cadde di testa al suolo.

Il generale si pentì di aver ascoltato quell'urlo. Se lo sarebbe portato dentro per il resto dei suoi giorni.

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