Capitolo LVIII

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Scontro diretto

《Bene uomini. Rapido e indolore. Entriamo la dentro e sbarazziamoci una volta per tutte di quel maledetto traditore.》disse Victorius.
Marco annuì , stessa cosa la fecero tutti gli altri legionari presenti.
Quella squadra di dodici aquile , guidata dal Magister in persona aveva il compito di infiltrarsi e di neutralizzare il Magister Classes una volta per tutte. La cittá sará presa d'assalto entro pochi minuti , da mare e da terra , loro erano l'avanguardia , loro erano il loro colpo di Venere.

《Forza , andiamo.》Ordinò il dux voltando l'angolo , l'armatura coperta da un mantello che lo avvolgeva completamente nascondendo anche il gladio e un piccolo scudo rotondo.
Sfociarono in una larga strada , che portava all'acropoli , deserta per via del coprifuoco. Due soldati celti si mossero verso di loro. 《Voi! Fermi!》gridarono in un greco atroce.
La comitiva non rallentò. 《Ho detto fermi!》abbaiò la sentinella.
Una delle Aquile , scoprendo il mantello , estrasse un arco e , scoccando due frecce , abbattè il bersaglio che appena aveva parlato mentre Victorius infilzava il secondo con il gladio.
《Avanti , non c'è tempo per nascondere i corpi》li affrettò celando nuovamente la spada.

Il gruppo si diresse sempre verso la cittá alta , il passo affrettato. Il sole ormai era calato e la luce della luna illuminava quelle strade in una notte serenamente tiepida.
Un proiettile sparato da una balista giunse vicino a loro , abbattendosi su una casa li vicino.
《Dannazione! Cosa fa Velius? Non è ancora l'ora!》imprecò il comandante.
La marcia verso la cittadella proseguì imperterrita senza altri intoppi.
L'entrata per la zona più alta della fortezza non era sorvegliata.
《Strano. Molto strano. Ma non possiamo permetterci di perdere tempo. Andiamo.》Ragionò il Magister.

Marco ammirava le mura bianche splendere alla luce della luna. Il tempio si stagliava maestosamente sulla cima della collina su cui si stavano inerpicando.
《Emilio dovrebbe essere nel tempio.》li informò Victorius《Forza.》li esortò.
Muovendosi nell'ombra raggiunsero le scalinate. Giunti in cima a quei candidi gradini , dalle loro spalle giunsero dei rumori. Il trotto dei cavalli , il vociare di alcuni uomini di lingua italica.
Dietro di loro erano appena entrati nella cittadella , in fretta e furia , una ventina di cavalieri dai meravigliosi elmi , argentei e decorati da piume disposte disordinate su esso.
Li videro.
Un paio di cavalieri , dopo aver ricevuto ordini da quello che doveva essere il capitano , tornarono sui loro passi mentre gli altri smontarono e si diressero minacciosi verso di loro.

《Occupatevene voi , io proseguo!》gridò Victorius liberandosi dell'impiccio del mantello mentre i suoi sottoposti facevano lo stesso , preparandosi combattere. Due di loro restarono in cima alle scale , cominciando a prendere la mira sui loro avversari mentre gli altri si disponevano come una corda per bloccare l'avanzata dei loro nemici. Un pioggia di giavellotti giunse improvvisa contro di loro.
Due aquile caddero a terra colpite , gli altri legionari avevano avuto la prontezza di schivare o parare quei dardi letali.
I sagitarii in cima alle scale iniziarono a bersagliare gli assalitori , bloccandone qualcuno e uccidendone altri.

Marco si trovò di fronte al primo nemico di quella battaglia , un uomo anziano , armato di spada , dalla capigliatura e gli occhi bruni. In pochi fendenti lo mise in condizioni di non nuocere facendolo crollare giù dalle scale. Un secondo avversario si presentò di fronte a lui , un giovanotto , la barba appuntita e gli occhi splendenti. Dopo aver parato due affondi diretti a viso e torace , Marco , con un calcio poderoso , scaglia anch'esso verso valle.
Un fantino lo coglie alla sprovvista avvicinandoglisi da dietro. Incapace di contrattaccare , il centurione indietreggia , incespicando. Fortunatamente per il romano un sagitario dalla mira veloce e precisa , colpendo il nemico alla gola , lo salva da morte certa.

Si rialza. Attorno a loro solamente desolazione e morti. I due feriti dai giavellotti sono state le uniche perdite di quello scontro.
Un forte vociare arrivò dalla stessa strada che avevano percorso loro.
Una coorte di hastati sopraggiunse.
《Che gli dei ci assistano...》sospirò Marco sconsolato dall'estrema inferiorità numerica.

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