❝𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐗𝐗𝐈𝐈❞ | Memento Mori

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Nonostante questo, continuai il mio canto sommesso.

"Che vengano consacrati nel tuo stesso sangue! Che il Demonio stesso ti disconosca, essere immondo." Sussurrai in un lamento, digrignando i denti. Ero ad un passo dalla soglia dell'abisso, circondata dall'oscurità che minacciava di inghiottirmi interamente. Ma nel mio cuore ardeva ancora la fiamma della ribellione, alimentata dall'odio e dalla determinazione a resistere.

Nonostante il dolore lancinante, riuscii a stringere i pugni e a sollevare lo sguardo verso l'angelo con uno sguardo infuocato dal disprezzo.

"Non mi piegherai così facilmente, Adam. La tua messinscena da falso beniamino non attacca con me. Se anche Dio stesso mi volterà le spalle, puoi star certo che di te non avrò comunque pietà. La tua testa, un giorno, sarà ciò che darò in pasto a Cerbero."

[...]

Egli, posando il gomito sul proprio ginocchio, e piegandosi leggermente nella mia direzione, si limitò a ridacchiare gustandosi il mio folle atto di rivalsa.

"E tu credi davvero che sarai in grado anche solo di sfiorarmi, Y/N? Dio, quanto sei patetica."

E con quella frase, che mi fece sgranare gli occhi in un'espressione sprezzante, l'esorcista che mi teneva incollata al pavimento con la sua lancia, mi diede il colpo di grazia, trafiggendo completamente quella sezione.

Un urlo ricolmo di agonia si strappò dalla mia gola mentre sentivo la lama penetrare ancora più profondamente nella mia carne, il dolore stava diventando quasi insopportabile. Il sangue sgorgava copioso dalla ferita, macchiando il pavimento e mescolandosi assieme a quello dell'angelo caduto.

Con le lacrime agli occhi e il fiato mozzato, cercai disperatamente di mantenere la mia determinazione. Nonostante tutto, la mia volontà di resistere non si spezzò.

Arrancai in avanti, aggrappandomi sciattamente al cadavere che giaceva sotto di me, cercando di strisciare via dalla morsa degli esorcisti alle mie spalle.

"Non la passerai liscia stavolta. Il consiglio degli angeli saprà cosa fare. Portatela via."

Quella fu l'ennesima pugnalata al cuore, la stessa, che annientò la forza di controbattere fermamente contro l'angelo. Non avrei lasciato che qualcun altro decidesse cosa sarebbe stato giusto per me. Non potevo mettere la mia vita in mano ai miei carnefici, a coloro cui stavo cercando di oppormi; ma in quel momento, non avevo altra scelta che cedere.

Con un ultimo, esasperato gesto, afferrai la lama che mi perforava profondamente la spalla.

"Numquam me habebitis."

E con quella frase segnai l'ultimo gesto proveniente dalla mia volontà in quel luogo sconsacrato, mentre la conficcavo gloriosamente nel mio collo con un ghigno doloroso dipinto in volto.

Poi, osservando l'espressione scossa di Adam, mi lasciai cullare dal dolce abbraccio dell'oblio.

Nessuno avrebbe più avuto potere sul mio libero arbitrio.

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Memento mori.

Non ero morta. Non mi era ancora stato concesso un privilegio del genere.

Ero bendata, incatenata a qualcosa che non riuscivo a vedere o tantomeno identificare; inevitabilmente abbandonata alla condanna che a breve mi sarebbe stata imposta. Evidentemente, il Signore era stanco dei miei atti impuri, e aveva deciso di porre fine ad essi facendomi patire fino all'ultimo istante per ogni gesto compiuto contro il suo volere. 

𝐏𝐎𝐈𝐒𝐎𝐍 𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓 | AlastorWhere stories live. Discover now