❝𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐗𝐗𝐈𝐈❞ | Memento Mori

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La porta alle mie spalle si spalancò, facendo filtrare all'interno di quella buia stanza, illuminata fino ad allora solo da due candelabri, la luce dorata del corridoio in vetro.

La purezza di quel fascio di luce però, venne ben presto contrastata dalla scena che quest'ultima rivelò. Il cadavere di un esorcista era posizionato al centro della stanza, coperto solo dalla mia figura. Accovacciata di spalle, nuda, in ginocchio e ricoperta di sangue dorato, giacevo io.

Non rivolsi il mio sguardo in direzione degli angeli; mi limitai a socchiudere gli occhi, stringendo più forte contro il mio corpo nudo, il cuore pulsante che custodivo gelosamente fra le mie grinfie.

"Che tugurio del cazzo..."

Alle parole di Adam, il mio viso si contorse per un istante in una smorfia disgustata.

"Immaginavo che prima o poi saresti arrivata a questo punto. Sei disgustosa."

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Ogni parola che pronunciava, veniva recepita dal mio debole e malnutrito corpo come un'iniezione di veleno. Avevo compiuto atti imperdonabili, era questo ciò che volevo: essere vista per ciò che ero. Allora perchè quelle frasi così veritiere, tagliavano le mie carni così dolorosamente?

Adam fece un passo avanti, scrutandomi dall'alto con occhi penetranti. Mi giudicava, amava farlo. Amava sentirsi nella posizione di denigrare i miei gesti disperati.

La sua ombra sovrastò il muro di fronte a me, dandomi modo di realizzare quanto si fosse avvicinato. Ringhiai debolmente, sentendo scorrere in me tutto il risentimento nei suoi confronti. 

Poi, afferrandomi per i capelli, forzò il mio volto in su in modo che potessi guardarlo negli occhi. Ancora inginocchiata, con le mani macchiate del liquido santo, protestai in un lamento sommesso.

Non appena schiusi le mie palpebre, l'angelo mi schiaffeggiò il viso con un movimento brusco. Sussultai, sputando lateralmente il sangue intrinseco fra i miei denti serrati.

Accigliata, e incorniciata da un'espressione frustrata, sfidai con lo sguardo colui che stavo reputando pari all'anticristo.

Al mio contrario, egli non rimase in silenzio, accettando lo scontro.

"Tu, lurida puttanella da quattro soldi, hai appena siglato la tua condanna a morte; spero tu ne sia cosciente."

E con un gesto sciatto, spingendo il suo piede contro la mia schiena, mi premette a terra. La mia guancia atterrò sul corpo senza vita dell'angelo squartato davanti ai miei occhi, dandomi modo di osservare da vicino le membra di quest'ultimo.

Immersa nel disgusto, sentii il sapore metallico del sangue sulla mia lingua. Il peso del piede sul mio corpo mi costringeva a rimanere giù, mentre il freddo della morte mi circondava.

Con uno sforzo estremo, cercando di ignorare il dolore che mi attanagliava, sollevai lo sguardo verso il mio aggressore. La sua figura si stagliava sopra di me, una minaccia incarnata da cui non potevo sottrarmi; la quale potevo intravedere solo dalla coda dell'occhio.

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"Ave Azrael. Che il tuo nome, Adam, possa venire maledetto dalle anime più rancorose dell'Inferno. Che i tuoi peccati vengano consacra- Rrgh!"

La mia recita, venne interrotta dalla lama perforante della lancia di uno degli esorcisti al fianco dell'angelo che mi teneva soggiogata al suo cospetto.

Dalla mia bocca sgorgò nuovamente sangue, costringendomi a tossire e contorcermi nel tentativo di sfuggire al dolore inflitto nella mia spalla destra. Ma facendo ciò, sotto la dominante presenza del peso di Adam, finii solo per peggiorare lo stato delle mie ferite.

𝐏𝐎𝐈𝐒𝐎𝐍 𝐇𝐄𝐀𝐑𝐓 | AlastorWhere stories live. Discover now