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"Collins" mi richiama il mio capo appena entro in centrale
"Mi dica" rispondo prontamente
"Puoi venire nel mio ufficio?"
Senza fare domande lo seguo, la porta sbatte alle mie spalle e poi lui si accomoda dietro la su scrivania.
"Sai dirmi cosa sono queste?" chiede spingendo una busta gialla nella mia direzione, la prendo e guardo dentro. Tiro fuori delle foto.

Cazzo.

Sono foto di due sere fa al raduno, ci siamo io e Amber, io che minaccio il suo amichetto e infine foto che mi ritraggono in macchina.
Faccio un sospiro profondo.
"Allora?" uniste l'uomo di fronte a me
"Non ho nulla da dire in mia difesa, sono io." affermo
"Bene. Cosa dovrei fare adesso?"
"Quello che reputa più giusto signore" dico
"Brian, sei uno dei migliori agenti che ho e mi dispiace ma hai perso totalmente la mia fiducia."
"Certo, capisco"
"Sei licenziato, consegna pistola e distintivo. Considerati fortunato che non ti sbatto dentro"
Faccio quello che dice, firmo le dimissioni e me ne vado.

Torno a casa incazzato nero, entro e la prima cosa che faccio è tirare un pugno conto la parete.
"Ei ma che succede" scatta Amber dal divano
"Mi hanno licenziato" ringhio mentre mi disfo della divisa
"Cosa? Perché?" chiede visibilmente confusa
"Qualche stronza ha inviato delle foto dell'ultimo incontro" a passo svelto mi dirigo in cui a e prendo una bottiglia di birra dal frigo.
"Pensi che sia stato lui?" chiede incerta
"Ne sono certo" asserisco "Devo porre fine a questa storia, il prima possibile"
"Dobbiamo" mi corregge lei
"Non se ne parla nemmeno, forse è meglio se vai da tua sorella per un po' mentre io sistemo le cosa?"
"Non dire cazzate, io resto qui con te." dice avvicinandosi a me
"È pericoloso, Louis è imprevedibile e no-" vengo interrotto, le sue labbra sulle mie e le braccia intorno al collo, le avvolgo la vita con la mano libera poi le nostre labbra si staccano
"Non penserai di manipolarmi così?" le chiedo
"Io resto, fine della storia. Non ti lascio solo" dice per poi girare i tacchi e tornare sul divano.

Siamo a tavola quando il suo telefono squilla
"Pronto?" risponde mettendolo all'orecchio
"Si, sono io" risponde "Cosa? Non è possibile" cambia tono di voce e io scatto sull'attenti
"O mio dio, ma è proprio sicuro?" continua e io la guardo senza capire, si alza dalle sedia e va verso l'uscita, io la seguo.
"Cos'è successo?" le chiedo vedendola infilarsi le scarpe "Amber ma che fai?" insisto
"La mia casa è andata a fuoco, dio muoviti" esclama lei e mi precipito a mettere le scarpe e prendere le chiavi.

In men che non si dica siamo davanti alla casa di Amber ormai ridotta in fumo.
"Porca merda" mormoro, lei salta giù dalla macchina e raggiunge uno dei pompieri vicino
"Sono Amber Patel, questa è casa mia" la sento dire mentre la raggiungo
"Salve signorina, prima ha parlato al telefono con il mio collega" l'uomo ci indica il collega poco più in là che sta parlando con qualcuno.
"Salve, prima abbiamo parlato al telefono. Mi può dire cos'è successo?" chiede la mora in preda al panico
"Buongiorno signorina Patel, abbiamo ricavato il suo nome e numero di telefono dalla sua vicina" dice indicando la donna al suo fianco
"Oddio Jade" dice posandosi una mano sulla fronte pe tre l'altra donna le posa una mano sulla spalla.
"Non si è ancora certi ma l'incendio sembra doloso, in più quando siamo arrivati questa era proprio sul ciglio della strada" le porge una busta rossa
"Cazzo" dico io, lei mi guarda ora con lo sguardo colmo di paura, glielo leggo.
"Grazie" mormora al pompiere poi si avvicina a me
"Ti prego no" la sento dire a bassa voce
"Vuoi che la leggo io?" le chiedo, lei annuisce e mi passa la busta

"Visto che non ti serviva più la tua bella casetta, Amber, ci ho pensato io a sbarazzarmene così come penserò a sbarazzarmi anche di te."

Nessuna firma ma sappiamo benissimo da parte di chi è.
"Dimmi che stai scherzando" singhiozza, gli occhi le si sono riempiti di lacrime.
"Vieni qua" le dico per poi avvolgerà in un abbraccio.

La faccio salire in auto per poi andare dal pompiere di prima e dirgli che ora lei è scossa da quello che è accaduto e preferirebbe non restare, l'uomo comprende e noi torniamo a casa.

"Brian adesso spiegami perché cazzo Louis ti odia così tanto" esclama lei tra le lacrime appena entriamo in casa
"Ho ucciso i suoi genitori Amber" rispondo "è stato un incidente ma l'ho fatto" lei rimane immobile, non sa cosa dire o fare e la biasimo.
"Di cosa stai parlando?" balbetta
Cammino verso la sala e prendo posto sul divano, lei fa lo stesso, mi passo le mani il volto, non lo avevo mai raccontato a nessuno, la storia è stata sepolta con i soldi.
"Aravamo in campeggio, la mia famiglia e la sua. Avevamo entrambi più o meno tredici anni. I nostri padri erano amanti della caccia e una sera avevo preso il fucile di papà perché volevo far finta di sparare ma non sapevo fosse rimasto carico, è partito un colpo e ho preso in pieno suo padre, è morto sul colpo. Dopo una settimana la madre non reggeva più il dolore di aver perso il marito e si è tolta la vita, il corpo è stato trovato da Louis. I miei genitori hanno deciso di adottarlo, gli volevano bene come un figlio e noi eravamo come fratelli ma da allora nuoce un odio represso verso di me" butto tutto fuori senza pause, lei mi guarda incredula
"Brian...perché non me lo hai detto?" mormora
"Non l'ho mai detto a nessuno. All'epoca era successo un casino, è stato detto che Ron, il padre di Louis, fosse uscito in barca quella notte e che non fosse più tornato. Il corpo non è mai stato trovato nel lago questo perché lo avevano bruciato. Ero solo un ragazzino e avevo paura."
Sento le sue braccia stringermi
"O mio dio, deve essere stato orribile. Non è stata colpa tua, non volevi farlo è stato un incidente"
dice con il viso incastrato tra il mio collo e la spalla.

"Avevi detto che..ora sei orfano per colpa di Louis quella sera, cosa intendevi?" chiede cauta
"Per lui è stato un grandissimo shock, si era chiuso in sé per quasi un anno, non diceva nemmeno una parola e aveva iniziato a farsi del male. Mi odiava, a morte e voleva vendetta. Cinque anni fa ha avvelenato i miei genitori facendolo sembrare un attacco di cuore ma poi mi ha detto esplicitamente di essere stato lui e che mi avrebbe fatto soffrire finché uno dei due non sarebbe morto." spiego in fine, ammetto che è strano esporre tutto ad alta voce ma io mi fido di lei.
"Mi dispiace tantissimo, so come ci si sente, non immagino nemmeno tutto quello che hai passato"
Mi stringe più forte le braccia intorno al collo e rio ricambio.
"Grazie per esserti aperto, deve essere difficile raccontare una cosa del genere" mormora, io non dico niente la stringo solamente più forte. Non posso permettermi di perde anche lei, non si merita una cosa del genere, e poi...non me lo perdonerei mai.

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