𝑷𝒓𝒐𝒍𝒐𝒖𝒈𝒆: 𝑭𝒐𝒈𝒍𝒊𝒆 𝒅'𝒂𝒖𝒕𝒖𝒏𝒏𝒐

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♥︎𝑴𝒆𝒓𝒄𝒐𝒍𝒆𝒅𝒊́♥︎

"𝑸𝒖𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒃𝒓𝒖𝒕𝒕𝒂 𝒂𝒃𝒊𝒕𝒖𝒅𝒊𝒏𝒆 𝒅𝒊 𝒑𝒆𝒓𝒅𝒐𝒏𝒂𝒓𝒆 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒊,

𝒕𝒓𝒂𝒏𝒏𝒆 𝒕𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒔𝒔𝒐"

perdono
/per·dó·no/
sostantivo maschile
1.
Atto di umanità e generosità che induce all'annullamento di qualsiasi desiderio di vendetta, di rivalsa, di punizione: implorare, impetrare il p.; concedere, rifiutare il p.
2.
Scusa, venia, con una sfumatura di cortesia cerimoniosa e compunta.

Perdonare è una delle cose più difficili a questo mondo.
È così, è così e basta.
Perdono.
Una parola così semplice...
Sette lettere.
Tre sillabe.
Facile, no?
L'apparenza inganna e questo è chiaro, lo avevo sempre saputo.
E quando si tratta di una persona che ami è ancora più difficile. È davvero difficile perdonare, e una come me poi, il perdono sapeva a malapena cos'era.
Perché? Perché aveva mentito?
Mi aveva usata, ferita, umiliata e consegnata su un piatto d'argento alla persona che mi avrebbe uccisa.

Non dovevo più pensarci, ero stufa di rimuginare su quei fatti così surreali.
Esatto, ancora non mi sembrava vero che fosse andata a finire così.

«Ma ora smetti di guardare indietro, e guarda qui. Siamo fratelli, cresciuti randagi, in mezz a vi. Ma tu ora smetti di guardare indietro e, guarda qui. Sei come me, foglie d'autunno sugli alberi»

Dovevo davvero smettere di ascoltare canzoni depresse e maledettamente romantiche.
Il mio mood doveva decisamente cambiare, lo sapevo bene.

Chiusi gli occhi, poggiando la schiena contro il tronco dell'albero sotto cui ero seduta.

Foglie d'autunno.

Finalmente era arrivato, l'autunno.
L'estate proprio non la avevo mai sopportata, e anche se la stagione che preferivo era l'inverno, l'autunno era quella che reputavo più affascinante e particolare.

Sistemai gli auricolari nelle orecchie spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
Ormai quel parco giochi in cui andavo sempre da bambina era diventato il mio posto preferito.

Mancava soltanto una settimana all'inizio del nuovo anno scolastico alla Nevermore Academy.

Mi sentivo cambiata.
Potevo già pensare al mio aspetto.
Partendo dal trucco che avevo decisamente cambiato, abbondando di mascara e ombretto nero con tanto di eyeliner.
Il rossetto non era più di quel leggero bordò, ma era diventato un nero pece.
I capelli li avevo tagliati e li portavo solitamente legati in una mezza coda.

Ma alla fine pensai che, nonostante cercavo di celare il dolore dietro a quella maschera di oscurità, la mia vita si era fermata a quella sera, quando la Luna di Sangue aveva illuminato di rosso il cielo, allontanando le stelle e rendendolo triste ed inquietante.

Mi guardai intorno e la mia mente ripercorse velocemente i ricordi che serbavo in quel posto.
La mia infanzia la avevo vissuta qui, fra dondolate sulle vecchie e arrugginite altalene e corse per il lungo viale, che d'inverno pieno di neve era perfetto per giochi da inventare.

Un po' mi mancava quella me bambina, quella che ancora non aveva preoccupazioni, che ancora non si faceva problemi a sorridere e viveva la sua vita spensierata, attimo per attimo, senza pensare al domani.

𝑭𝒐𝒈𝒍𝒊𝒆 𝒅'𝒂𝒖𝒕𝒖𝒏𝒏𝒐 ᵐᵉʳᶜᵒˡᵉᵈⁱ́ˣᵗʸˡᵉʳWhere stories live. Discover now