Capitolo 33

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Non sono potuta venire con le mie migliori amiche e Jake, non me l'hanno permesso.

L'interrogatorio, è infinito, continuano a fare loro le stesse domande, messe in maniera diversa, e lori si dichiarano comunque innocenti. Non capisco, allora perché quel bigliettino.

<<C'era qualcun altro con voi quella sera?>> chiede di nuovo l'agente Morningstar.

<<No signore. Gliel'ho già detto, io quella sera non ero lì. Non avevo motivo di dare fuoco al locale dove dentro c'erano i genitori di Lilith.>> ripeté Fabian a mo' di disco rotto.

<<Ragazzo, cosa ci facevano allora le vostre impronte lì?>> richiede l'agente.

<<Non lo so. Glielo posso assicurare. C'erano delle telecamere? Nel caso guardi quelle telecamere e vedrà che noi non eravamo lì.>> si difende Fabian.

<<Se c'erano telecamere non sono cose che dobbiamo dire a voi. Oh, buongiorno Sig. Jill. Vuole partecipare all'incontro?>> chiede l'agente vedendo mio zio entrare nella sala dell'interrogatorio.

<<Lei non mi è nuovo. Dove l'ho già vista?>> riflette Asia che è stata in silenzio finora.

<<Impossibile, mi sta confondendo con qualcun altro.>> risponde frettoloso mio zio.

<<Sta mentendo.>> dice Natalie sicura.

<<Chi? Asia? Può essere lei è una bugiarda.>>rispondo io.

<<No, tuo zio. So leggere il linguaggio del corpo, a psicologia te lo insegnano, per i bambini. Sta mentendo tuo zio.>> spiega lei.

Strano, come può mentire mio zio? È sempre stato con noi. Fino a oggi è stato sempre un secondo padre per me, mi ha dato qualcosa quando io non avevo nulla, per quale motivo dovrebbe mentire.

<<Ma non ne avrebbe motivo. Insomma, è stato grazie a lui se siamo sani e salvi qui a Seattle.>> rispondo io non capendo Natalie.

<<Allora, ti spiego da cosa puoi intendere che sta mentendo. Ha incominciato ad avere il respiro pesante. >> spiega lei.

<<E da cosa riesci a vedere il respiro se non sei lì con loro?>> chiedo curiosa.

<<Si tratta di un'azione riflessa, quasi incontrollabile. Quando il respiro cambia, le spalle si alzano, e la voce diventa quasi superficiale. Cambia il tono usato frequentemente.>> continua lei.

<<Ah, sì. Ora capisco cosa intendi. Teniamo questa cosa per noi. Non dirlo ad Alec, intesi? Andremo noi più a fondo.>> spiego io.

"Lasciamo fare al vento" diceva Jane Austin, e forse, solo ora capisco cosa volesse intendere. Da bambina sognavo un futuro diverso di quello di adesso. Ero ingenua, i miei occhi non conoscevano malignità. Quella bambina è morta insieme a tante cose, non credo più a niente, soltanto a ciò che vedono i miei occhi. Quindi, Jane Austin aveva ragione, lasciamo fare al vento, perchè il male verrà a galla, e chi deve pagare, pagherà a tempo debito, e probabilmente peggio. Forse sarà quello che ho passato ma se prima credevo in qualcosa attualmente non credo più a niente e in nessuno. Vedo solo tante maschere e tante situazioni rivissute continuamente.

<<Ok, ma dobbiamo muoverci.>> risponde lei.

L'interrogatorio non arrivò a nulla. La domanda è, come far venire a galla la colpevolezza di mio zio. Mandare una lettera anonima all'agente? Troppe cose. 

<<Domani continueremo, se avete dei pareri, o qualcosa che ci può aiutare con l'indagine, fateci sapere.>> dice l'agente.

<<Senta, le posso parlare un attimo in privato?>> chiedo imbarazzata facendo cenno a Natalie di raggiungermi.

Se dev'essere, saràKde žijí příběhy. Začni objevovat