Nessuna risposta.

«Sono chiusi», fece notare Nova, indicando il cartello. «Sono in pausa pomeridiana dalle tre e mezza del pomeriggio fino alle.... sei e mezza?!»

«Non esiste. Io non aspetto un secondo di più.» Arthur afferrò la maniglia e iniziò a forzarla. «Aprite!»

«Artie, fermo!» Nova gli mise una mano sul polso, fermandolo. «Siamo qui per parlare con la Le Gall, non per spaccare il locale!»

Arthur non la ascoltò. Per Chandra avrebbe buttato all'aria qualunque cosa, compresa l'intera palazzina. Fece per bussare ancora, ma mentre era ancora col braccio alzato, un'ombra si avvicinò dall'interno – visibile dal vetro traslucido. I due incantatori di Héos fecero un passo indietro e allora la porta si aprì.

Una ragazza alta, a metà statura fra Nova e Arthur, e dalle curve pronunciate si rivelò. Come tutti i suoi compaesani, gli abiti stonavano con l'attuale periodo storico; a differenza delle altre signore, tuttavia, la nuova arrivata non indossava gonne lunghe e cappelli con piume: i calzoni beige erano morbidi, accarezzando i fianchi larghi, e le bretelle nere cozzavano contro la camicia sgualcita per metà dentro la cinta e per metà fuori.

Né Arthur né Nova ebbero dubbi su chi fosse. Gli occhi verde smeraldo, grandi e fieri e i ricci color carota tutt'intorno al viso lentigginoso urlavano una chiara discendenza da Lénaïc Le Gall. Il suo sguardo, però, sotto la mezza frangia che nascondeva il marchio nero, non lasciava presagire che ci fosse traccia di cattiveria in lei.

Con la coda dell'occhio, Arthur ebbe l'impressione che Nova avesse deglutito e si fosse irrigidita.

Alhena tirò su le labbra in un ghigno, incrociò le braccia sotto al seno pieno e si poggiò con la spalla alla cornice dell'ingresso. «Che c'è, a Héos non sapete leggere? Siamo c-h-i-u-s-i

Nova si risvegliò. «Come sai che veniamo da Héos?»

«Allora illuminami: da dove vieni così ben vestita, belle?» la provocò Alhena, sempre con un mezzo ghigno stampato in volto. «Sei un'Altra capitata qui per sbaglio o sei appena tornata dalle compere in giro per la Francia?»

Arthur si sarebbe aspettato una risposta pungente di Nova, una di quelle che li avrebbe messi in difficoltà e costretto lui a spiegare la particolarità dell'umorismo della sua amica, invece la ragazza s'ammutolì e abbassò lo sguardo. Arthur non se ne capacitò.

In ogni caso, Arthur si fece avanti col discorso principale: «Stiamo cercando Chandra Noyer, la ex Guardiana. Ci hanno riferito che potrebbe essere qui.»

«Non che una persona epurata abbia molti posti dove andare», fece notare Alhena. «Ma comunque sì, è mia ospite da un po'.»

E Arthur tirò un sospiro di sollievo. Per una volta aveva fatto bene a fidarsi delle parole di Jesse, quando gli aveva detto che con ogni probabilità Chandra aveva cercato ospitalità a Le Foyer, dalla stessa persona che le aveva dato le coordinate del villaggio in quel famoso quanto fallimentare incontro, e non immaginarsela sotto a un ponte al freddo e terrorizzata.

«Possiamo parlarle?» riprese Nova, timidamente.

«Adesso la piccoletta sta lavorando e non è in casa», disse Alhena prima di spostarsi di lato e liberare l'ingresso. «Però io sono tanto curiosa di conoscervi. Entrate, ultimo tavolo in fondo alla sala. Non fatevi vedere da nessuno perché non voglio che si pensi che il locale sia attualmente aperto.»

Arthur non se lo fece ripetere due volte; Nova lo seguì.

C'era talmente caldo dentro la brasserie – che pareva più una locanda medievale – che per Arthur togliersi il giubbotto non fu abbastanza ristoratore: la camicia di cotone pizzicava quanto un pesante maglione di lana, e il gilet grigio eguagliava un corsetto da gentildonna tanto pareva soffocarlo. Arthur percorse le assi di legno del pavimento velocemente, non tanto per raggiungere i divanetti dai cuscini rossi indicati da Alhena bensì per aprire la finestra a questi vicini.

Come Acqua e FuocoWhere stories live. Discover now