17.1 Le Foyer

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Chandra era diventata Sacerdotessa della Luna

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Chandra era diventata Sacerdotessa della Luna.

Quello era l'unico pensiero che permetteva ad Arthur di sopportare la puzza di chiuso e carta ammuffita che appestava la stanza, di sforzare sempre più gli occhi per adattarsi alla luce fioca e agonizzante del neon sul soffitto e di costringere le orecchie a ignorare il suo perforante ronzio.

Chandra era diventata Sacerdotessa della Luna e Arthur doveva raggiungerla il prima possibile.

Un altro altro cassetto del mobile schedario si era inceppato – e dire che era il meno usurato di tutti quelli lì dentro. Arthur tirò più forte a sé la maniglia in metallo annerito, facendo tremare tutta la struttura in lamiera dell'armadio, ma anziché sbloccare il meccanismo si ritrovò col cassetto in mano e una miriade di carta disseminata sul pavimento.

Imprecò.

Chandra non avrebbe apprezzato.

Arthur abbandonò il cassetto da qualche parte e si inginocchiò, gli occhi grigi sempre attenti a scorgere l'informazione giusta dall'inchiostro stinto sui fogli. I primi documenti scansionati non furono per nulla proficui: solo scartoffie burocratiche dimenticate da almeno un decennio; i restanti si rivelarono essere ancora più inutili, se possibile.

Si guardò alle spalle, il ciuffo color grano totalmente spettinato invase la sua visuale. C'erano ancora numerosi registri da setacciare e tutta la notte davanti per farlo. Anche a costo di buttar giù l'archivio e ricostruirlo da zero, Arthur non avrebbe respirato aria pulita finché non avesse avuto ciò che cercava.

«Data: giovedì 4 gennaio 2015. Destinatario: Sire Deroy Melchior.» Arthur trasalì, conosceva fin troppo bene quella voce calda, intensa, sempre avvelenata da una goccia di sarcasmo. «Il mittente è il micro-organo governativo di Le Foyer. Cercavi qualcosa di simile, Artie?»

Arthur si alzò in piedi, lentamente, e poi puntò lo sguardo verso la porta d'ingresso. Non si stupì nel vedere Nova appoggiata allo stipite della porta, che teneva con pollice e indice una lettera. «E tu perché sei qui?»

«Perché ti conosco troppo bene», fece Nova, gli occhi s'affilarono. «Purtroppo sapevo che avresti fatto una stronzata simile.»

Arthur soffiò un ghigno amaro. «Come io ero certo che avresti definito una stronzata qualsiasi cosa avessi fatto.»

Nova affilò lo sguardo. «Non sono qui per perdere tempo con battutine stupide, Artie.»

«Neanche io», fece lui. «Per questo ti dico già da subito che non mi interessa litigare. Devo andarmene adesso.» Allungò la mano. «Quindi saltiamo la parte dei rimproveri e passiamo direttamente a quella in cui mi dai la missiva.»

Nova alzò il sopracciglio e squadrò Arthur dalla testa ai piedi, come se lo stesse criticando silenziosamente – e conoscendola era davvero ciò che stava facendo. «Non mi chiamo Chandra Noyer, non sono venuta a elencarti i motivi per cui partire e mandare a quel paese i tuoi migliori amici sia un'idea assurda.» Fece una pausa, si staccò dallo stipite della porta e drizzò la schiena, fiera e decisa come una guerriera. «Voglio aiutarti.»

Come Acqua e FuocoWhere stories live. Discover now