15

14 1 0
                                    

«Ha avuto un attacco di panico».

Una voce proveniente dall'ombra si levò nell'aria. Selene non riusciva a distinguerla, lo stridio nella sua mente e dei ricordi le impediva di udire correttamente. Aveva impressa nella testa solo la voce del Demone, del suo volto nascosto dal nero e del suo respiro pesante che si scontrava sul suo viso.

«Stava delirando. Non potevamo lasciarla da sola», un altro commento seguì, la voce di un uomo, più decisa.

Provò a muovere gli arti, le dita delle mani, ma niente. Il suo corpo non voleva svegliarsi, ma piuttosto restare inerme e nell'abbandono dei movimenti. Sentiva la sua gola seccarsi, gli occhi bruciare da sotto le palpebre e il sudore colare giù dalla sua fronte. Il suo cuore ancora batteva fortemente e lo stomaco si annodava in una morsa stretta.

Poteva sentirlo, ancora quella pura formicolare sulla sua pelle e nelle sue vene. Non le lasciava andare. Non ne aveva alcuna intenzione. Era quasi come se il Demone si fosse impossessato di lei e le circolasse dentro.

Udiva i suoi ringhi nelle orecchie e percepiva, il suo braccio bruciare. L'aveva ferita, aveva strappato la sua carne con i suoi lunghi artigli. Un Demone l'aveva colpita, la voleva uccidere. Tristan aveva ragione, la sua teoria era giusta ed era lui che la stava seguendo.

Il respiro accelerò sensibilmente, e le labbra si schiusero. Tutto dentro di lei iniziò a muoversi velocemente mentre davanti agli occhi le ritrovò il suo viso o, meglio, lo immaginò. Occhi neri come la pece, denti affilati come quelli di uno squalo, gli artigli di un falco e ali sanguinanti simili a quelle dei pipistrelli.

Davanti a lei trovò un mostro. Una bestia feroce pronta ad azzannarla.

Il battito aumentò e il petto si alzava e abbassava velocemente. Stava avendo un altro attacco di panico. Ma i suoi occhi, ancora non si aprivano.

«Si sta agitando», disse ancora la voce di quell'uomo.

Udì dei movimenti affianco a lei, come dei passi, e poi qualcosa piegarsi sotto il suo peso, e si rese conto allora che si trovava su un materiale morbido e soffice.

Mugugnò qualcosa, sperando di riuscire a pronunciare qualche parola, ma tutto ciò che disse furono versi, senza senso.

«Shh», sentì mormorare qualcuno al suo fianco.

Una calda stretta le afferrò la mano posata sul suo addome e poi un'altra sulla sua fronte, che delicatamente l'accarezzava.

«Tranquilla, Selene», sussurrò un'altra voce ancora. Era calda e rassicurante. «Sei al sicuro adesso».

Quella voce le penetrò nelle ossa e nei sensi. La riconosceva, sapeva di chi era, ma non riuscì a muoversi o a risponderle.

Il suo fiato delicato batteva sulle sue palpebre serrate, e le sue mani accarezzavano dolcemente la sua pelle.

Ancora una volta cercò di lottare contro la nebbia che avvolgeva la sua mente, raccogliendo frammenti di coscienza e sperando di riemergere dal torpore che l'aveva inghiottita. Con ogni sforzo, finalmente, i suoi occhi riuscirono a scorgere la luce, e l'immagine davanti a lei cominciò a prendere forma. E fu allora che si ritrovò a fissare i suoi occhi verdi.

«Damyan» la sua voce uscì debole, appena un sussurro mentre cercava di fissare il suo sguardo serio.

Sbatté le palpebre, cercando di fare chiarezza nel luogo in cui si trovava.

Era in una camera da letto, grande e dal soffitto alto. I muri erano scuri e due grandi finestre ergevano di fronte al letto su cui era sdraiata, nascoste dalle tende dello stesso colore delle pareti. Il mobilio era spartano, un armadio, un comò e un comodino affianco al baldacchino.

La Guerra degli Dei - La Prescelta Donde viven las historias. Descúbrelo ahora