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Le dita di Selene erano raggelate, il suo respiro tremolante e il cuore batteva velocemente. I suoi guanti di lana erano bucati, permettendo all'aria gelida di entrare e intorpidire le sue mani. I fiocchi di neve si incastonavano nei suoi capelli, legati in una treccia, e il mantello a malapena riusciva a tenerla al caldo.

Stringeva forte la valigetta rovinata e ammaccata che usava per prendere le misure nelle case delle persone.

Fermata fuori dalla bottega della Signora Fiona, Selene aspettava l'arrivo imminente della carrozza che l'avrebbe scortata a casa di Damyan Drancurthen.

La Signora Fiona, coperta da un cappotto di pelliccia e guanti di lana integri, stava al suo fianco, osservando la strada mentre attendevano impazienti la carrozza.

«Ricorda, Selene», disse la Signora Fiona con un tono che cercava di essere incoraggiante ma che trasudava disprezzo, «Quest'abito è importante per noi. Fa' in modo che non rovini nulla, anche se a volte sembra che tu sia brava solo a rovinare le cose.»

Selene annuì cercando di non farsi influenzare dalle parole pungenti della signora Fiona. «Farò del mio meglio, signora Fiona», rispose, cercando di mantenere la voce stabile nonostante l'umiliazione implicita.

La Signora Fiona scrollò appena le spalle, un sorriso affettato curvando le labbra. «Speriamo che questa volta tu riesca a dimostrare di valere qualcosa. Non vorremmo che il Signor Druncarthen si trovasse a dover indossare un abito imperfetto, a causa delle tue inadeguatezze.»

Selene sentì un nodo di frustrazione formarsi nella gola, ma si sforzò, come al solito, di risponderle con educazione, ignorando le sue parole.

«Andrà bene, signora Fiona. Mi prenderò cura di ogni dettaglio.»

«Sarà meglio», minacciò la Signora Fiona, il suo sguardo penetrante posato sul profilo di Selene, che però non si voltò a guardarla. Non aveva alcuna intenzione di farlo.

Mentre la nebbia bianca si diradava sotto i primi raggi del sole, gli occhi di Selene catturarono l'immagine di due cavalli neri, possenti e nobili, avanzare con passo misurato. Le loro criniere fluivano al vento in modo regale, mentre i loro zoccoli sollevavano la rugiada dell'alba. Era un'immagine maestosa, come se fossero creature scelte appositamente per quel momento.

Come un gioiello incastonato tra le gemme scure, apparve la carrozza. I suoi pannelli di legno lucido riflettevano il bianco della neve, dando all'intero veicolo un'aria di opulenza. Le ruote erano perfettamente scolpite, con raggi che sembravano danzare al ritmo dei passi dei cavalli.

Era una carrozza che trasudava stile e prestigio, un mezzo ideale proprio per un uomo come Damyan e un riflesso della sua posizione elevata.

Selene sentì l'aria non entrare più nei polmoni man mano che essa si avvicinava. La signora Fiona le lanciò un ultimo sguardo critico prima di voltarsi verso la carrozza. «Rammenta cosa ti ho detto, Selene. Non deludermi come al tuo solito.»

Selene annuì ancora una volta, anche se distrattamente.

La carrozza si fermò davanti a loro, in un'armoniosa sinfonia di freni e zoccoli che si univa al silenzio rispettoso del momento. Cercai di tenere a bada la sua ansia e il suo nervosismo. La paura e l'incertezza che tutto quello che stavo andando a fare era sbagliato, la stava divorando. Non era pratica di abiti maschili, tantomeno di uomini nobili come lui. Era brava solo a cucire abiti per donne come me e un rango leggermente più alto come la Signora Fiona, ma non per quelli come Damyan.

La testa iniziava a girare e il tremolio che colpì le sue ginocchia quasi non la fece cadere a terra.

«Calmati», la voce severa e ringhiosa della Signora Fiona le colpì i timpani.

La Guerra degli Dei - La Prescelta Where stories live. Discover now