14

13 3 0
                                    

L'abito era finalmente terminato.

La notte successiva al malessere di sua madre e alla visita di Brika, Selene occupò tutte le ore a cucire e ricucire, dando gli ultimi ritocchi a un abito che le aveva richiesto ore, impegno e tanta pazienza. L'argento nelle sue mani scintillava, in netto contrasto con le decorazioni dorate che era solita ricamare. Ma non si lamentò e non si soffermò su quell'aspetto.

La mattina seguente, con tanta stanchezza ma anche un pizzico di gioia e soddisfazione, Selene si recò dal postino del villaggio. Non lo aveva mai visto prima, ma sapeva dove fosse.

Egli aveva il suo studio affianco a quello della signora Fiona, il quale era ancora chiuso. Selene notò quel particolare e si sentì in colpa per aver spiato dallo spioncino per vedere se ella fosse dentro. La signora Fiona l'aveva licenziata e trattata male, ma era anche grazie a lei se Selene era riuscita a sopravvivere e pagare le poche cure di sua madre.

Quando sporse lo sguardo attraverso lo spioncino, non poté vedere l'intera stanza, ma intravide la scrivania esattamente come l'aveva lasciata, con i soliti tessuti sparsi di qua e di là, le carte stropicciate e scarabocchiate disposte in modo disordinato e le pile di abiti appesi incompleti o completi.

La signora Fiona non aveva famiglia o amici, ma solo il suo lavoro, e a Selene sembrò strano che non fosse nemmeno lì.

Sospirò rumorosamente, allontanandosi dalla porta e continuando il suo cammino. Si strinse il mantello e soffiò sulle mani congelate. I suoi guanti si erano rotti e ciò la costringeva a camminare senza. Adesso sapeva cosa provassero i senza tetto del villaggio, con solo una coperta a coprirli dal freddo pungente.

Arrivata davanti all'ufficio del postino del villaggio, si appoggiò sul bancone. Non poteva entrare all'interno, ma poteva parlare con lui solo tramite la finestra che usava per dare la merce o spedirla.

«Buongiorno?» alzò il tono di voce, allungando il collo per vedere se all'interno ci fosse qualcuno.

Udì i rumori di oggetti che cadevano e di passi affrettati prima di vedere sbucare fuori l'uomo anziano. Ma appena lo vide, lo sbigottimento la fece allargare gli occhi stanchi. Era lo stesso uomo che le aveva portato i soldi di Damyan. L'anticipo che le aveva dato.

«Siete voi» mormorò incredula.

La fronte dell'uomo anziano si aggrottò mentre la ascoltava. «Come, prego?» chiese, chiaramente confuso.

«Siete l'uomo che ha bussato alla mia porta un po' di tempo fa, e avete portato il denaro del signor Damyan Drancurthen» affermò, scrutandolo attentamente, cercando conferma della sua intuizione.

L'anziano scosse la testa con determinazione. «Mi dispiace, signorina, ma non so di cosa state parlando. Non conosco nessuno con quel nome e non faccio consegne a domicilio.»

Ogni sua parola mandò Selene in una tale confusione da mandare il caos nel suo cervello. Aveva il biglietto di Damyan datole dall'uomo che aveva difronte, lo stesso che era venuto a bussare alla sua porta. Non era pazza, sapeva che ciò che i suoi occhi avevano visto era reale, doveva esserci solo un fraintendimento.

«Ma voi... eravate lì. Me lo ricordo» continuò a insistere, cercando di recuperare ogni dettaglio dell'incontro che sembrava svanire a poco a poco.

Il suo sospiro scocciato la colpì in pieno volto mentre lui si avvicinava di più alla finestra, sembrando stanco della conversazione.

«Signorina, sinceramente non ricordo neppure il vostro viso, figuratevi se posso ricordarmi di un uomo che non esiste neanche sulle carte e di cui nessuno sa nulla» affermò, le rughe sulla sua fronte contrandosi in segno di irritazione. «Dovete avermi scambiato per qualcun altro».

La Guerra degli Dei - La Prescelta Where stories live. Discover now