-L'ascesa tra vita e morte-

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-Padre, perdonami perché ho peccato. So di averlo fatto, so di non avere nulla della santità come la intendi tu, di quella purezza che apre le porte del paradiso fin da qui-






Sulle rive del fiume, Lour si trovava immerso nella quiete del crepuscolo, mentre il sole si tingeva di tonalità rosate e dorate, gettando un manto incantato sul paesaggio circostante. L'aria era impregnata del dolce profumo della terra bagnata e dei fiori selvatici, mentre il canto degli uccelli danzava nell'aria come una sinfonia celestiale.

Con lo sguardo perso nell'infinito, contemplava il riflesso dell'orizzonte sulle acque calme del fiume, che sembravano cullare i suoi pensieri in un abbraccio di serenità. Le foglie degli alberi danzavano leggere al vento, come ballerine in una danza senza fine, mentre i raggi del sole filtravano tra i rami, creando giochi di luce e ombra sul terreno.

Tuttavia, nonostante la bellezza disarmante del paesaggio, Lour sentiva un brivido di inquietudine corrergli lungo la schiena. Le parole di Gaia risuonavano nella sua mente come un eco, riportandolo bruscamente alla realtà dei suoi dubbi e delle sue incertezze. In quel momento di silenzio, la natura stessa sembrava aspettare con ansia la sua decisione, come se il destino stesso fosse sospeso nell'aria.

Con passo fermo, si avventurò lungo il sentiero che si snodava tra gli alberi, lasciandosi alle spalle la villa e il fiume che continuava il suo eterno fluire verso l'ignoto. Ogni passo che compiva era un'invocazione alla sua determinazione, un segno tangibile della sua veemenza, di trovare risposte in un mondo avvolto nell'ombra.

Mentre il bosco lo avvolgeva con la sua quiete ancestrale, Lour sentiva il richiamo del sapere, il desiderio irrefrenabile di scoprire ciò che si celava una volta confrontato con Gaia. Con gli occhi rivolti al cielo, si incamminò verso l'accademia.

Mentre  procedeva  lungo il sentiero, un improvviso frastuono squarciò il silenzio circostante. UN BOATO cupo risuonò nell'aria, facendo tremare il terreno sotto i suoi piedi. Poi, di colpo, il cielo si oscurò, come se un'ombra gigantesca si fosse abbattuta sul mondo.

Con il cuore che gli martellava nel petto, Lour si voltò di scatto, scrutando l'orizzonte con occhi allarmati. Ciò che vide lo lasciò senza fiato: una fitta coltre di nubi nere si stava radunando sopra di lui, avvolgendo il paesaggio in un'oscurità minacciosa.

Prima che potesse rendersene conto, un vento gelido gli sferzò il volto, portando con sé un odore acre di bruciato. Poi, nel buio avvolgente, distinse una figura sinistra emergere dalle tenebre, con occhi che brillavano tra il mescolarsi delle ombre.

Era il drago antico Auragard, la creatura temuta e rispettata da generazioni, che ora si stagliava imponente contro il cielo tempestoso. Il suo ruggito echeggiò tra le montagne, annunciando la sua presenza con una potenza spaventosa.

Per un attimo, tutto sembrò sospeso nel tempo, mentre Lour si chiedeva del perché Auragard fosse tornato a cercarlo. E in quel momento, il destino stesso sembrò trattenere il fiato, nell'attesa di ciò che sarebbe accaduto.

Nel momento in cui Auragard scese dal cielo con un battito possente delle sue ali, la terra sotto di lui tremò, sollevando una nube di polvere dorata che danzava nell'aria come stelle sfavillanti. Lour, immerso in questa coreografia di potere e mistero, sentì l'energia primordiale del drago antico permeare l'atmosfera intorno a lui. Il suo cuore, carico di adrenalina, pulsava al ritmo imponente delle sue ali, mentre la mano ansiosa si avvicinava alla possente lama donata da Gaia, pronta a rispondere alla presenza maestosa del drago.
Con uno sguardo fiero e penetrante dalla sua magnifica altezza, Auragard si rivolse a Lour con voce possente: "Non puoi uccidermi, umano. Non perdere tempo a sguainare la tua lama." La sua presenza sovrastante trasmetteva un senso di potere e controllo assoluto su ogni cosa.
Con un'arroganza palpabile, Lour replicò senza esitazione: "Sono stanco di queste tue interruzioni. Dimmi perché sei tornato e cosa vuoi da me, Drago!" La sua voce risuonava con determinazione, nonostante la tensione nell'aria.
Auragard distolse lo sguardo per un istante, fissando un punto nell'infinito. Poi, tornando a concentrarsi sul giovane guerriero, pronunciò con voce profonda, il tono permeato da una sottile vena di rabbia: "Tu non vuoi liberare Genderschim, né aiutare i pochi sopravvissuti. Cerchi soltanto di sopravvivere."
Lour rimase colto di sorpresa, rendendosi conto che forse aveva mantenuto nascosto persino a se stesso il vero motivo del suo viaggio. Auragard continuò con voce possente: "Sei nato a Genderschim, ma hai vissuto a Woodsea, lontano dagli orrori che hanno flagellato queste terre! Tuttavia, ora sei tornato per tuo padre e per ciò che ti ha fatto." Lour rimase sbalordito, incapace di trovare parole di replica.
 Con voce incerta, iniziò a parlare, cercando di trovare le parole giuste per spiegare la sua situazione a Auragard. "Auragard, mio padre Heme... mi ha maledetto," iniziò, sentendo il peso delle parole sulla sua lingua. "Qualcosa alberga dentro di me, una forza oscura che cerca di liberarsi." La sua voce si spezzò leggermente, mentre cercava di trasmettere la gravità della situazione. "Non so cosa sia, ma sento che è sempre più forte, sempre più vicina alla superficie. Devo fermarla prima che sia troppo tardi."
Auragard chiuse gli occhi prendendosi del tempo, poi rispose: "Lour Trein di Woodsea, la tua storia non avrà mai fine! Tu morirai e ritornerai dimenticando il tuo vissuto, finché l'unione con la rosa rossa non avverrà."
Le parole del drago Auragard erano avvolte in un mistero impenetrabile, lasciando Lour confuso e privo di comprensione.
Nell'atmosfera carica di tensione, un silenzio pesante si abbatté sull'ambiente circostante, interrotto solo dal sussurro del vento tra gli alberi spogli e dai suoni lontani delle creature selvatiche.
"Lasciami capire," disse Lour con voce tesa, "cosa intendi con 'unione con la rosa rossa'? E cosa significa per me?"

GenderschimWhere stories live. Discover now