9- Like in the past

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I raggi del sole.
No. Stavolta non erano i raggi del sole ad averlo svegliato.
Chuuya aveva semplicemente aperto gli occhi dopo un lungo sonno.
E forse poteva essere stato un incubo.
Aveva delle occhiaie che gli arrivavano fino ai piedi e le lacrime secche sulle tempie.
Era a casa e non voleva saperne di uscire o andare a scuola.
Si alzò dal letto e si guardò allo specchio: vedeva una figura che somigliava a lui, ma non era lui. Non era il Chuuya Nakahara che tutti conoscevano, e che neanche lui conosceva.
Ebbene si, non era capace di riconoscersi conciato in quel modo.
Ma chi vogliamo prendere in giro, dopotutto era soltanto in pigiama, con i capelli sciolti, scompigliati e che gli arrivavano fino alle spalle.
I capelli. Già, i capelli.
Si era promesso di farli crescere e poi quando avrebbero superato di poco le spalle, se li sarebbe andati a tagliare così da avere sempre lo stesso taglio.
Ora non ne era più tanto convinto.
Dazai gli diceva sempre: " hai dei bellissimi capelli chu chu".
Oppure: " promettimi che non taglierai mai questi splendidi capelli che ti ritrovi".
Insomma, lui amava il fatto che avesse i capelli lunghi e rossi.
Lui glielo diceva sempre.
E proprio per questo fece una cosa che non si sarebbe mai aspettato di fare.
Andò in salotto e prese le forbici.
Si mise davanti allo specchio per guardarsi un ultima volta.
Poi con qualche esitazione lo fece.
Prese le misure e tagliò.
Lasciò cadere a terra le lunghe ciocche rosse, dopo averle tagliate.
Che cosa aveva fatto?
Non ci credeva neanche lui.
Dopo tutti quei complimenti e quella promessa fatta a se stesso, cosa aveva fatto?
Dopo tutti quei complimenti fatti da lui.
Sospirò pentendosi amaramente di quello che aveva appena fatto, perché effettivamente... come, aveva fatto?
Ritornò in camera e guardò dalla finestra.
Pioveva.
Avrebbe voluto uscire e stare sotto la pioggia, a piangere e cercare di pensare.
Ma non ce la faceva, non riusciva a muoversi da lì.
C'era come un qualcosa che lo stesse trattenendo.
Ironia della sorte, proprio in quel momento passò davanti una coppietta.
Restò a guardarli per un po' notando che di tanto in tanto si scambiavano vari baci lunghi, di quelli che ti calmano e ti dicono "sono qui, non preoccuparti".
Forse ne aveva bisogno anche lui.
Forse aveva bisogno anche soltanto di vederlo, abbracciarlo, parlargli. Gli bastava di tutto purché qualcosa l'avrebbe fatto riavvicinare a lui.
O qualcuno.
Forse quello di cui aveva più bisogno era un suo bacio.
Ma non uno di quelli che gli dava un attimo prima di fare l'amore.
O quelli che si scambiavano in corridoio.
No quelli erano per altre occasioni.
Gli bastava anche che lui gliele sfiorasse le labbra, che gli desse un bacio anche senza andare fino in fondo.
A quello c'avrebbero pensato dopo.
Si riprese dai suoi pensieri notando che la coppietta era andata via.
Già, la coppietta.
Gli veniva quasi da ridere.
Quella parola era scritta nella sua testa in caratteri cubitali.
Così grandi che gli fecero scendere le lacrime, anche avendo un amaro sorriso sul volto.
In questi momenti ci sarebbe stato Dazai che gli sussurrava dolci parole all'orecchio.
Che gli metteva le mani a coppa sul suo volto e gli asciugava le lacrime.
Che lo baciava dolcemente.
Che lo abbracciava come fosse fatto di vetro, con la paura di romperlo.
E anche lì avrebbe continuato a sussurrare.
Era una cosa che faceva sempre.
Probabilmente ci aveva preso gusto.
E forse lo faceva anche solo per provocarlo e farlo arrossire, e alla fine ce la faceva sempre.
Però in questi momenti non l'avrebbe fatto per quei due motivi.
Non avrebbe provato a tirarlo su di morale.
Chuuya lo sapeva bene.
Nessuno ha mai risolto niente con le lacrime, lui lo dice sempre.
Ma avrebbe provato a capire perché io piangessi.
Una volta capito sarebbe restato con me tutto il tempo (sempre sussurrando dolci parole al suo orecchio) e se ne sarebbe andato con un bacio solo quando avessi smesso di piangere.
Pensò.
Ed effettivamente è vero.
Qualcuno ha mai risolto qualcosa con le lacrime? No. Ovvio che no.
Ma non riusciva a smettere.
Si chiedeva se anche lui stesse così male.
Se anche lui avrebbe voluto risolvere.
Se anche a lui mancavano i bei tempi.
Avrebbe voluto fargli tante di quelle domande a cui,in quel momento, non avrebbe trovato risposta.
Ma non c'è una risposta a tutto.
Non c'è una risposta a niente.
Avrebbe voluto scegliere se andare da lui da solo o chiedere a qualcuno di andare a parlarci.
Ma non sapeva quale fosse la soluzione giusta.
Perché non c'è una soluzione giusta.
Non c'è mai stata e non ci sarà mai.
Voleva convincersi che anche lui stesse male anche solo per sapere che almeno in questo erano simili.
Perché autoconvincersi?
Questo si chiama autocompiacimento.
Ma alla fine di cosa voleva essere sicuro?
Alla fine conta la persona che rimane no?
Alla fine avrebbe comunque cercato un modo per scappare dalla realtà dei fatti.
Perché?
Perché la gente scappa?
Perché non ha il coraggio di affrontare questo mondo.
Non ha il coraggio di affrontare alcune persone a viso aperto.
Perché?
Perché nessuno ha il coraggio di fare niente?
Perché l'essere umano è la creatura più spaventosa e codarda del mondo.
Perché?
Perché allo stesso tempo è la creatura che più ti viene voglia di schiacciare, perché sembra così piccola e insignificante.
Ed effettivamente è così.
L'uomo è creatura più insignificante di questo mondo incompleto.
Perché questo mondo è incompleto?
Perché mancano le persone che ti staranno accanto anche dopo la morte.
Tutti lo promettono.
Ma nessun uomo al mondo è mai riuscito a mantenere questa promessa.
Sembra una cosa impossibile.
Ma cos'è impossibile?
Niente. Niente è impossibile.
Lo è solo se pensi che lo sia.
Amare è impossibile?
Si.
Perché?
Perché tutti lo pensano.
Tutti pensano di amare qualcuno fino in fondo.
Ma in realtà nessuno si è mai amato veramente, non è così?
Chuuya Nakahara lo sapeva.
Chuuya Nakahara ama Dazai Osamu.
E Dazai Osamu ama Chuuya Nakahara.

Teacher's pet //soukoku//Where stories live. Discover now