Capitolo 11 - 'Buone' Amicizie

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Maya si versò dell'acqua nel calice, ignorando bellamente il discorso che si era costruito a tavola.
«Cos'era, quindi?»
«Mirto, fildimenta e sciroppo di lumache».
«Notevole, caspita...».
«No, era mirto, fildimenta e api frizzole».
«Io ho sentito: sì mirto ma radigorda e sfrangicervello».
«Vabbè, sì, poi cos'altro? Fosfato di sodio? È morto cagandosi addosso? Maddai...»
La primogenita Yaxley arcuò un sopracciglio con fare vagamente divertito e allo stesso tempo disgustato all'uscita che le aveva intasato l'orecchio destro. Diede un'occhiata fugace alla gente di fronte a lei, constatando che, sebbene fosse passata una settimana dalla morte del famigerato cuoco-pusher della scuola, il suo decesso era ancora sulla bocca di tutti.
«Sicuramente ha usato del mirto,» continuò il discorso uno dei ragazzi Serpeverde, «perché ho saputo che ne aveva una piantagione sotto il letto». Un coro di schiamazzi stupiti e di assenso si levò in aria, dimostrando contentezza per essere arrivati a concordare almeno su uno degli innumerevoli ingredienti usati nella magica pozione dello studente Corvonero.
Maya ridacchiò per l'assurdità della scena, ma non potè dissentire circa il genio dimostrato da Harrison: era davvero un "bravo" ragazzo —in che modalità intima lo intendesse la ragazza, solo in pochi lo potevano sapere.
«Vai ad Antiche Rune?» la voce calda di Blaise riportò l' attenzione della Yaxley alla parte sinistra del suo emisfero; si voltò quindi di scatto, presa alla sprovvista, incastonando i suoi occhi verdi in quelli neri dell'amico.
Si strinse nelle spalle: «Mi sa che ho poca scelta,» abbozzò, masticandosi con leggerezza l'interno della guancia. «tu?».
«Ti seguo».
Un insolito e inaspettato brusio si alzò dalla tavolata Grifondoro, rubando la scena a qualsiasi altra situazione. Sembrava fosse iniziata una immotivata (e innocua) rissa. Naturalmente Hermione Granger stava già tentando di calmare le acque.
«Ma secondo te si rompe mai il cazzo di fare l'avvocatessa del diavolo?» domandò il nero, con un tono bassissimo di voce, tant'é che per decenza si era avvicinato all'orecchio della bruna.
Maya ridacchiò appena, cogliendo la nota dolce nell'altro. Fece spallucce. «È probabile che sia pagata dalla scuola.» ironizzò.
Il volto di Blaise s'aprì in un sorrisino infantile, gioioso: «Ora si spiega tutto».
Rimasero a osservare ancora per qualche secondo l'andamento della faida: uno che insulta l'altro, poi quello risponde, il primo attacca nuovamente, e allora il secondo può dare libero sfogo e così via... La cosa si quietò nel giro di cinque minuti d'orologio, dando quindi sfoggio pubblico solo a qualche parolaccia, non passando mai alle mani —dettaglio che annoiò terribilmente i due Serpeverde.
«È una bambolina, però, non é vero?» si sbilanciò Maya a un certo punto, mentre osservava il suo oggetto d'interesse a due tavolate di distanza. La riccia aveva di nuovo ripreso posto accanto ai sui amici di sempre, e lo aveva fatto con un invidiabile sorriso a 32 denti.
Zabini tentennò, confuso da una tale uscita ma conscio che fossero comuni commenti del genere da parte della Yaxley.
«Sì, è apprezzabile. È bella. Me la farei pure io.» rispose, mescolando la zuppa sotto il suo naso. «Perché me lo chiedi?» continuò.
«Non era una domanda, di fatto, la mia, era più una constatazione generale, e volevo sapere se anche tu concordassi.» spiegò, neutra.
Il ragazzo schioccò le labbra in risposta.
«Sei gelosa?» lanciò a bruciapelo.
«Mah...»
«Ah! Sei gelosa?»
«...Invidio un po' la sua posizione».
«Perché Draco se la scopa?»
«Non è questo».
«Allora, cos'é?»
«Non penso centri Draco, in realtà».
«No?»
«No, lui è solo un ragazzo, un maschio».
«Immagino sarebbe lusingato ti sentisse».
Maya ridacchiò appena, rilasciando di colpo quel po' di tensione che si era accumulata per via di quel Ping-pong di botta-risposta. Regalò all'amico un sorriso sincero e un pugno sulla spalla, con l'intenzione di infastidirlo.
«Secondo me ci arrivi».
«Al motivo secondo cui saresti gelosa della Riccia? È tosto, permettimi».
«In realtà é molto semplice».
«Non ho tutta la vita, Maya».
Quella si guardò in giro, intrufolandosi appena nelle conversazioni altrui e uscendovi subito, soppesando sommariamente la situazione in cui si era cacciata. Ovviamente non era stata casuale. Si fa tutto per un motivo: quindi, ora doveva dirglielo? Nessuna la obbligava, d'altro canto. Poteva pur sempre tirarsi indietro. Poteva dirgli "No, niente, scusami" e chiudere la questione. Era una confessione da poco, dopotutto. Innocua per di più. Poteva dirgliela, come non dirgliela. Poteva confessarsi e non pensarci mai più. Dividere il peso non doveva essere una così terribile opzione. Non cambiava niente a nessuno, alla fine. Per di più riteneva Blaise più amico suo che di Draco, perciò il primo aveva il dovere morale di mantenere il segreto... Giusto? Sbuffò, aggraziata. Zabini era proprio il tipo da omettere qualsiasi informazione purché portasse alla pace. Lo considerava però anche estremamente pettegolo.
Prese quindi l'ennesimo grosso respiro, mantenendo la schiena dritta e i gomiti abbassati. Non era agitata.
«Non lo so,» iniziò, confermando la sua fiducia nell'altro —o la sua voglia di sfogarsi «non so che accordi hanno, non so se si frequentano ancora, non so nulla...» continuò, stracciando un po' di mollica del pane trovata lì attorno —azione che tradì grande agitazione—, mantenendo una doverosa distanza dallo sguardo preoccupato dell'amico. «...ma ogni volta che lo becco guardarla lui sta sempre sorridendo».
A Blaise si spezzò il cuore. Maya l'aveva detta proprio giusta. Era un gran peccato se ne fosse accorta.
Guardava ora la bruna con estrema delicatezza, come mai aveva fatto prima. Si sentiva anche però confuso: cos'era, la pupa si era presa una cotta per il Prefetto? Non doveva risultare neanche troppo strano come scenario, dati gli accordi matrimoniali presi dai loro genitori —roba assai antiquata. Si limitava a respirare molto lentamente e a misere boccate, quasi non volesse disturbare l'aurea che si era creata attorno a Maya. Pareva dolcissima e di una maturità invidiabile.
«...Come potrei mai?» concluse lei, quasi fosse un monologo, interrompendo il silenzio, osservando il vuoto della Sale Comune, senza aspettarsi una qualsiasi risposta da Zabini, ma sapendo che lui solo avrebbe potuto capire quell'ultima frase.
Fissò nuovamente le sue iridi verdastre su quei ricci bruni e crespi, sentendo il cuore impregnarsi di una sinistra e scomoda emozione: che fosse davvero gelosia come sosteneva Blaise? Non che l'eventualità la destabilizzasse chissà quanto, ma quegli stati d'animo non le erano mai appartenuti: davvero lei portava il sole sulle labbra. Scacciò quindi quel pensiero, posticipandoselo.
Non poteva però non provare sentimenti di pietà e solidarietà verso quella Grifondoro: avrebbe addirittura giurato di volerle bene, in qualche modo. Avrebbe voluto poterle dire tutto... In ogni caso, i patti con Draco erano saltati: poteva anche smettere di stressarsi così tanto. Blaise aprì bocca:
«Draco sa?»
«Draco non sa niente, in teoria».
«È impossibile che non sappia nulla».
«Sicuramente è quello che sa meno».
«Chi ha deciso così?»
«Non io».
Ci fu un minuto ponderato di silenzio.
I due erano seduti appiccicati e quando parlano lo facevano affiatati, sporgendosi sempre un poco verso l'orecchio dell'altro e toccandosi con le spalle —meglio dire le braccia. Il tono di voce di entrambi era talmente basso che nessuno avrebbe potuto sentirli; per di più quel gruppetto Serpeverde aveva ovviamente il posto "riservato" in una certa parte della tavolata, dunque si trovavano praticamente da soli: di Pansy nessuna traccia, tantomeno del suo fidanzato, tantomeno di Dafne o dell'altro biondo. Erano solo loro due. Erano praticamente sempre loro due.
Blaise riprese parola:
«Ti fidi di Theo?»
Maya ingoiò la saliva, grattandosi l'interno del palmo, come se improvvisamente qualcosa l'avesse punta a tradimento. Un fastidioso prurito, impossibile te da calmare. Rispose cautamente, facendo spallucce: «...Per il momento è l'unico che ha mostrato la lettera a tutti. Passo per passo».
«Potrebbe essere fasulla.» l'altro prese un lungo respiro, centellinandolo piano ogni parola. Ripetè: «Ti fidi di lui?»
La Yaxley corrugò la fronte: «Non capisco bene in che modalità me lo chiedi, Blaise».
«Così come te lo sto chiedendo».
«Parli di noi o della missione?».
«Di tutto».
«Sono due questioni diversissime».
«Per quanto ci riguarda, devono diventare la stessa cosa, Maya».
Lei incassò il colpo, pur essendo conscia di quell'affermazione, dettata con così tanta sicurezza da parte del nero, che riattaccò:
«Ti fidi di Theo?»
«Ora mi stai spaventando».
«Mi hai già risposto, a 'sto giro».
«Ma perché insisti?»
Zabini tacque per un attimo, temendo che quel dialogo potesse arrivare più lontano del previsto.
«Perché con te devo».
La bruna iniziava a non capire più se il patto narrativo fosse già caduto o ancora no. Palesò la sua confusione, girando il collo fino a incrociare il suo sguardo con l'amico, inclinando la testa verso destra. Con lei doveva insistere?
«Lo so che ti è già arrivata la lettera».
Maya gelò sul posto. Se continuava a comportarsi come stava facendo aveva sicuramente salva la vita propria e dei suoi familiari, ma quella dei suoi amici? Era tremendo dover fare quella distinzione così approssimativa.
«So che hai ordine di proteggere Draco,» continuò Zabini, con tono decisamente calmo «perché vi dovete sposare. Ma anche io vorrei sposarmi, Maya, sai? Non dico per forza con Daphne, ma sarebbe un bello scenario».
Gli occhi della Yaxley si erano già inumiditi, e li aveva prontamente allontanati dal raggio visivo dell'amico; fu tardi per lei, perché sul volto di Blaise si disegnò un dolcissimo e commosso sorriso. Poteva ancora sistemarsi, poteva ancora funzionare.
Espulse ogni residuo di ossigeno con un colpo secco, per poi aggiungere: «Ho parlato con chi di dovere,» la voce traballava un po', come se fosse a balletto «ci sono nuove direttive. Io e te lavoriamo assieme d'ora in poi».
Così facendo allungò sotto al tavolo di legno un bigliettino di pergamena scuro, facendolo strisciare con grazia sulla coscia nuda della ragazza, ben attento a non attirare l'attenzione col suo silenzio e comportamento da tutti i giorni: la scena dall'esterno pareva un blando tradimento, data l'insolita prossimità dei corpi e la pericolosa vicinanza delle labbra del ragazzo all'orecchio della bruna.
«Blaise,» lo interpellò lei con fermezza «avrai letto anche tu quanto detto.» ormai erano tornati a fissarsi, mentre le dita lunghe e abbronzate della ragazza tastavano il materiale condiviso in segreto. «Quanto sei convinto?»
«Tesoro, non sono domande da fare».
L'altro prese un largo respiro, ricominciando a pranzare come se nulla fosse successo.

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⏰ Last updated: Apr 22 ⏰

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