Capitolo 4 - Droghe

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La situazione si stava facendo ancora più drammatica e pericolosa di quanto già non fosse: Harrison aveva stirato le cuoia. Lo avevano trovato sdraiato nel proprio letto esangue, accomodato sotto le lenzuola, simulando un sonno non eterno. Il medico aveva detto che era morto da circa 12 ore, e si presumeva che la causa di morte fosse una strana sostanza di sua creazione.
Tutti i testimoni possibili erano tenuti a presentarsi in ufficio della professoressa McGranitt, dove le forze dell'ordine e i genitori del ragazzo erano riuniti.
Draco Malfoy e Maya Yaxley furono tenuti a rispondere a qualche domanda di circostanza, come "Avete idea di cosa ci fosse dentro quel miscuglio?", "Conoscete le abitudini di Michael Harrison?", "Sapete se per caso avesse istituito una qualche rete di spaccio all'intento della scuola?", "Lo avete ucciso voi, scarti di Mangiamorte?". L'ultima era d'invenzione del biondo, prodotta dal suo inconscio.
A questo punto i due Serpeverde erano seriamente preoccupati e impazienti di levare i tacchi per correre da Pansy. Dio solo sapeva cosa poteva star succedendo in quella camera da letto. Draco picchiettava la scarpa sul pavimento, creando un fastidioso sottofondo: subì un paio di occhiatacce, e smise di muovere la gamba con così tanta insistenza.
Per la noia e la paura, aveva passato sotto esame il volto di ogni studente chiamato lì in stanza assieme a lui e Maya. Lo interessava parecchio vedere come ciascuno stesse vivendo quella strana situazione e quel lutto a modo proprio. Nessuno sembrava uguale: c'era chi temeva gli occhi sbarrati, osservando il nulla, chi si masticava nervosamente le unghie, chi era infastidito di essere tenuto più di un quarto d'ora in quell'ufficio e ne dava dimostrazione sbuffando rumorosamente, chi sedeva in silenzio e piagnucolava ogni tanto.
La pioggia aveva preso il posto del piede di Malfoy, e ormai tutto ciò che si sentiva era lo scrosciare lieto e leggero sui tetti della scuola.
Il biondo sospirò, stirandosi il volto con una mano; massaggiò per bene le tempie e gli occhi in un movimento dettato dalla stanchezza. Stanotte sarebbe stata la sua notte.
Maya, avvertendo tutta quell'agitazione come fosse la sua, gli mise una mano sulla gamba e gli rivolse uno sguardo molto dolce: in realtà era tutta pietà. Un sentimento a metà, se proprio dobbiamo analizzarlo al meglio, poiché ben conscia che prima o poi sarebbe toccato anche a lei.
Draco le rispose con un sorriso lieve, senza neanche girare il collo a mostrarglielo.
«Siamo via da due ore,» constatò lui, ansioso. «chissà cosa può esserle successo...». Maya lo lasciò continuare fissare il pavimento in marmo, seguendo con gli occhi l'oggetto d'interesse del suo compagno di corso. Si riprese presto, sbuffando annoiata e incrociando le braccia al petto, guardandosi in giro: «Sono sicura che sia tutto ok».
Nel giro di qualche minuto furono tutti liberati, non però prima di aver firmato un lungo documento con la loro presenza in quell'interrogatorio.
Era stato sinceramente estenuante.
«Dobbiamo smaterializzarci,» pronunciò lui, non appena messo piede fuori da quella stanza di pianti e sbuffi. «non c'è tempo». Senza neanche darle modo di contestare, Malfoy l'aveva già afferrata stretta a sé e pronunciato l'incantesimo.
Si ritrovarono esattamente fuori dalla stanza, davanti alla porta. Bussarono in fretta, battendo con forza le nocche sul legno. Draco si fece pure un po' male, ma passava in secondo piano. Aspettarono con ansia una risposta.
«Avanti.» una voce serena li rilassò con poco.
Entrarono subito, con di certo non eleganza. Quello che videro consentì loro di abbandonarsi in un sospiro sollevato: Pansy aveva ripreso un colorito normale e il collo era ritornato di una grandezza adeguata. Era sveglia, seduta nel letto. Una muraglia di cuscini dietro la sua schiena per sorreggerla al meglio: dopotutto era in compagnia di due gentlemen... e anche di una signorina.
«Dove cazzo eravate?» sbraitò appunto Daphne, sinceramente arrabbiata.
«Ci hanno trattenuto.» sbuffò Draco, avanzando verso di lei, cercando con due gesti dolci di tranquillizzarla: era visibilmente ubriaca. Si lasciò sfuggire un sospiro preoccupato, aggrottando la fronte, per poi voltarsi verso Blaise, per incontrare il suo sguardo: assolutamente scoraggiato.
La bionda, scossa da fin troppe emozioni, si accoccolò sul petto dell'amico, lasciandosi andare in un abbraccio stretto e confortante: Draco la stava stringendo con cura, appoggiando il mento sulla sua testa, sentendo i suoi capelli sfregargli sulla guancia.
Il respiro della ragazza iniziava a regolarizzarsi e la tensione nella stanza andava stemperandosi.
Nel frattempo Maya era corsa al letto per controllare come meglio poteva i parametri vitali di Pansy, la quale non appena intravide l'amica si sforzò in un sorriso lieve. Non era molto, ma era qualcosa. Le aveva tolto il panno bagnato, che doveva essere stato gettato sotto acqua fresca molte volte, e aveva constatato con una mano che non aveva alcuna linea di febbre. Pareva solo debole.
«Non si sa molto, ma Harrison è morto.» spiegò dunque Draco, ottenendo l'attenzione di tutti. Ci fu un silenzio tombale.
Theodore bestemmiò a voce bassa, passandosi una mano sull'intero volto, come se quel gesto potesse portare via con sé tutta l'agitazione e la paura. Ora anche Pansy pareva essere abbastanza cosciente da comprendere la situazione.
«Cosa vuol dire?» chiese Zabini, calmo.
«Eh, che è passato a miglior vita...» rispose di getto Draco, non avendo chissà quale voglia di continuare il discorso.
«Ma come è successo?» intervenne Daphne,  allarmata e di colpo completamente sobria.
Draco fece spallucce, girandosi verso Maya, lasciandole così il dovere di informare gli altri.
«Pare sia andato in overdose a causa di una pozione che lui stesso produceva.» spiegò, calma, prendendo molti respiri guardando l'amica malata a letto. «Dicono sia morto da circa 14 ore ormai».
Pansy si strinse sotto le coperte, con gli occhi spalancati verso chi stava enunciando cose tanto orribili. Peccato che la serietà non fosse affatto sua virtù: «Porca troia, e ora da chi compro...?» pensò a voce alta, retorica. Non si era neanche capito se lo avesse detto per sdrammatizzare o se fosse davvero una sua reale preoccupazione. Nessuno rise, infatti.
«Pansy, tu cosa ne sai?» domandò Malfoy, ormai stufo della questione e agitato per ben altri motivi. Si era seduto accanto a Zabini. Assieme erano davvero un bel duo: uno l'opposto dell'altro. Affascinanti allo stesso modo.
«Da quando in qua siamo detective e interessati alla giustizia, Draco?» lo punzecchiò lei in risposta, un po' ironica. Sembrava avesse ripreso le forze tutti d'un tratto: l'effetto placebo è davvero straordinario.
Tutti rimasero in qualche modo disturbati da quell'uscita. Non tanto per il fatto che fosse assolutamente fuori luogo e vagamente offensiva, se non si considerava che era stata pronunciata da lei, ma proprio per il fatto che continuasse a procrastinare la risposta.
Pansy doveva aver avvertito questa sensazione comune, perché sul suo volto qualsiasi accenno di ghigno o divertimento era ben presto sparito. Si stava martoriando il labbro, in effetti, quasi volesse spezzarselo.
Si sentiva in gabbia: ogni sguardo in quella stanza era rivolto a lei.
Improvvisamente, cogliendo di sorpresa tutti i suoi amici, la ragazza cominciò a piangere: lacrime calde scorrevano senza sosta sulle sue guance piene, impedendole di osservare qualsiasi reazione, poiché la quantità di gocce nei suoi occhi le offuscava la vista. Non singhiozzava, o quantomeno non ancora: sedeva immobile in quel letto senza dire alcuna cosa. Lo stress di quelle ore doveva essere arrivato al limite.
«Amore, che succede?» il primo a prendere in mano la situazione fu Theodore, che in uno scatto si era riavvicinato al materasso dove giaceva la fidanzata: aveva già preso ad accarezzarle il viso stanco e stremato, se prima dalle droghe ora dal pianto, che in poco tempo si era fatto irruente e impetuoso. Il corpo della ragazza era completamente spossato e tremante.
Non rispose subito, non ne aveva la forza.
Si erano tutti allarmati, alzandosi dalle sedie e dai cassettoni, rivolgendosi sguardi preoccupati e confusi, ma lasciando il giusto spazio alla ragazza per prendere fiato e calmarsi.
"Ci voleva solo questa..." pensò di getto Draco, lasciandosi andare a un sospiro profondo. Era esaurito. Si sentì subito in colpa per aver partorito una così egoista osservazione.
«Quella sostanza che ho assunto non era una semplice droga,» prese poi a spiegare Pansy, dopo essersi data il tono migliore che potesse avere in quella circostanza. Tutti stavano in ascolto silenziosi, curiosi, in agitazione. «doveva fungere al cento per cento da veleno.» aggiunse, con calma. «Un suicidio».
Non volò una mosca.
Il silenzio in quella stanza tutta rosa e femminile si protrasse a lungo.
Daphne si strinse nelle spalle, avvertendo un brivido prenderle tutta la schiena; Blaise aveva strabuzzato gli occhi, allungando il collo verso la compagna di corso, come se avesse pensato di aver sentito male; Draco era rimasto immobile in piedi difronte alla ragazza a letto, con un'espressione glaciale sul volto; Maya aveva distolto lo sguardo dall'amica e aveva lo puntato a un beauty-case su uno scaffale, e ci aveva riposto tutta la sua attenzione; Theodore, dopo aver schiuso le labbra incerte come in procinto di dire qualcosa, aveva abbandonato la testa sulla coperta di lana e da lì non era più riuscito ad alzarla.
Tutti avevano inteso il perché di questa decisione, e proprio per questo nessuno aveva intenzione di contestarla.
Pansy riacquisì un po' di forza, e trovò giusto continuare a spiegarsi: «A questo punto posso pensare che anche Harrison abbia assunto la mia stessa brodaglia...» copiose lacrime ricominciarono a scendere sul suo volto, «Non sapevo nulla del suo intento, io, volevo solo far-» un singhiozzo interruppe il suo monologo. Prese un profondo respiro, decidendo di non dire ad alta voce quelle parole. «È di sua produzione, sì. Dopo andrò a testimoniare... Non ho idea di che dose fosse...» ormai la disperazione le aveva trasformato il volto: le guance rosse, la bocca piena di saliva, le palpebre disturbate, la gola secca. «Mi aveva assicurato avrebbe funzionato...». Un singhiozzo ancora più forte dei precedenti diede via a un pianto senza fine.
I restanti lo accolsero senza fiatare.
Vederla in quello stato fu devastante.
Come cazzo si reagisce a una constatazione del genere? Erano tutti a disagio, incapaci di dire qualsiasi cosa di confortante o di fare qualsiasi cosa di utile.
Theodore era entrato in una fase di mutismo e non pareva volerne uscire in breve tempo, e Daphne aveva seguito l'amica in un pianto silenzioso e pietoso; Draco bestemmiò fra di sé, concedendosi uno sbuffo agitato; Blaise si era avvicinato a Pansy, picchiettando con le lunghe dita sul materasso alto ed esageratamente abbellito; Maya aveva preso posto a lato del povero Nott, che a malapena si era accorto dell'amica vicino.
Erano davvero delle giornate di merda.
Dopo che il momento iniziale di shock per la rivelazione si era lentamente affievolito e la disperazione generale aveva perso colore, Pansy ormai aveva ripreso vigore ed era tornata ad avvertire la temperatura come gli altri. Fisicamente era oggettivamente ancora debole, ma quantomeno pareva tornata lucida e cosciente; e soprattutto, definitivamente fuori pericolo-vita.
«Penso andrò a testimoniare, adesso.» sentenziò a voce bassa, non ripresasi completamente dai singhiozzi. Tutti annuirono in tacito assenso, concordando che fosse la cosa migliore da fare.
Era da tanto tempo che la ragazza non si mostrava così vulnerabile: questa fu una supposizione comunque a tutti quanti, primo fra tutti il suo fidanzato Theodore, che si era già offerto di accompagnarla in ufficio della professoressa. Ovviamente non sarebbe andata da sola da nessuna parte in quelle condizioni.
«Theo,» lo interpellò Blaise. «sei sicuro? Possiamo andare noi.» propose con voce calma e gentile, alzandosi dal letto per avvicinarsi meglio al suo amico. Quest'ultimo gli sorrise, inspirando profondamente: «Sì, davvero. Avete già fatto tanto, voi. Avrete cose da fare».
Improvvisamente si ricordarono che era da un bel po' di ore che nessuno mangiava un pasto decente. Annuirono in risposta, osservando i due fidanzati andarsene dalla stanza.
I colori pastello erano in conflitto con lo stato d'animo che alleggiava in quella camera. Dire che erano esausti era un riassunto neanche troppo esplicativo: erano annientati dalla gravità della situazione.
Rimasero inermi per qualche altro minuto: c'era chi giocava con la propria gonna, chi pizzicava il tappeto, chi si grattava la testa e chi si fissava le scarpe.
«Dovremmo parlare con i nostri genitori,» prese parola Daphne, atona. «non vi pare?».
Sapeva già lei stessa che era fuori discussione, una richiesta decisamente impossibile: non si aspettava alcuna risposta infatti, e proprio come da prassi non ne arrivò alcuna.
«Andiamo a cena?».
«Andiamo a cena».

Serpenti - Draco MalfoyWhere stories live. Discover now