Capitolo 3 - Imprevisti

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Inspiegabilmente, si erano tutti riuniti nello stesso momento nella stanza di Pansy, poiché questa aveva già vomitato tre volte nel corso della giornata, e non sembrava affatto andare in via di guarigione: il collo si era gonfiato e il volto era impallidito. Neppure uno o due incantesimi proibiti, tirati fuori dal repertorio segreto della strega bruna in camera, avevano dato sollievo.
«Io gli spacco il culo a quel Harrison.» sbraitò Theodore Nott, che non aveva lasciato neanche un secondo il letto su cui giaceva la ragazza. Quella ridacchiò appena, tossendo.
«Ma che vuoi fare, amore... sono io la cogliona.» rispose dunque, carezzandogli come meglio poteva la mano. Non voleva dare noia a nessuno, e il fatto che fossero corsi tutti nella sua camera come si trattasse di un funerale, le dava parecchio fastidio: sfortuna volesse che non vantava di abbastanza energie per fare qualsiasi cosa, figurarsi di arrabbiarsi per una cosa tanto dolce. Sospirò: «...Ho fatto male io i conti».
«Hai fatto male i conti, mh?» la punzecchiò Maya, che nel frattempo aveva provveduto a posarle un panno bagnato sulla fronte: la diretta interessata rabbrividì al contatto con quel blocco gelato, stringendosi sotto al piumone. «Pansy, cazzo, è settembre e tu hai la coperta invernale addosso...» constatò poi, sedendosi su una sedia lì vicino, non prendendosela realmente con l'amica.
Erano tutti preoccupati, e la cosa fungeva perfettamente da alibi per non rivolgere i loro pensieri a qualcosa di ben peggiore.
La stanza era ordinata e sui toni del rosa antico, panna e bianco. A Malfoy stava venendo un forte mal di testa a restare lì, ma quantomeno "C'è un buonissimo profumo", constatò sollevato.
«Dov'è Daphne?» domandò a quel punto Theodore, lanciando uno sguardo veloce al resto dei presenti: mancava solamente la testolina bionda. Non erano mai al completo.
"Solo alle feste." ricordò, abbozzando un sorrisino divertito.
Il fidanzato della ragazza appena citata, comodamente seduto su un cassettone, fece spallucce. Draco si sentì chiamato in causa a rispondere: «Poco fa era al lago Nero con me, ma non mi ha detto dove se ne andava».
Quello che aveva posto la domanda annuì, riportando tutte le sue attenzioni alla sua fidanzata, che ormai pareva essere andata nel mondo dei sogni. Il volto era rilassato, e il respiro andava regolarizzandosi. Theodore sospirò, lievemente confortato dal fatto che quantomeno sarebbe riuscita a recuperare un po' di forze dormendo.
Si alzò dal materasso, allontanandosi cauto, cercando di non disturbarla: interpellò così tutti gli altri con un cenno silenzioso e consigliò di uscire dalla camera, per evitare di svegliarla. Era innamorato perso.
«La situazione non è bella,» constatò Maya, stringendo le labbra in una smorfia. Schioccò le labbra. «dovremmo andare a fare il quarto grado a quel pusher».
«Deo Gratia, una che concorda con me...» esalò Nott, lasciandosi andare in un sospiro lungo e tormentato. Neanche lui aveva una bella cera.
Zabini pareva più scocciato che altro —chissà a cosa stava pensando—; Malfoy non sapeva più che pesci pigliare. Condivisero fra di loro uno spirito deciso e annuirono all'unisono.
«Andremo io e Maya.» sentenziò il biondo, ricevendo in risposta uno sguardo taciturno e di assenso dagli altri.
Rimase ad alleggiare uno strano silenzio per qualche secondo; essendo la studentessa Parkinson il Prefetto ragazza dei Serpeverde, a lei era dovuta una stanza personale ad honorem, collegata al dormitorio da un lungo e solitario corridoio.
"Come cazzo sia lei Prefetto, chissà..." pensò inconsciamente Draco.
Era chiaro che Theodore non si sarebbe mosso da quella stanza se non per questioni di massima urgenza, e altrettanto chiara era la voglia di Zabini di andare a farsi una bollente e poco rigenerante doccia.
«Per qualsiasi cosa, manda il gufo. Noi comunque saremo a cercare Harrison, torneremo presto.» spiegò Maya, lasciando una carezza sulla mano di Nott. Si guardarono negli occhi, seri. La bruna gli regalò un caldo sorriso: «Si rimetterà, stai tranquillo». Lui le rispose di circostanza con una smorfietta angosciata, stringendole il polso. La stava ringraziando.
«Mi lavo e arrivo, non preoccuparti.» aggiunse Blaise, comprendendo che probabilmente non si trattava semplicemente di una delle solite di Pansy; Theo gli sorrise, riconoscente.
L'ultimo rientrò in stanza, e il primo citato si avviò con passo sostenuto verso i dormitori, già in procinto di sfilarsi la cravatta verde scuro. Rimasero gli altri due purosangue da soli, incaricati di una missione molto importante, perciò si avviarono subito verso la sala Comune dei Corvonero. Maya vantava di grande e immotivata stima presso molti ragazzi e ragazze, quindi intrufolarsi non sarebbe stato difficile.
«Secondo te cos'ha ci ha messo dentro?» domandò lei, giusto per fare quattro chiacchiere nel tragitto. «In quella droga, intendo».
«Mi stupisco già del fatto che un idiota del genere sia così bravo da riuscire a fabbricare una droga,» rispose lui, senza troppo interesse. Sembrava però allietato da quella camminata. «Mi stupisce più di tutto che il corpo di Pansy ne risenta, dopo tutto lo schifo di cui si è fatta quest'estate.» terminò, sincero.
L'altra ragazza annuì, stringendosi nelle spalle, ricordando quegli ultimi mesi con uno sguardo triste e occhi spenti. Commentò, retorica: «Non c'è pace per nessuno, vero?».
Draco, preso alla sprovvista da tanto pessimismo da parte sua, si voltò appena per incrociare il suo volto, invano: la bruna infatti era ben attenta a puntare le pupille verde scuro sui muri e quadri che si stavano lasciando dietro in quei momento, nascondendosi dal suo compagno di casata, che non riuscì a tirarla su d'umore: «Pare di no».
Lei incassò il colpo senza una qualche reazione particolare. Draco cambiò dunque discorso: «Hai dormito stanotte?». All'altra s'illuminò il volto per qualche secondo, annuendo.
Maya non era tipo da lasciarsi scoraggiare per via di cose di "così poco conto" come il loro futuro. Stare con lei somigliava vivere per qualche minuto quell'emozione frizzante e tossica che si prova quando si rischia l'intero patrimonio di una vita al gioco d'azzardo. Quantomeno così era come si sentiva Draco con lei: non che avesse mai partecipato ad attività del genere, ma un qualche duello illegale nei bagni della scuola doveva avvicinarcisi.
La bruna prese infatti poco dopo a rallentare, avendo notato uno stretto e appartato corridoio sulla loro destra. Un sorriso sconsiderato aveva aperto il suo volto abbronzato, regalando maggior colore alle guance alte; girò appena il collo nudo verso l'altro studente, invitandolo con un solo battito di ciglia a seguirla.
Draco non se lo fece ripetere due volte.
Erano di colpo uno appiccicato al corpo dell'altro. «Te l'hanno mai detto che hai davvero una bella faccia tosta, mh?» mugolò lui sulle sue labbra, scendendo immediatamente a baciarle la carne sotto l'orecchio. Lei rispose al gesto avvicinandoglisi quanto più i vestiti permettevano, lasciandosi scappare volontariamente un lieve gemito quando avvertì una mano avvolgerle completamente il collo, mentre un'altra era scesa a circondarle il seno sinistro. Amava momenti come questi, e lui gliene regalava molti. Fremette ogni volta che un dito, scavando sotto l'intimo, si spostava da una curva all'altra. Lei rispose col corpo e con la bocca, alzando le mani prima nei capelli di lui, poi sotto la sua camicia, salendo dal basso addome. Draco trattenne un sospiro più basso del normale, percependo con piacere quei palmi caldi che lo conoscevano bene, continuando a romperle la pelle del collo. Lei approvava, contenta, seguendo i suoi movimenti con lente oscillazioni del bacino, che mandarono in confusione la mente già annebbiata del ragazzo. Lei ridacchiò, conscia di essere brava, ammiccando in sua direzione. Continuò un gioco invitante di tocchi leggeri e baci umidi. Spinta contro il muro, con un ginocchio aveva ormai disegnato una linea precisa sul corpo di lui, che partiva con estenuante lentezza da metà gamba e terminava sopra l'inguine.
Draco sospirò con calma, godendosi quel momento. Era molto esplicita, la ragazza. Lui voleva accontentarla: colse l'occasione al volo e afferrò la carne nuda dell'altra Serpeverde, premendo con palmo aperto vicino al suo interno coscia. Maya esalò un sospiro spezzato, prendendo così possesso del collo del biondo.
Nel corso di due secondi la situazione era degenerata.
Draco schiuse la morsa in cui si ritrovava, per facilitarle il lavoro, ma così facendo vide da lontano un qualche studente che si aggirava lì intorno, ed ebbe il dovere civile di fermarsi prima che qualcuno andasse a denunciarli per certi hobby inadeguati. Poi, ovviamente, c'era Pansy che stava male.
Abbassò la gamba della bruna tirandola per il polpaccio, stringendo bene la presa: era sinceramente infastidito dalla sua etica, a volte.
Maya non capì immediatamente cosa stava accadendo, e si lasciò interamente trasportare da quell'impugnatura fino a scivolare completamente a terra, strisciando le labbra sul suo tronco fino alla cintura dell'altro studente. A Malfoy prese il panico: «Hey, Maya, no, no! Alzati subito!» le urlò, seppur calmo, prendendola per le spalle, «Sta arrivando gente».
L'unica Yaxley rimasta ridacchiò con un ghigno sul volto non appena compreso lo scenario, ricomponendosi e aggiustandosi la gonna —accademicamente molto corta.
Draco emise un largo respiro, scannerizzando lentamente ogni centimetro del corpo della ragazza che gli stava difronte: come aveva detto, era molto bella, e scopava molto bene. Sorrise fra sé e sé; il suo nome era una questione di un sospiro, pensò, gli bastava così poco a pronunciarlo, era sempre senza fatica sulle sue labbra. Non voleva privarsi di quel così affascinante passatempo.
«Meglio andare.» tagliò corto lei, senza però sottrarsi a tutta quell'attenzione.
Si mangiavano con gli occhi.
L'altro annuì, riprendendo compostezza.
Si rimisero in cammino, come se nulla fosse successo. Era un comodo accordo che i due avevano siglato ormai da molti anni, a periodi alterni; precisamente si frequentavano assiduamente da quasi metà anno, ma si erano scoperti amanti dal quarto anno ad Hogwarts. In pochi ne erano a conoscenza e in pochissimi dovevano averne la certezza.
Erano ormai a metà strada.
«Tuo padre è nei miei pensieri più di quanto non lo sia tu.» ammise quindi lui, in uno sfogo volontario. Suo padre era Corban Yaxley.
Maya ci ragionò su un po', prendendosi del tempo per analizzare il tono del ragazzo: era ritornato ad essere elegante e scostante.
«Mi dispiace,» commentò allora lei, che però era ancora accaldata dal contrattempo di prima. «se hai camera libera tra qualche ora quest'affermazione potrebbe cambiare».
Lei era perfettamente elegante nel dire ciò, e questo a Draco piaceva molto. Si regalarono uno sguardo divertito, quasi servisse a distendere gli animi. Maya ridacchiò: «E poi davvero vuoi farmi entrare in competizione con mio padre...? Sei tremendo».
Draco schioccò le labbra: «Perdonami, non era mia intenzione.» ammise sincero, recuperando un po' d'affetto umano, guardandola salire le scale. Si muoveva troppo bene.
Stava uscendo di testa.
Per sua sfortuna erano arrivati a destinazione, e in una frazione di secondo erano già dentro il covo tutto blu-e-cervelloni che era quella Sala Comune. La bruna stava parlando con un suo conoscente, amico di quel tale, per sapere dove fosse finito. Ebbe ovviamente qualsiasi risposta a cui lei ponesse domanda.
Malfoy rimase per qualche minuto in disparte, ad osservare con finto interesse i dettagli del camino o gli altri studenti intenti a ripassare e a esercitarsi: c'era chi se ne stava sdraiato sui divanetti, chi seduto al tavolo principale, chi andava e veniva dal dormitorio, chi chiacchierava con parenti tramite fuoco... La tranquillità generale che vide sul volto di tutti fu per lui una pugnalata al cuore. Quello che era certo era che nessuno di loro avrebbe dovuto passare quello che lui e i suoi amici più cari stavano attraversando. A domino, notte dopo notte, tutti avrebbero ricevuto la lettera: l'iniziazione era così.
Il biondo era talmente assorto nei suoi pensieri che non si era neanche accorto che Maya aveva terminato l'interrogatorio. «È in camera sua,» lo informò dunque, dopo aver salutato e ringraziato chi di dovere. «vado io».
«Ovviamente vai tu.» commentò Draco, con occhi peccaminosi e un ghigno sulla faccia.
«Sai che non sembri molto femminista quando fai così?», lo pizzicò lei, sempre allegra. Lui fece spallucce, regalandole un sorriso storto: «Non dire così, che sennò davvero il mio quadro generale è tragico».
Lei ridacchiò, girandosi a cercare Harrison.
Lui rimase a guardarla andandosene con calma e pacatezza. "Dio," pensò "che scopata che avremmo fatto..." sì lamentò, un po' infastidito da tutta quella situazione: si sentiva inevitabilmente stressato e in gabbia, e lasciarsi andare con chi di fiducia era sempre stato per lui un toccasana. Aveva molto per la testa, e non vedeva l'ora di riuscire a spegnerla per un'oretta o due. Chissà quanto avrebbe resistito. Non lui, Maya intendeva.
Si udì improvvisamente un urlo chiaro e femminile, che mise sull'attenti qualsiasi persona nelle vicinanze. Tutti sobbalzarono.
Un ragazzo dell'ultimo anno stava correndo verso l'uscita, e quello che si sentì a malapena fu un terrorizzato: "qualcuno è morto".

Serpenti - Draco MalfoyWhere stories live. Discover now