Capitolo 8 - Ragionamenti

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Draco sghignazzò senza trarre alcun divertimento dai suoi pensieri. Davvero quella tosta dei due era la Granger? Suonava surreale. Eppure era lei che aveva imposto il numero massimo di frequentazioni settimanali —perché naturalmente la Miss era troppo impegnata— e tanti altri limiti.
Fosse stato per il Serpeverde, li avrebbe azzerati dal primo giorno. Neanche aveva mai pensato a tutte quelle regole. Ridacchiò: era lei quella tosta. Infatti pareva fosse proprio lui a cedere ai propri sentimenti. Cos'era, forse disperazione la sua? Era ben conscio che la Grifondoro risultava per lui quell'elemento extra-ordinario e inusuale che gli permetteva di staccare la spina e impegnare la mente in altro, e non risultava intenzionato a lasciarselo sfuggire. Era davvero questo la riccia? Gli piaceva a tal punto il brivido dell'esotico e del proibito? Era sempre stato un tipo calmo e meticoloso, dunque cacciarsi nei guai senza motivo non era mai stato nella lista dei suoi passatempi. Seguendo questa logica la Grifondoro doveva essere un grattacapo per lui, cosa che però non era affatto. Qualcosa non filava. Forse la realtà era ben diversa da quello che pensava? Probabilmente aveva talmente paura di perdere la sua routine e la sua vita da ragazzo che si attaccava a lei con tutte le forze. Pensare di provare una dipendenza affettiva per la riccia lo fece trasalire per un secondo; si riprese subito, constatando che ciò rappresentava comunque il pericolo meno mortificante per lui in quel momento.
La loro relazione era iniziata come una banalissima e semplice scopamicizia a tutti gli effetti. Sarebbe corretto eliminare il sostantivo finale "amicizia" però: si incontravano solo per ingannare il tempo andando a letto assieme. Non c'era il presupposto né la volontà di raccontarsi a vicenda la propria giornata, le proprie idee o i propri problemi —forse la voglia c'era. Non avevano mai condiviso un bicchiere né una sigaretta, tantomeno una passeggiata o un pomeriggio in solitaria. Non c'era nient'altro che non fosse il sesso a unirli. Eppure gli era dispiaciuto mandarla via quella notte. Si era mangiato le mani e non si era voltato quando lei era uscita dalla stanza, lasciandolo solo coi suoi pensieri; eppure era stato lui a chiederglielo. Si domandò cosa avrebbe voluto fosse successo invece. Avrebbe preferito fosse rimasta? La risposta era comunque no. Avrebbe preferito chiudere con lei? Non era un quesito neanche da porsi... Draco si tormentò sul serio quel pomeriggio. Temeva di star mentendo a se stesso più di tutto, di non essere in grado di distinguere i suoi sentimenti. La ragazza non era di certo per lui una boccata d'aria: era una tipa difficile, non esattamente brava a scopare ed era sicuramente complicato conciliare tutti i loro impegni senza destare troppi sospetti. Incontrarsi era pericoloso. Chiedersi poi per chi lo fosse era una domanda troppo personale. Sapeva che nessuno avrebbe mai spifferato quella sua conoscenza ai suoi genitori o a chi di dovere, ma andare sul cauto era una sua specialità.
La Granger, la Grifondoro, la Miss, lei, lei e lei. Sempre lei. Sospirò, guardando il soffitto.
Non c'era molto da fare in quel castello —o quantomeno nulla che lui avesse voglia di fare—, e quindi perfino il colore bianco della camera gli risultava interessante. Si concesse di ammettere a se stesso che la ragazza era però per lui un bel diversivo. Pensare a lei implicava non pensare alla sua vita, ai suoi doveri o ai suoi obbligo: c'era da organizzare il prossimo incontro, cercando di essere sempre furbo e di non farsi scoprire; c'era da pensare a come mantenere quel rapporto e a come farlo progredire; c'era da osservarla da lontano versarsi un calice d'acqua o prendere appunti in aula e immaginarsela con la schiena inarcata sotto le sue mani nel suo letto.
Ovviamente era per questo motivo di svago. Non che lui la considerasse tale, tutt'altro. Maya lo era. Malfoy si morse il labbro in uno spasmo autolesionistico per aver fabbricato un pensiero del genere. Adorava Maya, non intendeva ciò in senso offensivo, ma era un'altra cosa. Quando la mente del biondo si dipingeva dei suoi colori e delle sue forme riusciva ad essere completamente sincero a se stesso; quando subentrava la Granger i pensieri si trasformavano in un cumulo di insicurezze e indecisioni. La Yaxley era a sua disposizione quando voleva —anche se non esattamente— e soprattutto per sempre. Poteva addirittura sposarla. Corrugò la fronte, fantasticando sull'ipotesi. Chissà se sarebbe mai successo. Chissà cosa era stato deciso. Poteva di certo aprirsi con lei, discutere del più o del meno, scendere al lago per una passeggiata o una nuotata, discutere di problematiche serie e condividere una nuvola di fumo o un goccio. Quando scopava con lei riusciva a lasciarsi alle spalle per una mezz'oretta buona quei suoi pensieri. Grazie a Dio condividevano anche quello, perché stare con Maya implicava pensare necessariamente alla sua vita, ai suoi obbligo e ai suoi doveri. Non era una casualità: era una ragazza schietta, con pochi e realistici interessi, di bocca veloce e di poche parole, brava a scherzare, di una buona e malfamata famiglia purosangue che imponeva determinati ritmi e obblighi ai figli. Erano molto simili. La adorava. Con lei poteva dire certamente di intrattenere una sanissima scopamicizia. Non voleva certo porvi fine: era una convenzione comodissima e provava affetto per lei. Perderla però in quel senso non sarebbe stato per lui né uno svantaggio né un vantaggio, appunto per la definizione di quel rapporto. Erano bravi a rimanere dentro l'accordo. Sapevano parlarsi. Ma con la Granger? Con lei non poteva permettersi ciò. Probabilmente neanche lo desiderava. Non riusciva neanche a fare un paragone, perché sapeva già il risultato. Perderla sarebbe stato uno svantaggio, e non per il sesso. Rise un po' di se stesso, con l'amaro in bocca: annaspava ogni volta che la vedeva, fremeva dalla voglia di prenderle la mano e trascinarla via con sé, usciva di testa quando non poteva baciarla una volta in più, si imbarazzava se si rendeva conto di aver detto qualcosa di più personale del solito... Si sentiva un pivello di 11 anni con la cottarella per quella popolare di 17. Sbuffò. Temeva potesse trattarsi però di un'illusione data dalla sua attuale condizione di vita: si stava lasciando troppo andare verso di lei perché troppo spaventato del suo futuro o perché provava qualcosa di più? Non erano domande semplici e di risposte lui ne aveva mille, ma tutte ingarbugliate. Poteva anche concentrarsi su quella stramba relazione, ora che aveva ricevuto la lettera con le doverose istruzioni. Gli era andata persino bene rispetto a Theodore: lui avrebbe dovuto svolgere degli ordini davvero terrificanti.
Draco espirò piano, ragionando sul da farsi. Era quasi contento di non avere scelta: preferiva una comodità tanto meschina e senza etica al dover spremere le meningi e decidere da sé. Questa consapevolezza gli prese il petto in una morsa. A questo punto si disgustava: come avrebbe mai potuto sentirsi alla pari della Granger? Forse voleva una vita come la sua? Quest'ipotesi non gli provocò alcuna reazione, poiché poteva a tutti gli effetti considerarsi veritiera. Chi non la voleva, la sua vita? Piena di amici sinceri, bella, sveglia, con mille interessi, un po' ingenua e costantemente con il cuore e l'orgoglio in lotta. Leggeva così tanti libri ma era per lui assurdo il fatto che ne sapesse così poco di come girasse il mondo. O per lo meno questo era come si era sempre palesata negli anni precedenti. Era ovviamente cambiata anche lei —per fortuna. Si era calmata un po', non ingaggiava guerra ogni minuto e l'ego si era ridimensionato, ma rimaneva pur sempre di un temperamento forte e a tratti infantile. Draco non le si avvicinava affatto circa carattere, e così tutta la sua combriccola Serpeverde.
Sospirò piano: non voleva pensare a loro in quegli istanti, voleva ancora per un attimo rimuginare sulle cosce tremanti della Grifondoro o sulla sua risata dolce e goffa. Voleva rilassarsi ma non poteva averla, perciò la memoria era tutto ciò che gli rimaneva e che poteva dargli una minima soddisfazione. Non l'aveva salutata per davvero. Aveva promesso ai suoi amici e a se stesso che l'avrebbe eliminata dalla sua vita e dalla sua cerchia di frequentazione, ma così non era successo. Aveva sicuramente ancora tempo per farlo, ma ci sarebbe riuscito? Draco dubitava di sé e delle sue capacità in merito. Le aveva chiesto se potevano vedersi anche il mattino dopo... Cazzo, che mezzasega. Che bambino.
Si prese la testa fra le mani, massaggiandosi le tempie che all'improvviso avevano preso a pulsargli freneticamente. Si sentiva uno schifo. L'egoismo era sempre stato parte della sua indole, ma fino a questo punto? Lui era già in un qualche indefinito girone dell'inferno e così pure la sua combriccola, ma la riccia? Doveva davvero prendere parte a quelle disposizioni? La situazione si stava facendo pericolosa, e il biondo aveva teoricamente già deciso che avrebbe posto un termine alla Grifondoro non appena aveva saputo delle assidue ricerche da parte di Potter nei confronti di determinati Serpeverde —ossia da fine estate.
Sapere poi come lo Sfregiato non sospettasse di nulla era assurdo: si riconfermava un idiota. Molto probabilmente la Granger conosceva a menadito gli orari di tutti, e sgattaiolare fuori le risultava facile.
Le veniva facile anche mentire ai suoi migliori amici? La domanda ammazzò il respiro del ragazzo, perché dopotutto poteva perfettamente dedurne la risposta.
Fissò il vuoto per quello che gli parvero pochi secondi, ma uno sguardo distratto all'orologio costosissimo lo riportò alla realtà dei fatti. La consapevolezza di potersi trovare nei guai per un suo sbaglio personale lo prese contro petto... Strabuzzò gli occhi: quasi non ci credeva. Cos'era, sotto shock? Si diede dello stupido: era ovvio che quei due condividessero persino la carta igienica per pulirsi il culo. Doveva chiudere immediatamente con lei, o quantomeno inventare bugie più credibili. Doveva limitare i danni. Forse stava andando in fibrillazione. Gli girava la testa. Cos'era, l'ipotesi che la Granger potesse tradirlo a farlo stare così male tutto d'un colpo? Picchiò piano il pugno chiuso sulla scrivania. Così non andava bene: si stava ancora una volta lasciando prendere dal panico senza motivo, nuovamente a perdere tempo con mille congetture inutili e speranza vane e per l'ennesima volta a tergiversare.
Pensare a quella riccia non gli faceva affatto bene. Prima che la sua mente potesse anche solo giungere a una decisione concreta e formulata sul da farsi con la Granger, prima che i suoi sentimenti potessero palesarsi a lui sotto forma di pensieri, decise di bussare alla porta di Maya.

Serpenti - Draco MalfoyWhere stories live. Discover now