capitolo 06 - bathroom

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Faccio scorrere l'acqua fredda sulla ferita ancora aperta, che sgorga sangue senza soluzione di continuità. Mi concentro sul rosso denso e corposo che si mischia con la trasparenza gelida. Lo vedo tuffarsi nello scarico. Mi lascia addosso una sensazione di stordimento misto a pace.

Il taglio mi sembra abbastanza profondo, ma non credo necessiti di punti di sutura.

La cosa strana è che continuo a non sentire alcun dolore.

L'unica cosa che so per certo è che devo fare in modo che né Fincher né Creed se ne accorgano. Se scoprissero che Slasher mi ha ferita lo spedirebbero in carcere.

Rifletto che, forse, è lì che dovrebbe stare.

Perché ferirmi? Più ci rifletto più non trovo una risposta. Mi sembrava molto preso nell'interazione con me, eppure questo non lo ha fermato dal provocarmi un taglio di questo genere.

«È permesso?» sento qualcuno che bussa alla porta del bagno con insistenza, ma lo ignoro.

Devo fermare questa piccola emorragia, prima di poter mettere piede fuori da qui.
Lancio un'occhiata al mio camice bianco e lo trovo macchiato di alcune microscopiche macchioline di sangue.

Spero che nessuno se ne accorga.

Dovrei disinfettare la ferita, ma in questo bagno di servizio non ho niente. Per un attimo mi sento avvampare e ho la spiacevole sensazione delle lacrime che affiorano all'angolo dei miei occhi.

Cazzo. Non posso piangere. Ma soprattutto, perché ho voglia di piangere?

Non é né il dolore né tantomeno la paura... quanto la spiacevole sensazione che potrei perdere Slasher. A causa mia e del mio stupido sangue dal dito...

Ma che cazzo sto dicendo? Sto davvero giustificando il pazzo che mi voleva mangiare una falange?

Mi osservo nello specchio e quasi non mi riconosco: la treccia ordinata che mi ero fatta questa mattina si è gonfiata e dei capelli fuoriescono da quasi tutte le intersezioni, ho il trucco nero colato sulle occhiaie e gli occhiali sono sporchi e un po' appannati. I miei occhi verdi sono iniettati di sangue, i capillari esplosi.

Per un attimo ripenso a Slasher con la bocca sporca del mio sangue e mi costringo a concentrarmi. Poi cedo.

Abbasso il copriwater e mi ci siedo sopra.  Appoggio il piede sinistro sullo stipite della porta corrispondente, e faccio lo stesso con il destro. Scanso leggermente le mutandine, quel tanto che basta per infilare l'indice dentro la mia fica.

È già bagnata e il pensiero che dentro di me stia entrando in piccola parte anche la saliva di Slasher, mischiata al mio sangue, mi crea una sequenza di spasmi involontari che fanno stringere la muscolatura interna attorno al dito.

Inizio a muovermi, in modo lento, come se fosse una tortura.
Nella mia mente, sono convinta che lui mi toccherebbe esattamente così.

Sento la persona fuori dalla porta che bussa più forte e inizia a urlare qualcosa per farmi uscire, ma ormai le parole sono ovattate. Con la mano libera mi tappo la bocca, e con l'altra continuo a torturarmi. Il taglio brucia da morire, ma contribuisce al piacere che sto provando adesso.

Inserisco altre due dita e dopo qualche spinta più decisa vengo. Non ho urlato, anche se mi sento esplodere dal piacere.

Questa è stata la prima volta in cui ho pensato — in modo più o meno cosciente —, che vorrei che Slasher fosse libero.

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